Decessi esposizione proiettili USA uranio impoverito, Rosignano ricorda Cinelli
Marabotti: Onore al maresciallo maggiore del Tuscania Pasquale Cinelli
Rosignano Marittimo (Livorno) 19 ottobre 2025 Decessi esposizione proiettili uranio impoverito USA, Rosignano ricorda Cinelli
I proiettili all’uranio impoverito sono munizioni realizzate con un metallo estremamente denso e pesante, ricavato come scarto del processo di arricchimento dell’uranio. La loro capacità di perforare mezzi blindati li ha resi armi molto utilizzate nei conflitti moderni, ma a un prezzo altissimo: quando colpiscono un bersaglio, liberano nell’aria micropolveri tossiche e debolmente radioattive che possono essere inalate o assorbite dall’organismo. Numerosi militari impegnati nelle missioni nei Balcani — in particolare in Bosnia — hanno sviluppato negli anni successivi gravi patologie, tra cui tumori, linfomi e forme aggressive di leucemia, verosimilmente legate all’esposizione a queste polveri.
Le armi all’uranio impoverito furono prodotte principalmente da aziende statunitensi attive nel settore bellico, come Alliant Techsystems (ATK), Honeywell, Aerojet e altri appaltatori legati al Dipartimento della Difesa USA, responsabili della realizzazione dei proiettili utilizzati dalla NATO nelle operazioni in ex Jugoslavia. Ma ciò che rende ancora più drammatica questa vicenda è il fatto che molti militari impiegati in quelle missioni non erano stati informati dei rischi reali associati a queste munizioni, né dotati di adeguati dispositivi di protezione.
Il cippo inaugurato oggi in memoria di un militare deceduto a causa dei danni riportati dopo l’esposizione all’uranio impoverito riporta al centro del dibattito una ferita aperta: quella di uomini mandati in missione senza consapevolezza del pericolo, di responsabilità ancora discusse e di famiglie che continuano a chiedere verità e tutela.
“Ricordando oggi Pasquale Cinelli, rendiamo omaggio non soltanto a lui, ma a tutte le donne e a tutti gli uomini, civili e militari, che operano per garantire la pace in terre martoriate, che si espongono nei contesti dove il dialogo è fragile e dove la violenza sembra l’unica lingua parlata. A persone che, ogni giorno, costruiscono speranza là dove la guerra ha distrutto tutto. Perché le guerre, tutte le guerre, sono inutili e intrinsecamente stupide. Lasciamo pure che la storia discuta cause e responsabilità – ha detto il sindaco Claudio Marabotti – ma il risultato è sempre lo stesso: vite spezzate, comunità lacerate. futuri cancellati. Nell’attimo in cui si decide di iniziare o di partecipare a una guerra, in quell’attimo si decide di mandare migliaia di ragazzi a morire, si decide di bruciare risorse che sarebbero preziose per il sostegno ai più deboli, per la cura dei malati, per la ricerca scientifica. Si decide infine di dirottare queste risorse verso la costruzione di ordigni di morte. È per questo che il ripristino e il mantenimento della pace rappresentano senza alcun dubbio la più alta forma di impiego delle forze armate. La più moderna. La più eticamente corretta”.
Questo discorso il sindaco Marabotti l’ha pronunciato nel giorno in cui, in piazza Pardubice a Rosignano Solvay, è stato scoperto dal Comune, il cippo dedicato al maresciallo maggiore Cinelli, un carabiniere paracadutista del Tuscania, morto ad appena 41 anni, riconosciuto “vittima del dovere”. È stata scelta per la cerimonia la data del 19 novembre, in occasione del 25mo anniversario della scomparsa.
Nato a Paola, in Calabria, nel 1959, il sottufficiale era diventato tempo cittadino di Rosignano Solvay, dove aveva deciso di prendere casa dopo essere stato trasferito al primo Reggimento carabinieri paracadutisti Tuscania con sede a Livorno. Con lui c’erano la moglie Giovanna e la figlia Jessica, che al momento della morte del padre aveva appena 9 anni.
A stroncare la vita del militare, Medaglia d’argento al valore dell’Esercito, rientrato in Italia da pochi mesi dopo aver partecipato a diverse missioni all’estero fra cui in Bosnia, fu un tumore al colon che si era esteso a polmone, fegato, peritoneo e ossa. Cinelli era stato esposto a numerosi fattori di rischio, quali inquinamento atmosferico, la contaminazione tossica provocata dai proiettili a uranio impoverito, nonché le esalazioni dei gas di scarico degli automezzi bellici e dei solventi chimici usati per la pulizia delle armi.
La Medaglia d’argento era stata conferita a Cinelli perché in Somalia, durante l’operazione IBIS (si era nel 1993) in qualità di comandante di squadra dei Carabinieri paracadutisti, nell’ambito dell’operazione di Peace Keeping a cui partecipavano anche forze italiane. dopo un violento scontro a fuoco con guerriglieri somali, si era prodigato per ore, sotto il fuoco avversario, con grande coraggio e generosità, a portare in salvo numerosi feriti.
“Il maresciallo maggiore Cinelli apparteneva a quella schiera di servitori dello Stato che interpretano il proprio ruolo con onore, dedizione e umanità – ha sottolineato il sindaco Marabotti durante la cerimonia – nonostante la giovane età aveva già costruito un curriculum luminoso, segnato più dal valore che dalle parole. Il suo coraggio emerse in modo esemplare nel 1993 in Somalia, dove non esitò un istante a soccorrere numerosi compagni feriti, manovrando un veicolo corazzato con straordinaria perizia e con profondo senso etico (…). Ricordare Pasquale Cinelli significa affermare che la pace non è debolezza ma forza. Non è illusione, ma conquista. Non è un ideale astratto, ma un compito concreto che richiede coraggio, sacrificio e visione”.
Al microfono di piazza Pardubice, davanti al Gonfaloni del Comune di Rosignano e di Paola, dove il maresciallo era nato, si sono poi alternati il sindaco della città calabrese Roberto Perrotta, che a sua volta ha sottolineato come Cinelli abbia offerto una testimonianza alta del servizio e del dovere. Ha quindi preso la parola il generale in pensione Antonino Troìa e infine Don Matteo, parroco della chiesa di Santa Teresa, che ha proposto una lettura da San Paolo, prima della benedizione della targa. Il silenzio suonato dalla tromba, le rappresentanze d’arma schierate, tanti rosignanesi che avevano conosciuto Cinelli, tanti amici e amiche della moglie Giovanna e della figlia Jessica, che hanno continuato a vivere a Rosignano. La commozione della signora Giovanna è stata forte quando ha preso la parola per ringraziare tutti i presenti, fra cui tantissimi calabresi arrivati a Rosignano per la cerimonia. E l’emozione fra le tantissime persone presenti in piazza Pardubice, è stata palpabile quando, militarmente, la signora Giovanna ha “chiamato” i militari del Tuscania inquadrati nella Folgore che hanno risposto all’appello.
Sono stati il sindaco Marabotti e il sindaco Perrotta a scoprire poi il cippo, che fino quel momento era rimasto nascosto sotto il tricolore. Subito dopo è stata deposta dal vicesindaco Mario Settino e dall’assessora Cristina Santinelli una corona di alloro.
“Onore – come ha detto Marabotti – al maresciallo maggiore Pasquale Cinelli. Onore a tutti coloro che hanno servito e servono la pace”.
