CNA: “Terminal lenti, l’autotrasporto presenta il conto ai committenti” e di conseguenza quindi ai consumatori
Livorno 4 maggio 2025 CNA: “Terminal lenti, l’autotrasporto presenta il conto ai committenti” e di conseguenza quindi ai consumatori
Ore di attesa per i tir al carico e scarico contenitori: adesso basta. L’autotrasporto applicherà alla merce un addebito da congestionamento
“Adesso basta, i maggiori costi dovuti ai ritardi al carico e scarico ai terminal contenitori non possono più essere assorbiti dalle imprese di autotrasporto e saranno quindi addebitati ai committenti”:
lo afferma il presidente della CNA Fita Trasporti Massimo Angioli, in rappresentanza delle aziende di trasporto locali in seguito al susseguirsi in queste settimane di giornate di caos in porto, soprattutto al Terminal Darsena Toscana con code che arrivano fino al ponte dell’innesto della FIPILI.
Parole che se messe in atto provocheranno aumenti di costi per i committenti e di conseguenza per il consumatori finali a meno che i committenti non decidano di assorbire i maggiori costi addebitati dagli autotrasportatori. Sembrerebbe che in questa guerra di inefficienze come al solito rischia di farne le spese l’utente finale
“Abbiamo già richiesto ufficialmente all’Autorità di Sistema Portuale la convocazione di un tavolo dell’autotrasporto – aggiunge il coordinatore di CNA Trasporti Alessandro Longobardi – per affrontare una serie di tematiche che stanno devastando le imprese del settore, una serie di inefficienze logistiche in ambito portuale che hanno come punto di ricaduta negativa i trasportatori.
Queste aziende sono al culmine della sopportazione economica e sociale perché i margini di guadagno sui viaggi sono già bassissimi e qualsiasi imprevisto si tramuta in costi che non vengono ripagati da nessuno. Ma da adesso la musica deve cambiare.
Non ci interessa più sapere le cause di questi ritardi che arrivano anche a superare le tre o quattro ore perché sono questioni che non ci competono: a noi interessa che le aziende di trasporto lavorino con i tempi regolari. Se ci sono disservizi dovuti a congestionamenti, navi, picchi di lavoro, guasti, manutenzioni, vento… non devono ricadere sulle nostre imprese: il loro lavoro è quello di essere un servizio professionale di trasporto della merce, commissionato da un cliente; se i costi aumentano, aumenterà il costo del servizio, stop”.
“Quello delle attese non è nemmeno l’unico problema che devono affrontare i trasportatori – aggiunge Angioli – perché vi si aggiunge ad esempio la questione della gestione dei contenitori vuoti: i terminal hanno ripreso a consegnare container inadatti al nuovo carico perché danneggiati, sporchi, maleodoranti o non totalmente vuoti; alla contestazione viene risposto di andarli a cambiare in altri terminal, con costi di trasporto e di tempi di guida che ricadono sempre sulle imprese. Questo non solo non è giusto, ma è contrario alla normativa che prevede che i vuoti siano consegnati già idonei. Anche questi costi dovrà pagarli la committenza, visto l’operato dei terminalisti. C’è la questione dell’orario di lavoro dei terminal. Ci sono poi i problemi dei controlli del settore chimico e alimentare, insieme ad altre questioni di carattere burocratico e procedurale che comportano anch’esse tempistiche aggiuntive. Il tempo per chi guida un camion è un fattore cruciale per la sicurezza dei trasporti, in primis per se stessi e poi per la collettività, ed i tempi di guida sono inoltre una variabile che incide moltissimo sulla redditività dei viaggi. Noi non vogliamo essere d’intralcio a nessuno, ma vogliamo rispetto per il lavoro che la categoria svolge. Per questo vogliamo mettere al tavolo tutti i soggetti della filiera, affinchè i problemi si risolvano e non si debbano addebitare a nessuno le inefficienze logistiche”.
“A Spezia e Genova – conclude Longobardi – è già stata ufficializzata la “congestion fee”, che certo non risolve le questioni logistiche, ma almeno allevia una parte delle spese dei trasportatori. Le aziende vogliono solo essere messe in condizione di lavorare. Bene che il porto di Livorno cresca, ma devono anche migliorare le condizioni di lavoro degli autotrasportatori”.