Livorno 13 febbraio 2025 “Cardiologie Aperte 2025”: la cardiologia di Livorno incontra i cittadini
Domenica prossima, 16 febbraio, dalle 9.30 alle 13.00, nella sala del Cisternino di Città a Livorno in occasione delle Cardiologie Aperte 2025, evento nazionale coordinato dalla Fondazione per il Tuo cuore Onlus e da A.N.M.C.O. (Associazione Nazionale Medici Cardiologici Ospedalieri), i cardiologi dell’ospedale di Livorno incontreranno i cittadini fornire informazioni utili su arresto cardiaco, attacco cardiaco e morte improvvisa. Per partecipare all’evento è necessaria l’iscrizione scrivendo a cardiologieaperteli25@gmail.
Nella prima parte della mattinata, grazie alla collaborazione dell’Associazione livornese Amici del cuore, che da anni organizza i corsi BLS-D, si terranno dei brevi mini-training di massaggio cardiaco esterno.
Uno dei temi trattati sarà la morte improvvisa, un evento che colpisce un soggetto che nelle 48 ore precedenti non abbia dato alcun segno di patologia e in cui il decesso sia avvenuto entro un’ora dalla manifestazione dei sintomi. «La morte cardiaca improvvisa – spiega Emilio Pasanisi direttore della cardiologia livornese – può essere causata da aritmie, di solito da fibrillazione ventricolare o asistolia. Nel primo caso, il battito è talmente rapido che il cuore non riesce a completare il ciclo di riempimento e, di conseguenza, eseguirà soltanto dei piccoli movimenti non efficaci per far circolare il sangue. L’asistolia, invece, è una forma di arresto cardiaco caratterizzata dalla assenza di attività elettrica. Il cuore diventa incapace di contrarsi e di generare la forza propulsiva che consente al sangue di circolare. In entrambi i casi, la causa del decesso è l’inadeguato approvvigionamento di ossigeno ai tessuti periferici, in particolare al cervello. La morte cardiaca improvvisa si manifesta con lo svenimento – continua il cardiologo – il soggetto cade a terra o si accascia a causa proprio dalla mancanza di ossigeno a livello cerebrale. Per capire se un paziente sia deceduto di morte cardiaca improvvisa o morte di altra causa, è necessario l’esame autoptico che, tuttavia, viene effettuato solo in una minoranza dei casi”.
“Sempre in tema di morte improvvisa – afferma Chiara Chiti, referente ambulatorio cardiomiopatie – ricordo che l’incidenza aumenta con l’età. E’ bassa durante l’infanzia e l’età pediatrica (1 caso per 100.000 persone all’anno), aumenta tra 50 e 60 anni (circa 50 sempre per 100.000 persone) e raggiunge i 200 casi nell’ottava decade di vita. E’ possibile che questi dati siano sottostimati, considerando che il tema della morte improvvisa è spesso poco conosciuto e sotto diagnosticato. Infatti, per i soggetti di età superiore ai 40 anni, il substrato più comune che porta alla morte improvvisa è quello della malattia coronarica che predispone all’insorgenza di un infarto. La causa è spesso multifattoriale, anche se talvolta c’è una predisposizione genetica. I fattori di rischio cardiovascolare (fumo prima di tutto, obesità, pressione e colesterolo elevati), nel corso degli anni possono facilitare la formazione della placca aterosclerotica, che può causare l’infarto e possibili aritmie minacciose. Nella fascia di età più giovane, lo spettro di malattie è invece più ampio e comprende cardiopatie congenite o acquisite, che possono interessare le varie strutture del cuore. In circa il 40% dei casi alla base della morte improvvisa ci sono malattie genetiche, e quindi potenzialmente ereditarie”.
“Spesso si parla di morte improvvisa negli sportivi perché lo sport determina un carico maggiore di lavoro per il cuore. In presenza di una malattia sottostante (spesso non nota) questo può innescare aritmie. Ciò non significa che l’attività sportiva sia la causa della morte improvvisa, ma un possibile “facilitatore” in un gruppo di pazienti selezionati e predisposti. Le indagini di screening negli sportivi, in particolare a livello agonistico, possono aiutare a identificare il gruppo di pazienti a rischio, anche se spesso una quota sfugge agli approfondimenti medici, poiché alcune patologie di per sé non sono diagnosticabili con gli esami che abbiamo a disposizione routinariamente. Ecco che in questi pazienti entra in gioco la prevenzione sul campo, attuata tramite misure possibili in caso di attacco cardiaco (disponibilità di defibrillatore, personale addestrato durante le gare, ecc). Le manovre di rianimazione possono essere attuate da ognuno di noi, non solo sanitari. Semplici manovre possono davvero salvare la vita!”.
“L’attacco cardiaco, come comunemente si identifica il dolore di origine cardiaca che viene avvertito dal soggetto durante un infarto – sottolinea Pasanisi – rappresenta un pericoloso campanello d’allarme che deve essere gestito nel modo più rapido e sicuro possibile. Si deve chiamare o far chiamare il 112 e farsi portare nell’ospedale più vicino in grado di curare l’infarto, qualora fosse diagnosticato dall’elettrocardiogramma. Il sistema di assistenza territoriale è l’unico in grado di fornire assistenza e trasportare il paziente nella sede più idonea, che nella maggior parte dei casi è un ospedale dotato di sala di emodinamica, dove c’è una equipe di cardiologi interventisti in grado di curare l’infarto. Purtroppo sempre più spesso il paziente raggiunge in autonomia il pronto soccorso più vicino, questo non fa altro che rallentare il percorso del paziente verso le cure più appropriate e sicure”.
Enrica Talini, aritmologa spiega come comportarsi per cambiare le sorti di un soggetto che ha un arresto cardiaco. “Per sopravvivere ad un arresto cardiaco in corso di infarto o ad una aritmia cardiaca è necessario applicare quello che è descritto nella catena della sopravvivenza: rapido riconoscimento del problema, chiamata al 112, valutazione stato di coscienza, in caso di perdita di coscienza e polso non presente, iniziare il massaggio cardiaco esterno in attesa del personale del 118. Solo così l’intervento dei sanitari potrà riportare in vita il paziente. Per questo motivo è importante parlarne, sensibilizzando le persone all’argomento. In particolare, dobbiamo raccomandare controlli nei familiari delle vittime di morte improvvisa. Proprio per indentificare gruppi di popolazione a rischio, sforzo ingente per la sanità pubblica, la cardiologia di Livorno è partner del Progetto JUST (JUvenile Sudden deaTh) della Scuola
Sant’Anna di Pisa. In sintesi, per riconoscere o prevenire un attacco cardiaco è fondamentale ridurre il rischio di sviluppare aritmie attraverso la diagnosi, modificare lo stile di vita (riduzione del peso, controllo della pressione, del colesterolo, astensione dal fumo, ecc), assumere eventuali farmaci specifici o strategie interventistiche (anche con defibrillatore impiantabile)”.
“Il pronto soccorso, la rianimazione e la cardiologia/UTIC dell’ospedale di Livorno – conclude Emilio Pasanisi – hanno le competenze per la gestione della morte improvvisa, ma senza il fondamentale lavoro degli astanti o testimoni non sanitari dell’arresto cardiaco e del personale del 118, i medici ospedalieri non avrebbero la possibilità di modificare la prognosi della vittima dell’arresto”.