Odissea al Pronto Soccorso
La testimonianza di Mariella Valenti. Persone gentili ma personale insufficiente
“L’anticamera del purgatorio…Questo è il Pronto soccorso dell’Ospedale di Livorno. Si entra nella sala d’aspetto e si trova una umanità disperata, malati, parenti, amici, seduti oramai scompostamente con aria afflitta sulle seggioline da ore e ore in attesa di una chiamata liberatoria che non arriva mai. Stamattina dalle 9 alle 16 in attesa di una tac e di un medico ortopedico per una diagnosi di tallone con frattura scomposta….Ma , oltrepassata la linea gialla ( l’ho denominato la linea Maginot), si entra in una specie di “lazzeretto”, dove malati gravi e meno gravi sono stesi in barelle all’interno di tende semiaperte , con infermieri sull’orlo del collasso per mancanza di medici in organico ( pare che i medici non vogliano andare all’ospedale di Livorno ma in altre sedi), infermiere ed infermieri, molti dei quali gentili , uno in particolare il signor Gino Fabbri, ma….talune , con crisi da superlavoro, meno gentili degli altri. Un ortopedico per tutto l’ospedale, quando, specialmente d’estate, si moltiplicano le fratture dovute a cadute sugli scogli , sul motorino o altro…. Ma nemmeno in Africa c’è un solo ortopedico per tutto un ospedale ed una carenza di medici così impressionate come a Livorno. E pensare che la “sanità” si dice che sia il fiore all’occhiello della Toscana…Ma di quale Toscana si parla? Non certo di Livorno, almeno al Pronto soccorso che invece dovrebbe essere munito di tutti coloro che hanno scelto la professione medica e quindi al servizio dei cittadini bisognosi di cure!”
Mariella Valenti