“Vogliamo le celle aperte”, tre detenuti nordafricani causano disordini in carcere. 4 agenti della Penitenziaria in ospedale
Porto Azzurro (isola d’Elba, Livorno) 4 agosto 2025 “Vogliamo le celle aperte”, tre detenuti nordafricani causano disordini in carcere. 4 agenti della Penitenziaria in ospedale
Nel pomeriggio di ieri, poco dopo le ore 16:30, tre detenuti di origine nordafricana si sono resi protagonisti di gravissimi disordini all’interno della sezione ordinaria in cui erano ristretti”:
lo denuncia Francesco Oliviero, segretario per la Toscana del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
“Il pretesto è stato quello di pretendere le celle aperte senza alcun vincolo di chiusura; al diniego del personale di servizio è seguita un’escalation di atti di devastazione e aggressioni.
Solo grazie alla professionalità e al coraggio del personale e al tempestivo intervento del Gruppo di Supporto locale, si è potuto; non senza notevoli difficoltà, ripristinare l’ordine e la sicurezza all’interno dell’Istituto”.
Il sindacalista rimarca che “quanto accaduto conferma, per l’ennesima volta, le denunce del SAPPE: l’invio indiscriminato di detenuti altamente problematici, già responsabili di criticità in altri istituti della Toscana, sta trasformando la Casa di Reclusione di Porto Azzurro in una polveriera pronta a esplodere.
A ciò si aggiunge una gestione che, a nostro avviso, necessita di un’immediata inversione di rotta: occorrono provvedimenti urgenti, sia sotto il profilo organizzativo che nella selezione dei ristretti da destinare alla struttura”.
Per il SAPPE, “il bilancio odierno è drammatico: quattro unità del Corpo di Polizia Penitenziaria, colpite da violenze e intossicazioni, sono state inviate al Pronto Soccorso di Portoferraio per le cure mediche.
Questo a sole 24 ore da un altro episodio che aveva visto un collega aggredito brutalmente”. “
Non possiamo più tollerare questa deriva: chiediamo l’immediata rimozione dei detenuti responsabili e un serio intervento da parte dei vertici dell’Amministrazione Penitenziaria”, conclude Oliviero.
“La Polizia Penitenziaria non è carne da macello. Pretendiamo sicurezza, rispetto e risposte concrete”.