Cartucce Cheddite in Iran, il Governo assolve l’azienda e PaP annuncia un esposto”
Livorno 13 gennaio 2023 – Cartucce Cheddite in Iran, il Governo assolve l’azienda e PaP annuncia un esposto”
Aurora Trotta, consigliera comunale livornese di Potere al Popolo e Giuliano Granato, portavoce nazionale di Potere al Popolo rispondono al Ministro dell’interno Tajani e alle “conclusioni” della Digos Livornese riguardo alla presunta estraneità della Cheddite rispetto alle cartucce utilizzate nella repressione in Iran.
Annunciamo inoltre il prossimo deposito di un esposto in procura sul tema.
Granato: “Tajani, in risposta all’interrogazione parlamentare avente per tema il caso delle cartucce Cheddite, afferma che nessuna autorizzazione ad esportazioni in Iran è stata fornita”.
Secondo però quanto già affermato da Carlo Tombola dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza (Opal), è possibile che ci sia stata una triangolazione con un’azienda turca (e infatti esportazioni verso la Turchia sono presenti nel 2018 e nel 2019) o che siano state esportate solo alcune componenti delle cartucce (ad esempio i fondelli di ottone) che però non sono sottoposti normalmente a speciali autorizzazioni.
Peccato che l’Iran sia sottoposto a un embargo totale.
Il Governo invece di assolvere l’azienda in questo modo dovrebbe aprire un’inchiesta e tracciare con ogni mezzo necessario le esportazioni della Cheddite, in particolare quelle verso l’area Medio Orientale.
La risposta alla Ponzio Pilato di Tajani dimostra solo quanto sia docile il Governo “sovranista” nei confronti di multinazionali produttrici di armi.
Trotta: “la Digos di Livorno afferma, per bocca del ministro Tajani, che i fondelli ritrovati dopo un’indagine a Livorno sono “compatibili” con quelli dell’inchiesta di France 24.
“Compatibili” è un eufemismo per dire che sono gli stessi, visto che nelle foto pubblicate sulla stampa internazionale sui fondelli c’è impresso a caldo il nome dell’azienda produttrice: Cheddite!.
Abbiamo quasi concluso un esposto in procura perché vogliamo vederci chiaro in questa vicenda, le dichiarazioni del Ministro non ci soddisfano.”
Aurora Trotta e Giuliano Granato