Cronaca 18 Settembre 2017

Sinistra Italiana: “Livorno non si piegherà mai”

L’intervento della coordinatrice Simona Ghinassi

“La scorsa settimana il fango ha sporcato tutto, i corpi, le case, le strade, le aziende, ma non ha macchiato la speranza e a dignità di questa città. Nove vite umane sono state spezzate dall’acqua che è fonte di vita ma una settimana fa è stata fonte di morte.

Non dimenticheremo mai i volti e le storie di queste persone e quasi in maniera paradossale come se fosse un ossimoro è stato bello vedere la solidarietà delle persone, spontanea, gratuita arrivata fin dalle prime ore della mattina di domenica 10 settembre nei quartieri di Livorno.

Noi di Sinistra Italiana Livorno non abbiamo obbedito all’ordine di recarci al punto operativo allestito dalla Protezione Civile al Palazzetto dello sport solo se esperti ed organizzati soccorritori, abbiamo agito con la testa, la pancia, ma soprattutto il cuore.

La nostra emergenza era quella di essere lì, in fretta.
Molti di noi non avevano stivali e nemmeno guanti. Arrivati a Salviano dopo una richiesta di aiuto abbiamo iniziato a lavorare a mani nude, nel fango fino a metà coscia.

Lo scenario era surreale: l’acqua era scesa ma restava visibile sui muri una linea, al di sotto di essa c’era un abisso pieno di vite, ricordi galleggianti e trascinati qui da chissà dove.
La furia dell’acqua rimescola le vite degli uni a quelle degli altri ed è il caos.
Ma c’era chi sorrideva nel fango, una folla di giovani senza paura accorsi subito, in quel cortile c’era anche la curva nord del Livorno calcio. Giovani e giovanissimi, imbrattati di fango dalla testa ai piedi, che a Livorno abbiamo chiamato “bimbi della mota“.
Nessuno organizzava i soccorsi ma non ci siamo persi nella disperazione che avevamo davanti e il Casa del Popolo di Salviano – Circolo Arci Carli ha dato il supporto che serviva a tutti noi per non arrenderci.

La vera natura del mutuo soccorso l’abbiamo misurata qui, perchè Rossella, Loredano e tanti altri compagni della Casa del Popolo di Salviano si sono presi cura di tutti ed è stata questa la vera e unica ‘protezione civile’ che abbiamo ricevuto.
Noi compagni di Sinistra Italiana di Livorno eravamo lì ed è stato bello aiutare a far funzionare quella macchina splendida che si chiama solidarietà, ma che ha anche bisogno di ordine, logica e rigore perché non puoi permetterti di sprecare energie preziose quando sei immerso nel fango, sta piovendo e sai che devi fare in fretta: può arrivare un’altra piena a ‘finire il lavoro’ abbattendo l’ultimo muro che separa questa gente dal baratro. Abbiamo trovato il tempo per ascoltare le storie di tutti, asciugato le lacrime di chi non aveva più niente oltre ai vestiti che indossava, cercato di ridare una forma a tutto ciò che non la possedeva più, mai da soli, ma insieme a tanti senza nome.
Il fango azzera colori, odori e percezioni fino a farti scomparire in una massa indistinta e informe: alla fine non sai più chi sei e serve essere in tanti per aiutare gli altri a riconoscersi. Sopra quella linea terribile di demarcazione spuntava la catasta di macchine sbattute e ammucchiate dal’acqua, una torre di Babele irrecuperabile. Una ad una le auto sono state spinte a mano lungo la salita, serviva la forza che solo insieme si può trovare.
Abbiamo lavorato accanto ai lavoratori ora in cassaintegrazione della ex-Lucchini di Piombino: gente pratica che non si spaventa, e che ha voglia di restituire molto anche se ha ricevuto pochissimo, anzi, nulla per il suo futuro. Abbiamo visto l’estro dei Portuali di ALP che hanno salvato l’insalvabile dal fango che ha ricoperto oggetti che avevano un valore affettivo e di memoria per le famiglie.

E come loro altri lavoratori e persone che non si perdono in chiacchiere e nella virtualità dei social ma abituati alla fatica hanno fatto l’impossibile per cacciare il fango che aveva travolto poche ore prima case, strade e giardini.
A Salviano non c’era nessun soccorso istituzionale organizzato ad aiutare la nostra forza di volontà ed è stata enorme l’amarezza di accorgersi che quel quartiere era come un enorme buco nero, dimenticato e nascosto dentro i troppi segreti e le troppe inchieste racchiuse fra le sponde del Rio Maggiore.
Ogni torrente a Livorno porta sul suo letto un bagaglio di dubbi e gravissimi errori.

Molti altri luoghi sono stati dimenticati insieme a Salviano: per esempio in Collinaia l’azienda agricola di Federico, un giovane imprenditore al quale sono rimaste solo le sue zucche recuperate nei fossi da vendere per beneficenza sono fra questi, nonostante i gazebi organizzati nel centro del quartiere dalla Protezione Civile, nessuno tranne la Casa del Popolo di Salviano è andato da lui a portare acqua e cibo ai “bimbi della mota”, operai e cittadini che armati di poche pale ma di tanta buona volontà ripulivano il quartiere.
Come mosche sul miele sono arrivati con le camicie immacolate alcuni rappresentanti di forze politiche’ per le riprese video delle tv approfittando del fondale giusto, mentre altri come noi si sono messi i guanti e gli stivali.
Dimenticate anche le tante case sparse sulle prime colline della città dove, a oggi, dopo quasi una settimana attendono ancora interventi in emergenza per poter rientrare ognuno in casa propria senza rischiare la vita.

E’ in corso un’altra allerta meteo che si protrarrà per tutto il week end e siamo tutti col fiato sospeso pensando all’incubo dei fiumi in piena e a ciò che è accaduto nella raffineria ma forse non sapremo mai.
I morti non puoi nasconderli come polvere sotto il tappeto, sono otto e dentro c’è tutta la tragicità dello scempio fatto a questa città: una mappatura dolorosa degli sbagli, delle compravendite e degli affari sporchi di chi ha gestito l’espansione della città, così come gli interventi realizzati a metà di regimentazione idraulica e di messa in sicurezza di un territorio sfregiato e mutilato che grida vendetta e fa sentire tutta la sua rabbia mentre affoga nel fango.

Guardando le immagini di Sarno, ci sembrava un altro mondo, lontano da noi.
Ecco, quel mondo è qui adesso nella civilissima Toscana, dove il desiderio di calendariare in modo sincopato prima dell’ennesima campagna elettorale, le grandi opere e piegare la volontà di cittadini che hanno capito, ha preso il sopravvento sulla cura e la tutela minuziosa di un territorio prezioso ma delicato che va difeso, costi quel che costi.
Non è mai la natura a punirci, è la pochezza degli uomini che credono di poter dominare l’ambiente esercitando un potere relativo che non guarda in faccia a nessuno.

Consumare, costruire e guadagnare, cementificare senza chiedersi cosa accadrà a quel fiume a quella strada è subdolamente una scusa per giustificare un’idea di progresso che non può essere di sinistra.
Distruggere un territorio non è mai un’azione collettiva, non esiste ragion di Stato che giustifichi tale scelta nel piccolo non esistono cooperative edilizie amiche oppure immobiliaristi e imprese edili a cui far continuare lo scempio avvenuto in questi trentanni nella città solo perchè con gli oneri di urbanizzazione si è gestito meglio i bilanci del Comune. Sarà un caso ma dove la città si è espansa oltre il dovuto i corsi d’acqua sono stati tombati e imbrigliati e la natura si è ribellata alla cappa di cemento gettata senza raziocinio.
Al netto delle polemiche in corso con l’inevitabile rimpallo delle responsabilità fra le istituzioni, oltre agli interessi, la superficialità e nessun calcolo sulle ricadute, hanno causato tutto questo. Non basteranno le inchieste della Procura a rimediare ad un danno che si trascina da cinquant’anni, ma almeno i cittadini sapranno nome e cognome di chi ha abusato delle loro vite e soprattutto vigileranno di più su ciò che gli appartiene.

Serve un inevitabile cambio di passo per il futuro di questo Paese, una dura presa di posizione che costringa amministratori a stringere un patto fiduciario con i cittadini per garantire sicurezza e benessere oltre che una gestione intelligente del territorio nel quale vivono.
Smettiamola con la commistione fra interessi pubblici e privati perché la pianificazione territoriale e qualcosa di serio, lascia segni indelebili e il consumo scellerato di suolo per fini personali non può mettere in predicato la vita degli altri.
Viviamo in uno dei paesi più belli del mondo eppure si continua a morire per un alluvione.
Non occorre essere rabdomanti per capire, basta solo ascoltare e leggere le pieghe di un territorio che cambia, sempre in peggio purtroppo al di là della nostra volontà.

Ci siamo spinti oltre, ma non è troppo tardi per cambiare, lo dimostra la solidarietà a Livorno che è giunta anche da fuori regione.
I compagni di Sinistra Italiana non vogliono lasciarci soli, sono infatti tante le richieste di informazioni per donare risorse e aiutare Livorno a ripartire.

Serve una spinta forte del nostro Partito, serve un segno che lasci memoria di ciò che stiamo costruendo, che ci identifichi come coloro che non accettano di vedere morire altre persone per cambiare rotta. Facciamo un buon uso della solidarietà, lanciando una grande campagna di sensibilizzazione da condividere e che rimetta in cima alla nostra agenda la tutela del territorio nel quale viviamo.
A Livorno, noi compagni di Sinistra Italiana stiamo organizzando e strutturando interventi da poter realizzare, senza sovrapporci alle competenze delle istituzioni perché c’è un mondo di associazioni che opera per il bene collettivo e oggi ciò che serve è coesione sociale, amore per i beni che ci appartengono come cittadini e ci saranno indispensabili per vivere nel futuro.
Tutti noi dobbiamo capire che non può esistere condivisione fra gli uomini dove non c’è rispetto per il luogo nel quale vivono.

Venerdì sera a Vercelli il Livorno giocava una partita di calcio contro l’Alessandria. C’erano i tifosi della curva nord, molti dei ‘bimbi motosi’ che hanno lottato col fango senza arrendersi e liberare anche quel cortile dalla furia dell’acqua e da ciò che aveva potato con se.
C’era uno striscione a raccontare chi erano, la scritta impressa diceva questo: ‘Come l’acciaio resiste la città’.
Avevano ragione, la città resisterà davvero, ma solo se sapremo proteggerla”.

Simona Ghinassi – Coordinatrice Sinistra Italiana – Federazione di Livorno