Politica 14 Ottobre 2025

Regionali, Giani trascina la coalizione, ma il PD paga il conto: è lui il vero sconfitto della maggioranza?

Regionali, Giani trascina la coalizione, ma il PD paga il conto: è lui il vero sconfitto della maggioranzaLivorno 14 ottobre 2025 Regionali, Giani trascina la coalizione, ma il PD paga il conto: è lui il vero sconfitto della maggioranza

Regionali Toscana 2025: il PD perde terreno. Giani vince, ma il Partito Democratico è il vero sconfitto della maggioranza?

Eugenio Giani è stato riconfermato alla guida della Regione Toscana, ma dentro la sua coalizione si consuma un equilibrio profondamente diverso rispetto al 2020. Il Partito Democratico, pur restando il perno politico della maggioranza, esce fortemente ridimensionato: passa da 22 consiglieri regionali a 14, perdendo così otto seggi in cinque anni.

Un arretramento che segna una trasformazione interna al campo del centrosinistra, dove crescono le forze minori e le liste civiche, mentre il partito di riferimento vive una fase di evidente contrazione del consenso.

Un seggio in meno, ma una mappa politica completamente diversa

Nel 2020 la coalizione che sosteneva Giani contava 24 consiglieri regionali: 22 del PD e 2 di Italia Viva. Oggi, pur mantenendo la vittoria complessiva con 23 seggi totali, la composizione interna è radicalmente cambiata.

La lista personale di Eugenio Giani entra per la prima volta nel Consiglio regionale con 4 eletti, conquistando consensi che nel 2020 non esistevano. Alleanza Verdi Sinistra ottiene 3 consiglieri, a conferma di una crescita costante della componente ecologista e sociale della coalizione.

Il Movimento 5 Stelle, che nel 2020 aveva un solo rappresentante all’opposizione, oggi entra nella maggioranza con 2 consiglieri, frutto dell’accordo pre-elettorale siglato con il PD e Giani.

Il PD resta al centro, ma senza più la forza di traino

Il Partito Democratico rimane formalmente il cuore della coalizione, ma non è più il partito dominante come un tempo che regge da solo la Toscana. La perdita di otto seggi rappresenta un arretramento politico, simbolico e territoriale: in molte aree storicamente rosse, la lista Giani e le forze alleate hanno intercettato parte del voto moderato e civico che in passato confluiva naturalmente nel PD.

Dietro i numeri, c’è un segnale più profondo: il voto a Giani è sempre più personale, trasversale e autonomo rispetto al marchio di partito. Il presidente uscente ha saputo costruire una rete di consensi che supera le appartenenze tradizionali, ma che lascia il PD più debole in termini di rappresentanza istituzionale.

Una maggioranza plurale ma più fragile

La nuova geografia del centrosinistra toscano racconta di una coalizione vincente ma frammentata, dove l’equilibrio tra le forze diventa più complesso. Giani esce rafforzato personalmente, ma il partito che lo sostiene deve ora gestire la sfida di restare centrale in un’alleanza che si allarga ma si disperde.

Il PD paga probabilmente il prezzo di anni di governo e di un radicamento amministrativo che in alcune zone ha perso freschezza e contatto diretto con i cittadini. La crescita di AVS e della lista Giani segnala invece che l’elettorato progressista toscano cerca volti, temi e linguaggi nuovi, non necessariamente alternativi, ma diversi.

Il futuro del centrosinistra toscano

In questo scenario, la domanda politica è inevitabile: può il PD guidare ancora la Toscana senza più il peso numerico di un tempo? La risposta dipenderà dalla capacità del partito di rigenerarsi, valorizzare i territori e accettare una leadership più collegiale, dove il presidente e le forze alleate giocano ruoli sempre più autonomi.

La vittoria di Giani, dunque, nasconde una verità scomoda: il centrosinistra vince, ma il Partito Democratico arretra. E questa volta, più che mai, il successo del presidente non coincide con quello del suo partito.

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