Morte di Denny e lo scenario del quartiere e in città, le riflessioni di Potere al Popolo
“La tragica morte di Denny Magina ha squarciato il velo, sconfessando l’immagine di una città tutta dedita a feste e intrattenimenti culturali e ricreativi vari.
Certo fa piacere rivedere tante belle persone affollare di nuovo il Caprilli ma ciò non riesce a nascondere la triste realtà di ampie zone della città, per lo più popolari, in situazioni di particolare e ingiustificabile degrado, lasciate in uno stato di abbandono nonostante le segnalazioni pressanti di residenti e di organizzazioni sindacali e di volontariato, che operano in quegli spazi cercando di supplire a mille mancanze.
Il comprensibile riserbo con cui gli inquirenti fanno trapelare le notizie sulle indagini, non tacitano voci che si rincorrono e che, fossero pure del tutto infondate, offrono una misura di ciò che in certi quartieri è ritenuto credibile; e si tratta di storie allucinanti.
La situazione è decisamente esplosiva e plaudiamo alle iniziative, promosse innanzitutto dalle donne del quartiere, che vogliono riconquistare l’agibilità piena del quartiere per loro e per i loro bambini.
Apprezziamo anche lo spirito di quelle dichiarazioni volte a non confinare il problema dentro un’analisi angusta di dinamiche invece complesse e a scongiurare la guerra per bande e conseguenti faide.
E’ vero che problemi del genere sono propri di tutte le città, ma è anche vero che a Livorno il giro di cocaina e di altre sostanze è enorme, quindi tutti noi, istituzioni, singoli e organizzazioni, abbiamo grandi responsabilità in merito.
Le analisi delle cause di certi tragici misfatti possono portarci lontano, di certo le condizioni di povertà crescente in cui vive tanta parte della popolazione aggravano il tutto.
Quando le risorse, gli spazi, il futuro, la speranza si riducono è come per i pesci dentro un acquario sempre più piccolo: i pesci si divorano a vicenda.
Se non è lo spaccio è qualcos’altro, se non sono tunisini, sono italiani, se non sono marocchini sono altri.
E’ quasi fisiologico: il Capitale, con la sua economia e la sua società disciplinare si ritrae da certi luoghi e spessissimo, il vuoto viene riempito da una economia informale, di cui la droga è il core business e l’ordine, quando c’è, è imposto dalle bande.
Al tempo stesso sentiamo la necessità di non proporre solo ulteriori analisi.
Ai cittadini vanno date risposte e da questo punto di vista è necessario spostare la critica sulle istituzioni, innanzitutto quelle preposte all’ordine pubblico, ma anche al governo della città e ai suoi strumenti operativi, quali Casalp, che gestisce il grosso degli appartamenti di via G. Bruno.
Come è possibile che l’altra sera ci fossero una quantità notevole di forze dell’ordine dei vari corpi, per controllare alcune mamme del quartiere con i loro bimbi portati in strada a giocare per riprendere possesso del loro territorio, quando per mesi e mesi, a fronte di costanti richieste e denunce, non si è visto nessuno?
C’è voluto il fattaccio per risvegliare un po’ di attenzione?
Certo, mancano fondi e uomini, anche se per operazioni più spettacolari, come quella alla Cala del Leone, si riescono a trovare.
La critica ovviamente non è agli agenti, impegnati anche in servizi pericolosi e ad alta tensione, ma ci sembra che la Prefettura abbia finora peccato nell’opera di coordinamento delle varie forze e la Questura sia attratta da altre questioni.
E’ di ieri la notizia di un uso sproporzionato di mezzi per sedare, nei pressi dello Scoglio della Regina, poco più di un diverbio fra giovanissimi, forse addirittura minorenni, stando alle foto che sono girate, alcuni dei quali sono stati condotti alla Caserma di Coteto e poi rilasciati
Non sembra plausibile che i tunisini, oggi al centro dello scandalo, per voce di popolo, si riforniscano di cocaina dalla madre patria.
La droga arriva a Livorno dal porto, come recenti interventi repressivi dell’Agenzia delle Dogane hanno accertato, e con tutta probabilità il traffico è gestito da associazioni criminali di matrice nostrana.
Perché non si riesce a colpire questa fonte che non rifornisce solo gli spacciatori nelle strade, visto che droga ne circola ed è smerciata direttamente in tantissimi locali, anche i più raffinati?
Lo sanno i cittadini e non lo sa la Questura?
Pare paradossale che anche il Comune, davanti a tante segnalazioni di allarme, oggi si riprometta di sgomberare più rapidamente le carcasse di auto abbandonate nel quartiere.
Le auto?! E i piani di recupero che giacciono da anni nei cassetti con i relativi finanziamenti regionali che risalgono al 2013?
È da nove anni, dunque con amministrazioni di diverso colore, che circa dieci milioni di euro dormono inutilizzati, mentre potevano essere sfruttati come occasione di risanamento edilizio e sociale del quartiere Garibaldi.
Non si capisce se il progetto sia quello di un silenzioso e progressivo svuotamento “indotto”, per costruire poi ex novo oppure proprio un’insipienza amministrativa che lascia i cittadini tuttora residenti in un limbo infernale, un’eterna sospensione, mentre gli immobili che si liberano, invece di essere prontamente riassegnati, vengono lasciati preda di occupanti abusivi.
E Casalp non potrebbe operare per una più immediata assegnazione degli alloggi sfitti? Il problema riguarda tutti i quartieri con edilizia popolare, non solo via Bruno. Sono una quantità considerevole gli appartamenti sprangati, fino a che qualcuno per necessità non “sfonda”.
Ci sono problemi di soldi per lavori indispensabili ad una riassegnazione? Ebbene troviamo soluzioni creative che l’emergenza consentirebbe, quali accordi con gli assegnatari per eseguire (succede comunque d’altronde) lavori essenziali a loro carico a scomputo di futuri affitti.
I funzionari non se la sentono di assumersi responsabilità “fuori regola”? Ebbene se l’assuma la parte politica. Sono lì per questo e spesso ben remunerati.
Piangendo ancora la morte di un ragazzo, esprimiamo la nostra vicinanza e il nostro sostegno alla famiglia, agli amici e a tutte le iniziative dei cittadini volte a riconquistare il diritto a una vita dignitosa.”