La lettera: “Ancora cartelli con obbligo di green pass. Dimenticanza o discriminazione?”
La lettera.
Ci scrive un lettore:
“Dimenticanza o discriminazione volontaria?
Molti esercenti continuano a tenere affissi all’ingresso delle loro attività cartelli che indicano l’obbligo di esibire il greenpass per entrare all’interno.
Fermo restando che anche prima non era assolutamente obbligatorio esporre tali cartelli, non capisco perché continuare con queste indicazioni che sottolineano ancora una differenza tra le persone e una ulteriore e reiterata discriminazione.
Il 2 febbraio 2022, su Confcommercio.it, ma la cosa credo che per i commercianti fosse già nota, si sottolineavano una serie di indicazioni che riporto:
“L’impiego di cartelli con cui veicolare le informazioni necessarie a garantire il rispetto della normativa vigente, può risultare spesso vantaggioso per gli operatori ma, nella maggior parte dei casi, non è obbligatorio.
Si estende, invece, ai locali pubblici e aperti al pubblico, nonché a tutti gli esercizi commerciali, l’obbligo di esporre, all’ingresso del locale, un cartello che riporti il numero massimo di persone ammesse contemporaneamente nel locale medesimo, sulla base dei protocolli e delle linee guida vigenti.
Le attività commerciali al dettaglio devono assicurare, oltre alla distanza interpersonale di almeno un metro, che si evitino assembramenti di persone, prevedendo regole di accesso. Si fa naturalmente “eccezione per le persone che, in base alle disposizioni vigenti, non sono soggette al distanziamento interpersonale”.
Poiché la responsabilità ricade sull’esercente, può essere utile esporre dei cartelli che invitino la clientela ad attenersi alle prescrizioni.
Si tratta di strumenti facoltativi la cui adozione, tuttavia, può servire a tutelare l’esercente dal rischio di eventuali contestazioni, dal momento che costituisce una testimonianza tangibile della sua volontà di far rispettare le regole.” (https://www.confcommercio.it/-/affissione-cartelli-negozi)
Quindi perché continuare con questo atteggiamento?
Lo stesso donato Greco, membro del CTS ormai sciolto ha dichiarato:
“Certamente la difficoltà spesso è stata quella di dover applicare misure la cui dimostrazione scientifica di efficacia era debole, mentre invece i costi sociali ed economici erano certi. Un esempio? Qualunque chiusura, a partire dalle scuole e fino alle limitazioni al commercio: sono misure di mitigazione che hanno un effetto sul contenimento dell’epidemia ma che certamente non riescono a contrastare la diffusione del virus. Come poi si è visto, di fatto anche l’isolamento più crudo del marzo 2020 non ha sortito alcun effetto di contenimento dell’epidemia”.