USB: “I lavoratori bocciano l’ipotesi di accordo voluta dai confederali e da Seatrag”
SEATRAG. I LAVORATORI BOCCIANO L’IPOTESI DI ACCORDO VOLUTA DAI CONFEDERALI E DALL’AZIENDA. LOTTIAMO UNITI PER UN INTEGRATIVO DEGNO DI QUESTO NOME
Livorno 22 luglio 2022
Nella giornata di ieri si è svolto il referendum tra i lavoratori della società portuale art 16 Seatrag, sull’ipotesi di accordo integrativo fortemente voluto e sponsorizzato dai sindacati confederali, azienda e Autorità Portuale.
Come spesso succede questi personaggi non avevano fatto i conti con la volontà dei lavoratori che invece hanno sonoramente bocciato tale intesa con larga maggioranza.
Un accordo che è arrivato dopo una “trattativa” durata qualche mese e dopo che la stessa Autorità Portuale si era fatta garante di un percorso che si è poi dimostrato fallimentare da tutti i punti di vista.
Mentre “infuriava” la vertenza ALP (con 5 giorni di sciopero di cui tre consecutivi) sempre su temi sindacali legati ad un integrativo il Segretario Generale dell’AP, insieme alle segreterie confederali avevano annunciato, in tutta fretta, il raggiungimento di un’intesa.
Un maldestro tentativo di far vedere a tutta la comunità portuale come, secondo loro, si devono gestire le relazioni sindacali dando una lezione a chi invece ha deciso (ormai da tempo) di uscire dal seminato portando avanti percorsi alternativi.
“È motivo di orgoglio e obiettiva gratificazione per il lavoro dei nostri uffici registrare un altro importante risultato sulla via della pacificazione delle tensioni in porto”.
Queste le parole del Segretario Generale subito dopo l’incontro.
E ancora “”L’autorevole intervento dell’Autorità Portuale, assieme alla sinergia creatasi con le organizzazioni sindacali, ha fatto sì che si trovasse una sintesi.
Con l’intesa sono state individuate soluzioni concrete al problema del rinnovo del contratto integrativo e definite nuove condizioni di stabilità economica e professionale per i dipendenti di Seatrag”.
Queste invece le parole del Segretario della FILT-CGIL Gucciardo.
Fortunatamente i lavoratori hanno dimostrato di essere ben più consapevoli di quali sono le loro potenzialità e le loro sacrosante ambizioni.
Troppo facile sarebbe per USB dire adesso “avevano ragione noi”.
Non siamo qui per fare campagna acquisti né per dare lezioni a nessuno. Una cosa però ci sentiamo di dirla.
Al di là di cosa ci sia scritto all’interno di una piattaforma (tra l’altro USB aveva fatto le sue proposte concrete sia sulla rotazione che sulla parte economica) sono il metodo e gli strumenti sindacali i veri problemi.
Pensare che basti sedersi al tavolo di trattativa ed essere “riconosciuti” per raggiungere risultati per i lavoratori.
Da che mondo e mondo sono le lotte sindacali e le mobilitazioni dei lavoratori che possono far raggiungere un risultato.
Dopo (e solo dopo) ci sono i tavoli di trattativa. Noi lo sappiamo bene e infatti siamo presenti a tutti i tavoli di trattativa a prescindere dal fatto che siamo un’organizzazione firmataria o meno del contratto nazionale.
Le segreterie e gli stessi delegati, nonostante le sollecitazioni dei lavoratori, hanno interrotto subito la mobilitazione cedendo alle pressioni di azienda e Autorità Portuale per trovare un accordo in fretta e furia.
Se non si è capaci di reggere le pressioni e soprattutto se non si ha il coraggio di andare allo scontro sindacale è bene dedicarsi ad altro. I
n condizioni normali, chi ha gestito questa trattativa, dopo la bocciatura dell’accordo, si sarebbe dovuto dimettere un minuto dopo. Sappiamo che non sarà così.
Adesso, a nostro avviso, è il momento della riflessione.
Se non ci sono le condizioni al momento per riaprire la trattativa si deve imporre il ritorno all’applicazione puntuale del contratto nazionale.
Successivamente bisogna mettere in campo un percorso di lotta che possa far acquisire un rapporto di forza tale da sedersi nuovamente al tavolo per ottenere un accordo migliore per tutti.
Sarebbe l’abc del fare sindacato.
L’integrativo in Seatrag si inserisce in una più ampia vertenza che dovrebbe coinvolgere tutti gliart 16 e lo stesso art 17.
E’ il meccanismo perverso dell’appalto che va messo in discussione.
Con armatori e terminalisti che macinano milioni di euro di utili e i soggetti che stanno “sotto” a farsi la guerra per tariffe a ribasso.
In questo contesto ci stanno rimettendo tutti e l’Autorità Portuale è evidentemente complice di tale modalità di lavoro. Che pensa di portare navi e lavoro a Livorno puntando sulla riduzione del costo del lavoro. Sarebbe questo è il Porto del futuro? Per noi no. Per noi si parte da Sicurezza Diritti e dai Salari.
Usb Livorno Sezione Porto