Cronaca 5 Febbraio 2021

Lotteria scontrini, Confcommercio: “Più del 50% dei registratori di cassa non è aggiornato”

pos bancomatLivorno 5 febbraio 2021

Solo la metà dei negozi della provincia di Livorno erano pronti al via per la lotteria degli scontrini

Solo il 30% dei pubblici esercizi aveva già adeguato il proprio registratore di cassa.

Succede un po’ per i ritardi nelle forniture e installazioni, un po’ per le chiusure forzate, molto perché gli imprenditori sono impegnati a resistere in una situazione drammatica per l’economia.

Federico Pieragnoli, direttore provinciale Confcommercio, ricorda che:

 

“Confcommercio aveva chiesto al governo di posticipare l’avvio della lotteria almeno fino a giugno; quando anche le imprese più piccole e meno strutturate fossero state pronte.

Ma niente, i piccoli anche stavolta sono stati discriminati“.

 

Per la presidente provinciale Francesca Marcucci “Questa riffa di stato avrà un certo richiamo tra i consumatori perché il periodo economico è gramo per molte famiglie.

La fiducia di un miglioramento reddituale nella nostra zona, già bassissimo, in era Coronavirus è stato ridotto ai minimi termini. Imprese chiuse a singhiozzo, occupazione instabile: è comprensibile che in tanti sognino di vincere alla lotteria degli scontrini come al gratta&vinci.

Ma non illudiamoci: né il cashback né la lotteria porteranno miglioramenti palpabili, né nelle vendite delle imprese locali, né nell’uso della moneta elettronica. Il passaggio all’uso massiccio di carte di credito e debito arriverà solo grazie all’azzeramento delle commissioni bancarie, non certo per un gioco.

Non ci sono motivazioni ideologiche contro l’adeguamento dei registratori – aggiunge – si tratta solo di tempi più lunghi”.

FIPE Cconfcommercio Livorno: “in provincia pronto un locale su tre”.

La responsabile provinciale dei Pubblici Esercizi FIPE Confcommercio Federica Garaffa Cristiani fa presente che anche per bar, pasticcerie, paninoteche la lotteria sta rappresentando un problema.

“Nel 2020 siamo stati costretti a chiudere per 160 giorni, continuando a pagare affitti, bollette, tredicesime.

I 300 euro per l’aggiornamento del software del registratore di cassa, in effetti, non erano la prima voce della lista pagamenti”.

“E’ chiaro che il piccolo caffè di paese dove spesso lavora esclusivamente il titolare che passa giorno e sera dietro al bancone, avrà certo maggiori difficoltà rispetto a realtà più strutturate.

Ebbene non è certo il momento di demoralizzare questi micro imprenditori che offrono un servizio in zone altrimenti isolate e chiuse d’inverno.

Clienti che escono da un bar perché l’euro del caffè non si può pagare con il bancomat: è una scena che si ripete ma che non vorremmo più vedere”.

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