Ambiente 3 Marzo 2023

Rifiuti zero,” ci siamo confrontati con Aamps: I dati 2022 confermano che l’inceneritore va chiuso subito”

Livorno 3 marzo 2023 – Rifiuti zero,” ci siamo confrontati con Aamps: I dati 2022 confermano che l’inceneritore va chiuso subito”

Finalmente abbiamo avuto un confronto diretto con i vertici Aamps sulle cifre riguardanti l’inceneritore di Livorno, con un esito a nostro avviso totalmente sfavorevole ad una prosecuzione dell’attività dell’impianto oltre la scadenza dell’autorizzazione ambientale, alla fine del prossimo ottobre.

Aamps ha dichiarato di aver sostenuto nel 2022 costi complessivi per il funzionamento dell’inceneritore per quasi 11 milioni di euro, in linea con la media degli anni precedenti.

I ricavi, invece, sono aumentati fino a 9 milioni di euro, rispetto alla media annua precedente di circa 5 milioni, in conseguenza della crisi energetica che ha permesso ad Aamps di vendere l’energia elettrica prodotta dall’inceneritore a prezzi altissimi.

Abbiamo preso atto di queste cifre, che innanzitutto segnalano come anche nel 2022, nonostante gli incassi eccezionali dovuti alla crisi energetica, i costi dell’impianto siano rimasti abbondantemente superiori ai ricavi. 

Non sappiamo come mai Aamps non abbia comunque registrato un utile molto superiore, nel bilancio complessivo aziendale, rispetto agli anni precedenti, visti gli incassi extra per la vendita di energia.

Forse i costi aziendali sono aumentati in conseguenza dell’inflazione, causata sempre dalla crisi energetica (annullando quindi il vantaggio costituito dai ricavi maggiorati dell’inceneritore), forse la holding Retiambiente ha preteso comunque da Livorno una tariffa di conferimento all’inceneritore pari a quella degli altri comuni, fatto sta che il bilancio 2022 si chiude con un modesto attivo, che diventa una grossa perdita se guardiamo alla sola gestione dell’inceneritore.

Pensando al futuro per quanto riguarda i costi annuali dell’inceneritore è impossibile negare che siano destinati a salire ulteriormente:

le richieste di adeguamento tecnico per rinnovare l’autorizzazione regionale, a prescindere dalla loro quantificazione, comporteranno spese che dovranno essere ammortizzate in soli tre anni, dopodiché l’inceneritore dovrà per forza chiudere, se Aamps non vorrà affrontare le sanzioni milionarie dell’Unione Europea, che verranno calcolate in base alle ingenti emissioni di CO2 dell’impianto.

A meno che, per risparmiare un po’ di soldi, non si vogliano rischiare gravi incidenti e che non si voglia derogare sulla tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini e degli stessi lavoratori dell’impianto, in un’area SIN interessata da gravi problemi sanitari ed epidemiologici a causa dell’inquinamento.

Se i costi dell’inceneritore dunque saliranno ben oltre gli 11 milioni l’anno registrati finora, i ricavi sono destinati invece a crollare, perché i prezzi di vendita dell’energia elettrica sono già calati molto rispetto al picco della crisi energetica del 2022. 

Inoltre, qualsiasi intervento di manutenzione straordinaria comporterà un periodo di fermata dell’impianto che Aamps ha calcolato tra i 12 e i 24 mesi, azzerando dunque i ricavi per un anno o due (senza però che si azzerino tutti i costi, a partire da quelli per ammortamenti e personale).

Nei prossimi tre anni sono previsti dunque un anno o due di fermata, poi un anno o due di attività, infine la chiusura. Un disastro finanziario, sostenuto dagli utenti di Aamps e Retiambiente attraverso la tariffa.

La soluzione per evitare questo disastro c’è:

– chiusura dell’impianto nel 2023;
– lavoratori destinati ai nuovi impianti di riciclo già finanziati dal PNRR ed impiegati nella fase intermedia per l’implementazione della tariffa puntuale, da estendere velocemente a tutta la città per invertire il trend catastrofico della raccolta differenziata (in discesa da tre anni);
– destinare lo smaltimento dei rifiuti agli altri impianti di Retiambiente, come del resto Aamps sta facendo da anni, ogni volta in cui spegne l’inceneritore per i continui guasti e rattoppi.

In questo modo si potrebbe affrontare la fase intermedia tra la chiusura dell’impianto nel 2023 e la situazione al 2026, in cui saranno pronti i nuovi impianti e quando, grazie alla tariffa puntuale, Livorno dovrà raggiungere le stesse percentuali di raccolta differenziata che vantano già adesso capoluoghi come Prato e Lucca, intorno all’80%.

Significherebbe destinare allo smaltimento meno di 15mila tonnellate all’anno di rifiuti, meno rispetto alle 20mila tonnellate di ceneri e scorie prodotte dall’inceneritore che Aamps conferisce ogni anno in discariche fuori dalla Toscana, spendendo quasi 3 milioni e alimentando un vergognoso turismo dei rifiuti.

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