Cronaca 23 Giugno 2017

Intervista pubblica ad un gruppo di giovani non ancora inseriti nel mondo del lavoro

 

Ruggero Morelli – Intervista pubblica nella saletta dei soci della Coop La Rosa.

Ruggero Morelli: Dopo alcune interviste pubbliche sui temi attuali dei trasporti, del porto, delle banche, della innovazione e della cultura delle fondazioni, ho invitato un gruppo di giovani che non sono ancora inseriti nel mondo del lavoro.

Hanno aderito con piacere e ben si nota subito che hanno idee e prospettive che meritano una sia pur modesta tribuna.
Si incontrano, discutono , creano eventi e cercano di coinvolgere altri. Sono alcuni laureandi e laureati in materie diverse – storia, giurisprudenza, economia – che hanno come scopo di scambiare opinioni , conoscere esperienze per migliorare la cultura reciproca e quella della nostra città.

Lo fanno già da qualche anno per reagire alla situazione ben descritta dallo scrittore che citano spesso Simone Lenzi nel libro ”sul Lungomai di Livorno”, ed. Laterza, 2013. Sono parte viva della generazione Erasmo.

Gabriele, Alessandro, Giulio, Carla, Marco, Ilaria parlano e raccontano come vedono il loro futuro, il lavoro e la qualità della vita, qui dove sono nati oppure altrove.
Con frasi talvolta un po’ complesse, cercano di motivare il perché sono davvero poche le possibilità di trovare qui un lavoro qualificato : la prima ragione la trovano nella presenza di aziende che hanno conosciuto una lunga stagione di aiuti pubblici tali da ridurre sia lo sviluppo della imprenditorialità, che la ricerca di commesse e mercati nuovi.

Il tutto legato ad un sistema favorito dai partiti politici che hanno creato un sistema di clientele elettorali.

Quindi seppure lavoro c’è stato per un buon tratto di tempo, si è inaridita la necessità di guardare al futuro con ricerche e invenzioni tipiche dell’industriale coraggioso.

Da qui la mentalità del livornese ‘medio’ che preferisce la passeggiata tranquilla sul lungomare alla fatica di un lavoro impegnativo che crei altro lavoro. Un lavoro che richieda spostarsi e misurarsi con altri.

Insomma il loro giudizio sulla classe politico-economica è negativo, e si confrontano in una costante tempesta di cervelli-idee, per indicare azioni che ci facciano uscire da questa situazione. Un impegno difficile ma stimolante.

Li incalzio citando alcuni esempi positivi sia del passato che del presente, che pure ci sono nella nostra area di Livorno e della costa toscana.
Si avverte che fanno una distinzione ad esempio tra Livorno e Pisa; e questo per la presenza della università e dei centri come la Normale o la scuola Sant’Anna che creano occasioni diverse.

E con rammarico, perché sono convinti che Livorno abbia potenzialità sia per la presenza del porto che per la vivacità di attività culturali, così come nel turismo – senza ovviamente pensare alla ‘gara’ con le offerte delle città di Pisa, Lucca o Firenze – elaborando occasioni di arte contemporanea, e valorizzando le bellissime aree lungo costa, ed anche guardando alle produzioni alimentari.

Sono quindi propensi e fiduciosi di poter superare la fase della dipendenza da ‘Roma’ per le risorse e quindi alla prospettiva di rendersi autonomi nella produzione di attività nei diversi settori. Non più quindi dipendenti dal legame improprio tra partiti e aziende nella acquisizione di appalti.

Parlano di un futuro con soggetti terzi slegati dalle antiche forme della politica; questa infatti dovrebbe svolgere il suo ruolo puro e semplice di creare le condizioni di nuovo lavoro senza guardare ai soggetti imprenditori.

Hanno una loro associazione-blog con un agile statuto che guida le loro riunioni, gli eventi che propongono – ne hanno organizzati alcuni con successo – partecipano ai bandi regionali, e scrivono articoli, sfruttando lo strumento oggi più attuale : la rete. Attribuiscono un valore certo alla opportunità di conoscersi e di approfondire la conoscenza nello sforzo di analisi.

Di certo ammettono che non è facile allargare la cerchia del confronto con altri della loro età singoli od associati; trovano ostacoli nella natura di piccole monadi che si trincerano nel loro bocciolo; un po’ come avviene tra le città della nostra area: campanili che amano guardarsi all’interno.

La nostra conversazione-intervista procede con l’analisi della quantità di giovani che non studiano e non cercano lavoro, e che purtroppo sono molti; mentre quelli con più possibilità o più bravi non si uniscono tra loro per creare nuove start up ma puntano singoli a trovare una collazione fuori in centri già avviati.

In sostanza valutano che non siamo capaci di fare massa critica a casa nostra. Massa critica che potrebbe dare il via ad interessi ed anche invenzioni per creare lavoro nei vari settori, nessuno escluso.

Ci lasciamo, dopo oltre due ore di domande e risposte invero vivaci, con l’impegno di aiutarli a diffondere le loro iniziative ed apprezzando davvero il modo laico che hanno di stare insieme, dialogare ed anche di ascoltare.

r.m.