Vittoria di Giani: numeri, paradossi e interrogativi
Livorno 14 ottobre 2025 Vittoria di Giani: numeri, paradossi e interrogativi
La vittoria di Eugenio Giani alle elezioni regionali 2025 in Toscana sembra netta nei numeri, ma nasconde alcune contraddizioni che meritano una riflessione attenta.
Partiamo dai dati: su 3.007.106 elettori toscani, solo il 47,73% ha partecipato alla tornata elettorale, ovvero circa 1.435.293 persone. Di queste, il 54,07% ha scelto Giani, per un totale stimato di 776.252 voti. Confrontando questo risultato a quello del 2020 — quando, con un’elettorato leggermente più basso (2.987.881), Giani era riuscito ad ottenere 861.894 voti — emerge che oggi la sua base effettiva è più ridotta in termini assoluti.
Infatti, dei 3 milioni circa di toscani aventi diritto, circa 2.230.854 non hanno votato Giani: sono o coloro che non si sono recati alle urne o quelli che hanno scelto candidati alternativi.
Questo panorama porta a una domanda inevitabile: Giani può davvero “festeggiare” come Presidente del popolo toscano, se oltre la metà dell’elettorato non ha scelto lui? Il titolo stesso suona ambiguo: governare sarà senz’altro un successo politico, ma la legittimazione popolare appare più fragile di quanto possa suggerire un’elezione “vinta”.
Il peso della perdita di voti e i cambiamenti politici nel quadro toscano
Molti fattori concorrono a spiegare questa perdita: innanzitutto, l’ingresso del Movimento 5 Stelle in coalizione può aver drenato consensi dall’area di centrosinistra, o spinto molti a non votare il campo progressista. Se nei passaggi elettorali precedenti M5S aveva presentato liste proprie, oggi il suo posizionamento nella coalizione può aver alterato in negativo i risultati elettorali.
In secondo luogo, l’assenza di forze come Italia Viva o +Europa in Toscana può aver depotenziato l’attrattiva verso l’elettorato moderato e centrista. Parte di quell’area, non percependo una valida alternativa moderata, potrebbe aver scelto l’astensione o votato scheda bianca o candidati minori.
Infine, la disillusione politica — un fenomeno già avvertito in molte regioni italiane — sembra aver toccato anche la Toscana. Il crollo dell’affluenza suggerisce che molti cittadini non si sono sentiti rappresentati o coinvolti dalle campagne elettorali o dai rappresentanti politici imposti loro dai partiti nelle liste elettorali. Quando i programmi sembrano simili e le leadership vecchie o rimpastate, il voto perde appeal.
In sostanza, il risultato di Giani è politicamente importante e gli conferisce una vittoria istituzionale, ma non può essere interpretato come una conferma incondizionata di consenso popolare. È un mandato vinto in un contesto di partecipazione scarsa, in cui la maggioranza degli elettori è rimasta fuori dal processo decisionale.
Se vuole effettivamente rappresentare “il popolo toscano”, chi governerà dovrà impegnarsi per riconquistare fiducia, coinvolgere i cittadini, proporre innovazioni e, soprattutto, dimostrare che il voto non è inutile: che le scelte contano, che ogni persona è parte della comunità attiva.