“Acqua quotata in borsa?” Il PCI Toscana dice “no a Multiutility Toscana dei beni pubblici”
PCI TOSCANA: NO AL MOSTRO MULTIUTILITY DEI BENI PUBBLICI
Le dichiarazioni della Segreteria Regionale del PCI della Toscana
Nella scorsa primavera con l’avallo della Regione, si è avviata la costituzione della società denominata “MultiUtility Toscana 1”
L’obbiettivo è quello di creare un colosso industriale dei servizi (acqua, rifiuti, gas/energia) in grado di rastrellare le azioni e i capitali di circa sessanta Comuni dell’area fiorentina e non solo, per poi puntare alla quotazione in borsa della “Holding Toscana Spa”.
Si tratta di un’operazione politica pericolosa, sotto l’egida di un controllo societario proclamato a maggioranza pubblica (il 51%). Si introducono su beni essenziali che per loro natura devono restare indisponibili alla speculazione, logiche di profitto a discapito degli interessi dei cittadini.
Il PCI chiede il controllo totalmente pubblico e la calmierazione delle tariffe.
Si punta alla costruzione di un soggetto gestionale e finanziario sottratto al controllo popolare. Il punto grave è che quando a decidere indirizzi politici e di governo di beni pubblici essenziali non sono più i Comuni. Lo decideranno i consigli di amministrazione di Società che rispondono a logiche azionarie e speculative.
Quando la valutazione non è il “bene comune” ma l’andamento delle quotazioni in borsa, siamo alla negazione del Referendum popolare sull’acqua del 2011. Ci troviamo dinanzi ad una spinta privatistica che corrode dall’interno il ruolo pubblico quale baluardo degli interessi collettivi.
Un attacco alla Costituzione, un’aggressione “in doppiopetto” alla democrazia.
Il PCI non ci sta! Serve costruire un movimento democratico contro il mercato e la speculazione di questi beni.
Un movimento che contrasti la deriva liberista che da troppo tempo, in Toscana, segna la cultura e le scelte di gruppi di potere trasversali e di forze al comando quali il Pd.
Serve un piano di interventi e gestione totalmente pubblico da parte dei Comuni che riporti nelle mani delle comunità i servizi, in questi anni sciaguratamente esternalizzati. Serve destinare per intero utili e investimenti al miglioramento della rete di distribuzione dei servizi e al contenimento delle tariffe il cui peso ricade gravemente sui lavoratori, le famiglie, le piccole e medie imprese, le fasce più povere della popolazione. Il PCI lancia una mobilitazione in difesa di tali beni pronti ad una opposizione dura.