“Attaccare il Prefetto per attaccare il Governo è un boomerang”
Livorno 11 dicembre 2025 “Attaccare il Prefetto per attaccare il Governo è un boomerang”
Tenerini, Amato (Forza Italia): “Attaccare il prefetto per attaccare il Governo è un boomerang. La sicurezza non è una fiction”
«In queste ore stiamo assistendo a uno spettacolo che, se non riguardasse la sicurezza dei cittadini, rasenterebbe la sceneggiatura di una fiction: il sindaco che polemizza contro il prefetto, trascina dentro il Governo e costruisce una narrazione che ignora sia i fatti sia la legge.
Vale la pena ricordare – perché a quanto pare qualcuno a Palazzo Civico lo dimentica – quali siano le funzioni del prefetto: rappresentare lo Stato sul territorio, garantire l’ordine e la sicurezza pubblica, coordinare le forze dell’ordine e intervenire quando emergono criticità documentate.
È esattamente ciò che è accaduto: nessuna invasione di campo, solo l’esercizio delle prerogative che la legge attribuisce al prefetto.
Colpisce poi la disinvoltura con cui il sindaco parla di un Governo “manchevole”, quando la verità è l’opposto: finalmente questo Governo ha ricominciato a rafforzare gli organici delle forze dell’ordine, inviando nuovo personale a Livorno e in provincia dopo anni in cui i governi precedenti avevano progressivamente impoverito i presìdi, lasciando il territorio senza investimenti e senza risposte.
I fatti dicono questo, non le narrazioni di comodo.
Poi c’è la vicenda delle baracchine, che il sindaco vorrebbe trasformare in un racconto fantastico.
È stato il Comune – non il prefetto – ad annunciare la rimozione, a votare atti in quella direzione e a costruire un cronoprogramma che oggi finge di non conoscere.
Il prefetto ha semplicemente fatto ciò che deve fare: ricordare al sindaco le decisioni che lui stesso ha assunto e sollecitarne l’attuazione in presenza di criticità di sicurezza.
Non è politica: è amministrazione.
Ed è qui che emerge la parte più surreale della polemica.
Il sindaco accusa il prefetto di “ingerirsi” nelle scelte del Comune, come se il prefetto si stesse assumendo decisioni politiche al posto suo.
Ma è il sindaco – non il prefetto – a trasformare una normale attività istituzionale in uno scontro politico.
Perché, diciamolo con franchezza: se davvero percepisce il prefetto come un soggetto che “invade” la sfera politica, allora significa che è infastidito dal fatto che qualcuno lo richiami alle sue responsabilità.
E forse gli dà particolarmente fastidio che a farlo sia un prefetto nominato da un Governo che non è il suo.
È questa la chiave del suo nervosismo, non certo l’operato del prefetto.
Quanto poi all’improvvisa allergia verso strumenti come le cosiddette zone rosse, suggerirei memoria e prudenza.
Misure di questo tipo derivano da norme introdotte anni fa proprio dal centrosinistra e sono state applicate sistematicamente da sindaci PD in città come Bologna, Firenze, Milano e Perugia.
Allora erano considerate indispensabili, oggi diventano un tabù: le geometrie della coerenza sono davvero sorprendenti.
Il punto, però, è un altro: il prefetto ha fatto esattamente ciò che la legge gli impone.
Il sindaco, invece, continua a evitare il merito e a trasformare ogni rilievo in una polemica politica.
La città ha bisogno di scelte coraggiose e di responsabilità, non di sceneggiate istituzionali.»
