Blitz al bacino galleggiante: Usb spiega i motivi
La presa di posizione ufficiale del sindacato e i video a margine dell’occupazione simbolica in cantiere. “Livorno non accetta più scuse e rinvii. Serve reddito e lavoro”.
Uscire dalla palude. Basta immobilismo. Sono ormai 5 mesi che la Governo e Regione hanno promesso ammortizzatori sociali speciali per il territorio mentre i bacini di riparazione rimangono ostaggio della nave Urania
Questa mattina alle 12.30 siamo entrati nei cantieri Azimut Benetti per denunciare l’immobilismo ed il menefreghismo che attanagliano questa città in crisi. La nave Urania, che giace qui abbandonata è il simbolo di questo immobilismo. Non vogliamo entrare nei dettagli del bando per i bacini, non vogliamo aprire un dibattito su quale destinazione sia la migliore, ci sono già comitati qualificati, aziende, esperti che si sono mossi perché queste aree possano rilanciare il lavoro a Livorno.
Ma la questione della nave Urania è l’ennesima prova di una classe dirigente, sempre che in questa città ce ne sia una, che non si prende responsabilità e che, non essendo toccata dalla crisi, vive in una eterna promessa che si trasforma in eterno rimando.
Era il 27 agosto 2015 e Gabriele Petrone, operaio di una ditta esterna, moriva nel bacino Mediterraneo mentre lavorava sulla nave Urania. Dopo un anno e mezzo, lo scorso 27 marzo 2017 i bacini sono stati dissequestrati ma la nave è sempre lì. E ci pare che al momento non ci siano nemmeno responsabili individuati dalla magistratura per la morte dell’operaio.
Ma l’immobilismo e l’eterna attesa non finisce qui. In questi mesi abbiamo sentito parlare dei 500 euro di Poletti per i disoccupati, poi dei 30 milioni per la formazione, poi dell’assegno di ricollocamento per chi aveva esaurito Naspi e Mobilità. Ma tutto questo oggi è oggetto di un ping pong di responsabilità in cui le uniche vittime sono i 26.000 livornesi iscritti ai centri per l’impiego e gli oltre 11.000 che hanno perso il lavoro in tutta la provincia. Serve una mobilitazione generale della città per far svegliare chi non capisce che ogni giorno che passa ci sono persone senza reddito che rischiano di finire nel baratro.
Il nostro piccolo gesto di oggi non è isolato. Lo scorso 30 maggio siamo andati sotto i centri per l’impiego a chiedere conto degli annunci, ormai dallo scorso marzo, di misure per chi aveva finito gli ammortizzatori. I dirigenti provinciali e regionali cascarono dalle nuvole dicendoci che al momento non c’era nulla. Lo scorso 5 luglio siamo andati in un centinaio sotto la Regione durante la cabina di regia per l’accordo di programma: nessuno si è nemmeno degnato di scendere. L’amministrazione comunale invece aveva dichiarato di convocare gli Stati Generali del Lavoro ma al momento tutto tace. Ma non ci fermiamo. Devono capire che non si accettano più rinvii e scuse. Qui con noi ci sono persone che sono state licenziate da grandi aziende e da tante altre piccole] colpite dalla crisi o fuggite col malloppo visto che la legge glielo permette.
Prepariamo una grande mobilitazione per l’autunno. Andiamogli a dire a muso duro che Livorno non accetta più scuse e rinvii. Serve reddito e lavoro.
USB Livorno in sostegno a licenziati, precari e disoccupati