Cronaca 8 Luglio 2022

Economia livornese tra pandemia e guerra, i rischi per il futuro

Economia livornese tra pandemia e guerra, i rischi per il futuroLivorno 8 luglio 2022 – Economia livornese tra pandemia e guerra, i rischi per il futuro

L’economia locale fra pandemia e guerra

La presentazione del rapporto è di norma l’occasione per illustrare quanto verificatosi nell’anno trascorso ed al contempo delineare il trend per il futuro prossimo.

In realtà l’analisi di quanto accaduto nel 2021, con le conseguenti aspettative in larga e copiosa parte benevole, risulta nella logica delle cose abbondantemente superato e in buona sostanza archiviato nei database statistici.

Se l’analisi del trascorso ci invita a fare nostro il richiamo manzoniano a procedere, pur con la dovuta cautela (che è poi quello che tutti pensavamo ad inizio 2022), quanto accaduto successivamente costituisce una tremenda doccia fredda su tutte le speranzose prospettive.

Solo a pochi mesi di distanza questo alone di radiosi orizzonti si è amaramente dissolto e quanto da noi riportato con dovizia di dati, tabelle, indicatori e considerazioni analitiche appartiene, giocoforza e nostro malgrado, al trapassato remoto.

Un trapassato remoto che manteniamo vivo non solo per memoria storica ma perché è bene comprendere le dinamiche che sono intercorse nell’anno passato e trarne, in una situazione del tutto particolare quale quella che stiamo vivendo, gli insegnamenti per poter ripartire con l’auspicio e la consapevolezza che la fatica del cammino non può trasformarsi in obiezione.

Purtroppo il cigno nero non sembra più essere un evento eccezionale: Il fenomeno pandemico è tuttora presente: continua a manifestare ricorrenti, anche se ad oggi gestibili, colpi di coda.

La guerra in Ucraina ed il perverso meccanismo avviatosi e avvitatosi su se stesso, con non ultima la criticità in materia di costo e di approvvigionamento dei prodotti energetici.

La conseguente crisi alimentare dovuta al blocco della commercializzazione del grano ucraino ed il rischio di ondate migratorie di massa.

Il paventarsi di una possibile stagflazione, alimentata soprattutto da un’inflazione di cui già a fine 2021 cominciavamo ad averne sentore ma che adesso ha raggiunto numeri mai visti negli ultimi trent’anni.

L’emergenza ambientale globale e l’imperversare di una diffusa siccità che mette a dura prova i raccolti della nostra agricoltura.

Le notevoli criticità rappresentate dal “blocco dei crediti” derivanti dai provvedimenti di impulso alla ripartenza attivati nel periodo pandemico, che hanno stimolato una ripresa di numerosi settori ed in particolare di quello edilizio, che adesso stanno mettendo in crisi una cospicua quota del sistema imprenditoriale.

La ripresa dello sviluppo è la prima strutturale richiesta, forse ambizione, che la società esprime in termini di progetto unitario.

Basti guardare l’enfasi posta nell’ultima parte del 2021 sul superamento delle più favorevoli ipotesi di crescita del PIL, la sopravalutazione del ciclo breve di rimbalzo dei consumi interni, la fiducia posta nella capacità dei soggetti e dei fondi pubblici di annientare gli effetti della crisi.

Tutti segnali che indicano un’aspirazione collettiva e condivisa di risalita, se non di ricostruzione.

Segnali però che, come detto, qui ed ora avvertiamo più come sogni…. ma come qualcuno ha detto: A chi crede nei sogni, basta un gradino per raggiungere le stelle.

Popolazione residente

Continua ad imperversare l’inverno demografico e sarà sempre più rigido negli anni a venire.

La popolazione residente nelle province di Grosseto e Livorno è fra le più anziane in Toscana, regione che è fra le più vecchie in Italia, uno dei Paesi con l’età media più avanzata al mondo.

In tale contesto, localmente, il saldo naturale della popolazione non può essere che negativo, con tendenza a peggiorare ulteriormente mentre il saldo migratorio, ormai da anni, non riesce più a compensarlo.

Anche in demografia assistiamo ad una transizione e nella miscela “esplosiva” di bassa natalità, bassa densità, bassa immigrazione inizia a palesarsi, soprattutto per Grosseto, il «deserto demografico».

Demografia d’impresa

Negli ultimi anni l’evoluzione del tessuto imprenditoriale locale, piuttosto blanda, è andata di pari passo con quella nazionale mentre è risultata superiore a quella regionale.

Ad ogni buon conto le imprese registrate presso la CCIAA Maremma e Tirreno restano sui livelli del 2015.

Le imprese locali continuano ad accusare un evidente gap dimensionale rispetto ai territori di confronto (addetti medi).

Sono sicuramente più diffuse (sedi d’impresa ogni 100 abitanti) soprattutto perché la Maremma è dotata di un gran numero d’imprese piccole o piccolissime operanti in agricoltura ma ha una densità abitativa fra le più basse d’Italia.

ARTIGIANATO

 

Localmente il sottoinsieme dell’artigianato mostra variazioni tendenziali migliori dell’intero tessuto imprenditoriale.
Il grado di artigianalità del tessuto economico di Grosseto (19,8%) e Livorno (21,7%) è sostanzialmente in linea con la media nazionale (21,2%) ma resta ancora al di sotto della media regionale (24,8%).

Settore primario

Ormai da qualche anno il primario è un settore numericamente stabile ed il 2021 non fa eccezione.

Pur restando un settore marginale per l’economia livornese, i suoi trend, pur nella loro limitatezza, sono migliori di quell grossetani, provincia quest’ultima che ospita oltre i 3/4 delle 11.800 sedi d’impresa operanti nell’intero territorio.

Nonostante quello agricolo sia il settore anticiclico per eccellenza, l’attuale siccità desta non poche preoccupazioni a tutti i livelli sulla tenuta dell’agricoltura locale e non.

Commercio interno

Dopo la batosta dell’anno precedente, le vendite al dettaglio, spinte verso l’alto dalla crescita dei consumi, hanno sperimentato l’atteso “rimbalzo”.

Registrano un “rassicurante” +7,9% tendenziale in termini di valore, colmando così il -5,2% del 2020.

I settori merceologici chiudono l’anno con previsioni positive: non alimentare +13,3%, (dopo la drammatica caduta del 2020), alimentare +1,4% inatteso dopo il balzo in precedenza.

Tale trend premia soprattutto la piccola distribuzione (+9,7%) e chi commercia fuori dai negozi (+9,3%).

Numeri che certificano un poderoso “rimbalzo” proprio per quelle tipologie che maggiormente avevano sofferto nel 2020.

Anche la grande distribuzione sorride (+5,5%), dopo che aveva chiuso il 2020 con una perdita del 2,9%.

Un discorso a parte merita il commercio elettronico: dopo un 2020 dai numeri eccezionali (dovuti alla “reclusione” forzata), il 2021 si chiude con un più “modesto” +13,3%.

Di certo con la pandemia si è ampliato il mercato dell’e-commerce, dato che una buona fetta della popolazione ha sperimentato per la prima volta gli acquisti online.

L’inflazione «galoppa»

La ripresa economica e quella dei consumi hanno naturalmente riportato la media dei prezzi al consumo dalla lieve deflazione del 2020 ad un livello d’inflazione considerato, almeno nella prima parte dell’anno, fisiologico.

Successivamente sono intervenuti fattori esogeni all’economia nazionale, principalmente collegati all’aumento delle quotazioni dei prodotti energetici e di altre materie prime, in particolare di quelle necessarie alla doppia trasformazione energetica e digitale.

Tutto ciò si è riverberato sul nostro Paese, notoriamente dipendente dall’estero per le materie energetiche e con un sistema distributivo dipendente dal trasporto su gomma.

Si è avuta dunque una corsa al rialzo per quasi tutti i capitoli di spesa, tanto che a dicembre si rileva un tasso d’inflazione in netta crescita (+3,8%).

Le preoccupazioni sono tutte rivolte al 2022 (dove è già galoppante) e agli anni successivi, dato che i consumi potrebbero essere pesantemente condizionati.


Commercio con l’estero

Nel 2021 gli scambi internazionali hanno conosciuto un periodo di relativa espansione rispetto al 2020.

Almeno nei Paesi più ricchi, le imponenti campagne di vaccinazione hanno consentito il -contenimento» della pandemia e la domanda globale di beni è risalita rapidamente, trascinando la produzione finché le scorte delle imprese hanno retto.

La conseguente impennata nella domanda di materie prime e di semilavorati ha portato all’aumento dei costi nei mercati di approvvigionamento e ad una diffusa e crescente inflazione.

Nel mercato principale, la Cina, le rigide restrizioni applicate per il contenimento di nuovi focolai di coronavirus, hanno provocato ulteriori interruzioni nelle catene globali di fornitura.

A tutto ciò in Europa, ad un aumento generalizzato dei prezzi petroliferi, si è aggiunta sul finire d’anno un’impennata dei prezzi del gas, per la crescente tensione fra Russia ed Ucraina, poi tristemente trasformatasi in guerra.

Livorno, territorio con un forte grado di apertura verso l’estero, riesce ad intercettare la ripartenza globale e chiude l’anno con il migliore valore esportato di sempre ma con un valore importato decisamente più basso rispetto al decennio precedente. Grosseto, che poco aveva perso col 2020, mette a segno due variazioni positive, soprattutto in termini di import.


Commercio con l’estero

Dal grafico appare evidente l’importanza in termini di valore del commercio estero per le economie di Firenze ed Arezzo.

Con valori assai simili seguono Livorno (limitata rispetto al passato dallo scarso apporto delle importazioni) e Lucca; poi tutte le altre fino ad arrivare alla «cenerentola» Grosseto che pesa meno di un decimo della provincia fiorentina.

Turismo

Il 2021 è stato ancora caratterizzato dal turismo di prossimità, con nessuna provincia toscana che recupera í valori del 2019.
Anche se non ci vanno lontano quelle maggiormente interessate dal turismo balneare e che l’anno precedente avevano perso meno.
In particolare Livorno ha sofferto gli effetti nefasti della pandemia in minor misura delle altre.

Credito

In atto da anni e rafforzatosi nel periodo pandemico, il fenomeno della generalizzata tendenza alla crescita dei depositi bancari si rileva anche nel 2021.

In entrambe le province tale innalzamento è dovuto dai comportamenti volti al risparmio sia delle famiglie (con incrementi attorno al 5%), che rappresentano peraltro la componente ampiamente maggioritaria dei depositi, sia e soprattutto delle imprese con incrementi oltre il 10% e lieve predominanza di quelle di maggiori dimensioni (soprattutto a Livorno),

Parallelamente aumentano gli impieghi, anche se in intensità neanche paragonabile a quella dei depositi.

Tale crescita è peraltro ascrivibile in larga parte alle famiglie, dato che i prestiti alle imprese, soprattutto quelle medio-piccole, ristagnano.

Da precisare che, rispetto alle famiglie, l’impatto delle imprese sugli impieghi è assai maggiore di quanto non accada per i depositi.


Mercato del lavoro – Il quadro generale

 

Tutti i territori sono accomunati da un maggiore dinamismo del mercato che, nei livelli confrontati, si traduce al contempo in un aumento di occupazione e disoccupazione, sia in termini assoluti che percentuali.

A Livorno il ritrovato dinamismo nel mercato del lavoro si declina positivamente in un aumento degli occupati e nel calo delle persone in cerca di lavoro: il contesto produttivo sembra essere riuscito ad assorbire, in tutto o in parte, la crescita dell’offerta di lavoro per la riduzione degli inattivi.

A Grosseto, diversamente, il tessuto economico non pare in grado di declinare in «positivo» l’incremento di forza lavoro:

cala l’occupazione mentre aumentano le persone in cerca in occupazione.

I “nuovi disoccupati” sono pertanto alimentati da ex occupati ed ex inattivi.

Mercato del lavoro – Andamento settoriale

L’Agricoltura mostra una sostanziale resilienza del bacino occupazionale a Grosseto ed in Toscana, mentre a Livorno ed in media nazionale si registra una variazione negativa.

Cresce diffusamente l’occupazione nell’Industria con la sola eccezione di Grosseto. All’interno di questo macro comparto si rileva specificatamente un incremento degli occupati nelle Costruzioni a Grosseto ed in Italia, mentre per Livorno e Toscana le variazioni sono negative.

La performance dei Servizi è particolarmente positiva a Livorno dove il bacino occupazionale del settore cresce significativamente, mentre si rileva una piccola contrazione d in provincia di Grosseto ed in Toscana .

Nel dettaglio del macro comparto Servizi si segnala l’andamento diffusamente negativo dell’occupazione nel settore Commercio-Alberghi e ristoranti ed in positivo negli Altri servizi.

Cassa integrazione guadagni

Nel 2021 migliora l’andamento degli indicatori, cambiano le modalità di gestione dell’emergenza, si allentamento le misure restrittive per il contenimento dei contagi e le imprese possono tornare ad aumentare i livelli di operatività riattivando il mercato del lavoro.

Consegue un significativo calo delle ore di CIG autorizzate (al netto FIS): -34,5% Livorno, -50,3% Grosseto, -41,4% Toscana, -39,5% Italia.


Contabilità territoriale e scenari previsionali

Nel corso del 2020 il valore aggiunto è sceso nelle nostre province meno che altrove.

Per il 2021 si stima un recupero pieno che dovrebbe avvenire peraltro solo localmente.

L’ulteriore crescita prevista per il 2022 non evidenzia sostanziali differenze fra i territori esaminati, ma subisce un costante revisione al ribasso, dato il progressivo peggioramento del contesto di riferimento.


Il reddito pro capite 2021 si stima in crescita ovunq Grosseto (2%), Livorno (2,3%), Toscana ed Italia ( 2,4%)

Per il 2022 lo scenario proposto da Prometeia (aprile 2022) considera le conseguenze dell’invasione russa, di un clima generalizzato di incertezza, del caro energia, dell’incremento generale dei prezzi e, non ultimo, il trascinarsi delle conseguenze pandemiche.

Nel 2021 la spesa per consumi è tornata a crescere, seppur frenata da una forte incertezza specialmente nella seconda parte dell’anno.

Le prospettive di crescita dei consumi nel 2022 si sono progressivamente ridotte a poco più del 2% in tutti i territori: la guerra in Ucraina, il progressivo inasprimento delle sanzioni alla Russia e le conseguenti tensioni internazionali sul fronte politico ed economico hanno portato ad un’impennata del costo della vita e, giocoforza, ad un contenimento nei  consumi.

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