Attualità 22 Giugno 2025

Attacco Usa all’Iran: colpiti i siti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan. Nessuna vittima civile. Missili su Israele, tensione alle stelle

Attacco Usa all’Iran: colpiti i siti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan. Nessuna vittima civile. Missili su Israele, tensione alle stelle22 giugno 2025 Attacco Usa all’Iran: colpiti i siti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan. Nessuna vittima civile. Missili su Israele, tensione alle stelle

In un’operazione militare di portata storica, gli Stati Uniti hanno lanciato un attacco aereo su vasta scala contro tre dei principali siti nucleari dell’Iran: Fordow, Natanz e Isfahan. L’offensiva, battezzata “Midnight Hammer”, ha coinvolto oltre 125 velivoli militari, inclusi sette bombardieri stealth B-2, e un sottomarino nel Golfo Persico che ha lanciato oltre 20 missili Tomahawk. Le bombe utilizzate includevano ordigni penetranti da 13 tonnellate, le cosiddette “bunker-buster”, capaci di distruggere installazioni sotterranee fortificate. Secondo il Pentagono, l’operazione ha causato danni devastanti alle infrastrutture nucleari iraniane, senza provocare vittime civili.

Il presidente Donald Trump, presente nella Situation Room durante tutta la durata dell’operazione – immortalato con indosso il suo celebre cappellino rosso “Make America Great Again” – ha dichiarato: “Abbiamo cancellato i siti nucleari iraniani. L’Iran sia intelligente e ascolti le parole degli Stati Uniti. Vogliamo la pace, ma non esiteremo a difendere il nostro Paese e i nostri alleati.” Secondo quanto riferito dal capo del Pentagono, Pete Hegseth, il Congresso è stato informato subito dopo il decollo degli aerei, in ottemperanza al War Powers Act.

Il capo di stato maggiore USA, generale Dan Caine, ha spiegato che l’operazione – paragonabile per strategia a quelle condotte a Belgrado nel 1999 e a Baghdad nel 2003 – è stata la seconda più lunga nella storia dell’aeronautica americana dopo l’11 settembre.

Il movimento di alcuni bombardieri verso il Pacifico ha fatto parte di un depistaggio strategico, utile a mascherare la reale destinazione degli aerei impegnati. Le truppe statunitensi dislocate in Medio Oriente non erano state preventivamente informate dell’azione, per motivi di sicurezza operativa. Tuttora, restano in stato di massima allerta.

La risposta iraniana non si è fatta attendere: una raffica di missili ha colpito le città israeliane di Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa, causando almeno 86 feriti. L’Iran, pur non confermando ufficialmente la responsabilità dei lanci, ha minacciato nuove ritorsioni. Israele ha risposto esprimendo gratitudine all’alleato americano. Il premier Benjamin Netanyahu ha ringraziato Washington per l’azione, definendola “decisiva per la sicurezza regionale.”

In Europa e nella regione del Golfo Persico, è scattato un livello di massima allerta. Le cancellerie europee seguono con apprensione l’evolversi della situazione, mentre l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha comunicato che “non si registrano aumenti di radiazioni nei siti colpiti.”

L’operazione americana sembra avere avuto un duplice obiettivo: distruggere in modo chirurgico le capacità nucleari dell’Iran e inviare un messaggio politico e militare forte in un contesto regionale sempre più teso. Tuttavia, la sua riuscita apre ora interrogativi cruciali sul futuro degli equilibri mediorientali e sul rischio di escalation generalizzata.

La notte tra il 21 e 22  giugno 2025 – data dell’attacco – potrebbe diventare uno spartiacque nella geopolitica mondiale, così come lo fu il raid contro Osama bin Laden nel 2011. Ma a differenza di allora, oggi le conseguenze rischiano di allargarsi a più fronti, dall’energia globale alla stabilità delle alleanze occidentali, fino alla sicurezza quotidiana dei cittadini nel Mediterraneo allargato.

La storia si è scritta di nuovo nella Situation Room. Ma stavolta, lo ha fatto con un cappellino rosso in primo piano.

Banner Aamps
Banner Yogurteria Gelateria Fiori Rosa
Inassociazione