Comune di Livorno 10 Aprile 2019

Nogarin, il resoconto di cinque anni (testo e video)

Ecco cosa ha detto nella sua diretta Facebook dedicata al suo bilancio di mandato

Ecco qui di seguito, insieme al video, il testo della relazione di fine mandato che il sindaco ha fatto ieri pomeriggio tramite la diretta facebook dalla sua pagina istituzionale.

Quello che voglio fare oggi è raccontare ai cittadini livornesi quali sono stati i principali effetti politico-sociali prodotti dall’azione di questa amministrazione.

Perché è vero che viviamo in un’epoca di bombardamento informativo pressoché costante.

Ma è anche vero che, proprio in ragione di questo continuo flusso di notizie che ci arrivano in maniera assolutamente automatica, stiamo perdendo la capacità di selezionare le informazioni e di riconoscere prima di tutto a noi stessi quello che è realmente giusto e fatto nell’interesse comune da ciò che non lo è.

C’è una tendenza ormai diffusa nel mondo della politica a non usare l’onestà intellettuale o più semplicemente il “buon senso” e questo ritengo sia uno dei mali peggiori del nostro tempo che dobbiamo tutti insieme sconfiggere.

L’obiettivo di questa relazione di fine mandato è dare ai cittadini un quadro generale degli effetti prodotti dalla nostra azione politica e amministrativa. Un quadro che troppo spesso finisce per rimanere sotto traccia rispetto ai piccoli accadimenti particolari che occupano le cronache cittadine.
Lo dico subito: non abbiamo affidato incarichi esterni per realizzare questa relazione e non abbiamo nemmeno inviato questo testo ai cittadini. Come invece è consuetudine in altre realtà, con i sindaci che pagano questo tipo di operazioni con soldi pubblici.

Ma andiamo oltre.

I principi cardine attorno al quale ha ruotato l’intera azione politica di questi 5 anni sono essenzialmente tre:

– Il rispetto dei soldi dei cittadini

– Lo sguardo verso il futuro

– La tutela dell’interesse generale a scapito dell’interesse particolare

Sembrano frasi fatte, ma in una città che per troppi anni non ha conosciuto una vera e propria alternanza nella sua guida, diventano elementi cardine di un processo di trasformazione che guarda al lungo periodo a scapito di un consenso immediato. Tutte le politiche di medio e lungo periodo erano state completamente azzerate.

Siamo stati accusati in questi anni di aver forzato la mano su alcune partite, imponendo cambiamenti eccessivamente impattanti senza dare ai cittadini la possibilità di discutere e di prepararsi. Bene, forse in alcuni casi questo è vero. Ma il motivo è che per troppo tempo la città si è seduta su se stessa e i processi di modernizzazione sono stati rimandati “sine die”.
Eppure, se si guarda poi ai numeri, si scopre che alcune scelte fatte, seppur impopolari, seppur controverse, seppur migliorabili, hanno prodotto risultati concreti di cui stanno già cominciando a beneficiare i cittadini di Livorno e di cui beneficeremo nel prossimo futuro, ancora di più, tutti quanti.

Mancano esattamente 46 giorni alle elezioni amministrative, dopodiché si concluderà la mia esperienza da sindaco di Livorno.
Concedetemi un inciso: è stato un privilegio assoluto mettermi al servizio di questa città, di quest’aula, di questa giunta e in generale di ciascuno dei 157.783 livornesi. E’ stata un’esperienza unica, uno sforzo quotidiano sano, fatto con piacere e orgoglio ogni minuto, anche nelle situazioni più difficili e drammatiche e credetemi ce ne sono state.

Io ho un solo grande rammarico, legato a questi 5 anni.

Ricevere la notizia che 8 nostri concittadini avevano perso la vita a seguito dell’alluvione mi ha provocato un dolore immenso e la prima reazione è stata emotiva, e non razionale espressione di un dolore enorme che nessun sindaco vorrebbe mai vivere e questo, seppur comprensibile e umano, ogni volta che ci ripenso non lo perdono a me stesso prima di tutto.

In quelle ore era necessario farsi immediatamente catalizzatori del dolore di una città intera e dire ai livornesi: “Siamo caduti, ma sapremo rialzarci. E io sarò il primo a metterci l’anima e la testa per fare in modo che questo accada”. Invece nell’immediato ho reagito esprimendo il mio dolore e la mia rabbia come un sindaco non dovrebbe fare. Vedere otto persone perdere la vita in poche ore, nella propria città, quando tutti pensavamo di essere al sicuro, non è accettabile. Questa calamità naturale ha segnato la città, come ha segnato me e la mia anima in modo indelebile.

Per tutto il resto, al contrario, rivendico direttamente e in prima persona la paternità e la bontà delle scelte compiute anche le più discusse. In materia di ambiente, di mobilità, di lavori pubblici, di promozione e sviluppo turistico e culturale, di decoro e sicurezza urbana, di valorizzazione e ascolto delle capacità e dell’ingegno di moltissimi cittadini di Livorno che in questi anni sono venuti a propormi idee e progetti e hanno sempre trovato la mia porta aperta.

E rivendico altresì la capacità di portare Livorno al centro di un dibattito nazionale come lo è stata in pochi altri momenti della sua storia.

Sembra passata un’era geologica da quando il partito unico della Toscana decideva di estromettere Livorno alla presidenza dell’Autorità idrica regionale, arrivando persino a cambiare lo statuto ad hoc nottetempo, pur di non farci sedere in quel contesto.

Oggi il sindaco di Livorno, non Filippo Nogarin, il sindaco di Livorno, è vicepresidente nazionale di Anci e ogni giovedì siede in conferenza unificata spesso in rappresentanza di 7918 comuni, per stabilire con il governo quali sono le politiche più urgenti per lo sviluppo degli enti locali.

Un ruolo di primo piano sullo scacchiere nazionale che ci siamo guadagnati, come città e come amministrazione, portando avanti battaglie durissime a difesa dei cittadini, dei loro soldi e soprattutto del loro futuro.

Il 5 aprile scorso, così come prevede il decreto legislativo 149 del 2016, abbiamo trasmesso la relazione di fine mandato alla sezione regionale della Corte dei conti, dopo aver ottenuto il via libera alla pubblicazione da parte dei revisori dei conti del Comune di Livorno. Un adempimento normativo, ovviamente, ma che ha un valore concreto, reale, con ricadute pratiche su ciascuno dei nostri concittadini. Con la relazione di fine mandato, quella ufficiale, noi portiamo all’autorità contabile le prove che i conti dell’ente sono in perfetto ordine.

Che in questi cinque anni le politiche messe in campo a favore dei cittadini di oggi, non determineranno un peggioramento delle condizioni di vita per quelli di domani. Al contrario.

Nel 2014 ci siamo presentati alla città con un programma ambizioso e molto puntuale. Un programma, che non poteva tenere conto dell’emergenza che ci ha colpito e che ha richiesto uno sforzo enorme di tutta l’Amministrazione. Nonostante questo, un’analisi puntuale delle linee di mandato portate all’approvazione del Consiglio comunale del 5 settembre scorso ci dice che in questi cinque anni abbiamo raggiunto circa il 67% degli obiettivi.

Un risultato che avremmo voluto fosse ben più soddisfacente, ma mai avremmo pensato, agli albori di questa avventura, che avremmo dovuto concentrare per quasi due anni buona parte delle nostre energie sul tirare fuori dalle sabbie mobili una delle più grandi aziende della nostra città. Sto parlando ovviamente dell’Aamps.

Qualcuno avrebbe voluto che, davanti a un buco da 42 milioni di euro, l’amministrazione mettesse mano al portafogli, iper tassando i livornesi, iniettasse nuovo capitale e lasciasse tutto com’era prima.

Questo avrebbe significato nascondere ancora una vola la polvere sotto il tappeto, come è sempre stato fatto e facendo ancora una volta un torto ai nostri figli, più che a noi stessi.

Noi ci siamo messi di traverso e abbiamo rotto questa consuetudine malata.

Perché c’è una cosa che ho imparato in questa consiliatura: non esistono pranzi gratis. Il momento di fare i conti arriva sempre.

Grazie a una procedura innovativa per un’azienda pubblica, che oggi fa scuola in tutta Italia, abbiamo risanato i conti di Aamps, avviato il pagamento dei suoi debiti, saldando i creditori – che sono aziende del nostro territorio, gente che dà lavoro a centinaia di persone – con due anni di anticipo e soprattutto messo l’azienda in condizione di stare sul mercato con le sue gambe, cambiando un paradigma consolidato che tanto in ogni caso paga pantalone.

In due anni il debito pregresso si è dimezzato, le passività annuali sono solo un ricordo, il valore della produzione dell’azienda si è impennato, la spesa per il personale è cresciuta visto che sono stati assunti 53 nuovi lavoratori, di cui 40 nell’ultimo anno. Nel frattempo i servizi ai cittadini si sono moltiplicati e sono ripartiti gli investimenti per dotare la città di impianti moderni e green, che prima non erano nemmeno pensabili.

Un piccolo capolavoro gestionale che però non è una mosca bianca all’interno di un quadro a tinte fosche. Al contrario.
Tutte le società partecipate, che in molti altri Comuni d’Italia costituiscono una voragine mangiasoldi che fa sparire milioni di euro dei cittadini e che servono solo a garantire poltrone agli amici degli amici, hanno conti migliori rispetto al passato e hanno ricominciato a dare lavoro. Lavoro vero.

Le farmacie che dovevano essere privatizzate sono più solide che mai e hanno assunto 21 persone in 3 anni.

La Spil ha intrapreso un percorso di rientro da un debito di oltre 50 milioni di euro e ha creato le condizioni per un reale sviluppo industriale di un’area strategica del porto.

Casalp ha cominciato finalmente a perseguire i furbi delle case popolari, persone che hanno le risorse economiche per pagare il canone ma che preferiscono utilizzarle per altro, che hanno determinato un indebitamento complessivo di 13 milioni di euro.

E in ultimo la Fondazione Goldoni il cui patrimonio netto, per la prima volta è andato in attivo, grazie a un’attività di fund raising che ha trasformato il foyer in una piccola casa museo che accoglie gli spettatori con opere d’arte e documenti storici unici.

C’è un motivo per cui è stato possibile raggiungere questi risultati dal punto di vista della gestione dei conti.

Abbiamo messo le persone migliori nei posti importanti. Abbiamo scelto i professionisti sulla base dei loro curricula e non sulla base dell’appartenenza o delle tessere di partito che avevano in tasca.

Lo stesso, identico, criterio con cui nel 2014 ho scelto insieme alla vicesindaco e a poche altre persone, i componenti della mia giunta. Rivendico la bontà di ogni scelta fatta, perché ciascuno di loro, anche chi oggi non fa più parte della squadra, ha dato il suo contributo a far fare alla città un passo in avanti in direzione della modernità.

A questo punto direi che è il momento di accelerare, andrò un po’ più spedito e comincerò a mettere in fila alcuni numeri, organizzati sulla base di 5 concetti chiave.

Cinque obiettivi trasversali che abbiamo perseguito con determinazione.

 

Il primo è l’EQUITA’.

In questi anni abbiamo combattuto le ingiustizie sociali su più fronti. Cancellando i privilegi regalati a pochi fortunati o fedeli nel corso del tempo e cercando di modificare le modalità di accesso ad alcuni contributi comunali, privilegiando criteri oggettivi rispetto a una discrezionalità poco trasparente.

– Equità significa prima di tutto giustizia sociale.

A Livorno abbiamo creato un sistema di fisco amico, Serpichino, realizzato internamente al comune, che ci ha permesso di quadruplicare la riscossione volontaria: dall’8% del 2014 siamo passati al 30%, inviando 8mila lettere ai cittadini e chiedendo a chi era nelle condizioni economiche per farlo di saldare i loro debiti con la pubblica amministrazione ed il 30% delle persone contattate si sono presentate ai nostri sportelli per saldare.

Allo stesso tempo abbiamo aggredito i vecchi crediti.

Tra il 2015 e il 2018 il centro unico della riscossione, che abbiamo poi sostituito con l’agenzia delle entrate, ha inviato 38.070 ingiunzioni fiscali per un valore complessivo di quasi 34 milioni di euro. Di questi ne abbiamo incassati oltre il 20%.

Grazie a questa doppia azione siamo riusciti a diventare una delle città più virtuose del paese per quanto riguarda la fedeltà fiscale.

Pensate che, se guardiamo alla Tari, nel 2018 il 77,6% dei cittadini ha pagato entro l’anno.

La media dei comuni che fanno registrare la performance migliore in Italia, che sono i Comuni del Piemonte, è del 76,9%. Noi lo scorso anno abbiamo fatto meglio e nel corso degli ultimi 4 anni, solo di Tari, siamo riusciti ad incassare ben 11 milioni di euro di crediti.

Un lavoro eccellente, che fa il paio con la semplificazione normativa abbiamo adottato per tutte le imprese che, dallo scorso anno, nel momento in cui si registrano al Suap non devono più fare la dichiarazione Tari.
Una semplificazione procedurale che da quest’anno riguarda anche i cittadini comuni che cambiano residenza che non sono più costretti a fare la doppia dichiarazione. E stiamo parlando di numeri importanti, visto che negli ultimi 5 anni si sono registrati 22mila casi simili.

Grazie a questo lavoro sul recupero fiscale abbiamo posto le condizioni per fare in modo che un caso Aamps non si ripeta mai più.

– Equità significa dunque avere rispetto dei soldi dei cittadini. E in questo senso il capolavoro ha riguardato le società partecipate.

Quando siamo entrati in Comune abbiamo scoperto di avere società strapiene di debiti, quasi cento milioni di euro tra Aamps, Spil e le Farmacie.

Società sull’orlo del fallimento o della dismissione e che, se non fossimo intervenuti, avrebbero costretto l’Ente a rinunciare ad asset fondamentali, a licenziare decine di persone e a triplicare le tasse per i cittadini senza risolvere nulla.

Abbiamo scelto una strada diversa e nel giro degli ultimi 3 anni queste società hanno assunto più di 60 persone e risanato i loro conti.

Cari cittadini, avevano lasciato un macigno sulle vostre spalle. un macigno fatto di debiti che avreste dovuto pagare voi per primi e che avreste lasciato in eredità ai vostri figli.

Ecco perché abbiamo deciso di intentare in due casi un’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori precedenti, perché non è possibile che a pagare siano sempre e solo i cittadini.

Da parte mia, lo sapete benissimo per alcune scelte fatte in questi anni, proprio in merito alla gestione delle partecipate, ho preso 4 avvisi di garanzia. Quello che forse non sapete è che queste 4 indagini a mio carico sono state tutte archiviate.

Ma torniamo al tema centrale, l’equità.

– Equità è avere organizzato una commissione speciale sull’emergenza abitativa ed essere riusciti ad assegnare 759 alloggi in quattro anni e avviare finalmente i primi sgomberi di case popolari per morosità colpevole. Questo ci ha permesso di ridurre in maniera significativa ma certamente non sufficiente il numero di case occupate, liberando e rimettendo sul mercato 70 alloggi e andando a colpire, grazie ad un’intensa attività di polizia giudiziaria, non chi vive una condizione di disagio, che a Livorno è ben visibile. Ma chi fa il furbo e vive in una casa occupata, pur avendo un mercedes posteggiato in strada.

Tutto questo ci ha permesso di far fronte alla più grande emergenza abitativa degli ultimi anni, con un incremento esponenziale degli sfratti per morosità incolpevole che siamo riusciti ad arginare solo grazie a un lavoro sinergico con la Prefettura e i sindacati casa a partire dal 2017.

– Equità è avere introdotto per primi in Italia la sperimentazione del Reddito di cittadinanza, andando a dare un sostegno economico a poco meno di 700 persone in due anni e mezzo, abbandonando l’ottica dello stato sociale permanente.
Il grande punto di forza di questa sperimentazione è stato proprio questo: riuscire a raggiungere persone che erano sconosciute ai servizi sociali e che non avevano accesso ad alcuna misura di sostegno e che, grazie al nostro reddito, sono riuscite a rimettersi in gioco.

Per il resto abbiamo mantenuto alta la spesa per il sociale andando a dare una mano alle 1190 persone che oggi beneficiano di un sostegno al reddito, e ai 1228 minori in carico ai nostri servizi sociali.

– Equità ha significato anche metterci dalla parte dei più deboli. Delle coppie omosessuali, che a Livorno hanno sempre trovato la loro casa naturale per sposarsi e mettere su famiglia. Delle donne maltrattate che, primo caso in Toscana e tra i primissimi in Italia, hanno avuto il supporto del Comune che ha chiesto di costituirsi parte civile in un processo per violenza di genere.

Ma anche mettersi dalla parte di chi soffre di una delle patologie del nostro tempo, il gioco d’azzardo.

Pensate che nel 2001 il Comune ha rilasciato l’autorizzazione per l’attivazione di ben 140 apparecchi per la vincita in denaro. E negli anni successivi siamo rimasti su queste cifre.

Negli ultimi 3 anni invece non solo abbiamo rilasciato 10 licenze in tutto, ma soprattutto abbiamo approvato un regolamento che ci permetterà di non vedere nuove aperture sul nostro territorio e, al contrario, di chiudere qualche esercizio.

Perché le regole ci sono da tempo, ma non sempre vengono rispettate.

Avete visto una delle ultime sale slot aperte in città? Sta a duecento metri dal Nautico, che sarebbe uno dei famosi luoghi sensibili. Come è possibile che abbia ottenuto il nulla osta ad aprire?
Ecco, questo è il motivo per cui abbiamo voluto siglare un protocollo con la questura per il rispetto del distanziometro.

Perché i dati ci dicono che nel 2016 ogni famiglia residente in provincia di Livorno ha speso 273 euro in gioco d’azzardo. La metà di quanto ha investito per fare la spesa, per mangiare e bere.

Non potevamo rimanere indifferenti davanti a numeri come questi e non lo abbiamo fatto.

– Equità e rispetto dei soldi dei cittadini significa anche aver ridotto l’indebitamento del Comune di 4 milioni di euro, portandolo in 5 anni da 70,3 milioni di euro a 66,3 milioni.

Un intervento che fa il paio con la riduzione dei costi della politica, con le spese di rappresentanza che si sono ridotte di oltre un terzo.

La seconda stella polare che ha guidato la nostra azione di governo è riassumibile in un concetto: SOSTENIBILITA’.

La Livorno di oggi è una città che, a differenza di quella che abbiamo trovato, pensa al proprio futuro e investe sul proprio futuro.

– Sostenibilità, infatti, è mettere in sicurezza il nostro patrimonio scolastico con un piano degli investimenti che negli ultimi 5 anni è cresciuto in maniera esponenziale.

I fondi per la manutenzione ordinaria sono passati da 627mila euro a 1,5 milioni.

La manutenzione straordinaria, che poi è la voce che fa la differenza tra avere scuole sicure o non sicure, è passata da 223mila euro nel 2014 a 2,3 milioni nel 2018, praticamente 10 volte tanto.

Abbiamo destinato 1,5 milioni solo nell’ultimo anno alla messa a norma delle scuole per quanto riguarda i sistemi antincendio e soprattutto nel 2017 abbiamo completato un piano di riqualificazione che ci ha permesso di capire una cosa: avevamo due scuole non più recuperabili.
E allora cosa abbiamo fatto?

Ci siamo messi a cercare finanziamenti europei e regionali, abbiamo realizzato progetti importanti e abbiamo ottenuto le risorse necessarie a costruire due nuovi poli scolastici. Lo 0-6 di via Coltellini e il raddoppio delle Bartolena. Parliamo di interventi che nei prossimi 3 anni supereranno quota 11,5 milioni di euro.

Ma non ci siamo concentrati solo sull’edilizia scolastica. In questi 4 anni abbiamo investito oltre 18 milioni di euro per garantire le esenzioni o le agevolazioni sulle rette nelle nostre scuole comunali a 19.967 bambini. Un incremento di spesa costante per dare una mano in particolare a una fascia di utenza medio bassa che in questi anni, a causa della crisi economica, ha visto i propri salari e la propria capacità di spesa contrarsi drasticamente.

Aggiungo che siamo riusciti a fare tutto questo all’interno di un periodo congiunturale tutt’altro che favorevole.

Le nuove regole di bilancio introdotte a livello nazionale, una riduzione significativa del valore medio dell’Irpef dei livornesi, le novità rappresentate dal fenomeno degli affitti brevi, i cui effetti si sono fatti pesantemente sentire sul calcolo dell’Imu, e il taglio drastico del fondo di solidarietà hanno portato il Comune di Livorno in questi a dovere fare i conti con sempre minori entrate.

A pesare in maniera preponderante è stato l’incremento del fondo crediti di dubbia esigibilità che il legislatore ha portato dal 35% del 2015 all’85% del 2019. Il risultato è che quattro anni fa il Comune era costretto ad accantonare 39,4 milioni di euro per coprire eventuali mancati introiti, mentre oggi mette da parte 94 milioni.

Il che limita la nostra capacità di spesa.

Se poi ci aggiungiamo un fondo di solidarietà che negli ultimi due anni si è ridotto di oltre un milione di euro, il quadro è completo.

Questo ci ha impedito di portare avanti politiche di riduzione delle imposte ai cittadini livornesi più evidenti. Prima di poterlo fare, abbiamo dovuto razionalizzare i servizi, efficientandoli e riducendo gli sprechi.

Ci siamo riusciti ad esempio con Aamps, il cui costo del contratto di servizio si è ridotto rispetto al 2015 di 2,6 milioni di euro, da 35,7 milioni a 33,1 e che arriverà ad essere nel 2021 il più basso di sempre.

Grazie a questo lavoro siamo stati in grado di ridurre progressivamente la tassa rifiuti sia alle famiglie livornesi – per le quali è calata in 3 anni del 9,07% – sia alle imprese che oggi spendono meno di prima, con una con una forbice che va da un -3,5% a un – 12% circa.
Non solo. Nel 2016 abbiamo anche eliminato la tassa sull’ombra per dare un’opportunità in più a ciascun commerciante che ha potuto risparmiare alcune centinaia di euro e soprattutto rendere più belle e animate le vie della nostra città.

Tanti piccoli passi, resi possibili da una politica attenta e da un contrasto puntuale all’evasione fiscale, come abbiamo visto.

Ma torniamo alla Sostenibilità, che in questi anni è stata soprattutto ambientale.

E la nostra rivoluzione si è concentrata in particolare sulla gestione dei rifiuti.

Al di là dell’impennata della percentuale di raccolta differenziata, passata in questi anni dal 39% al 65%, il dato che vorrei sottolineare è un altro.

Rispetto al 2014 abbiamo ridotto di oltre il 20% la nostra produzione di rifiuti indifferenziati: siamo passati da 48mila a 38mila tonnellate l’anno, destinate a diventare 30mila entro la fine del periodo di concordato, quando potremo avviare lo spegnimento dell’inceneritore di Livorno, così come promesso.

E qui lasciatemi aprire una piccola parentesi.

La scelta dello spegnimento dell’impianto è stata presa ormai 3 anni fa, e rientra nelle linee di mandato dell’attuale vertice di Aamps.

Chi racconta che si possa fermare l’inceneritore dall’oggi al domani, mente. Serviva un percorso a tappe e noi le tappe le stiamo rispettando.

Abbiamo allegato una perizia al piano di concordato per stimare i costi necessari a coprire lo spegnimento e lo smantellamento dell’impianto.

Abbiamo raggiunto l’obiettivo del 65% di differenziata che ci eravamo prefissi per il 2018 e ora puntiamo a quota 75% entro due anni.

Abbiamo ridotto il quantitativo di rifiuti  proveniente da Livorno, destinato all’incenerimento.

Abbiamo completato la progettazione di un impianto alternativo che andrà autorizzato dall’Ato

Abbiamo richiesto uno studio puntuale sugli effetti in tariffa dello spegnimento dell’impianto.

Questi sono fatti. Non intenzioni. Per il momento l’inceneritore, che chi c’era prima voleva potenziare, brucia esattamente quanto brucia da quando è stato realizzato.
E così sarà fino a che il piano con il quale azzereremo l’enorme debito di Aamps – altra bella eredità lasciata sulle spalle dei livornesi, non certo da questa amministrazione – non sarà portato a compimento.

Tornando alla sostenibilità, l’introduzione del porta a porta in città ha determinato uno stravolgimento delle abitudini dei cittadini che, lo dico senza timori, sono i nostri eroi in questo processo di modernizzazione. Con il tempo il servizio è stato migliorato sempre più e adattato ad alcune specifiche necessità. Parallelamente sono stati incrementati numerosi servizi ambientali: dai ritiri gratuiti degli ingombranti e degli sfalci, all’incremento del numero dei cestini nei parchi e in generale in città.

Dal raddoppio dei passaggi nel centro e sotto i portici di via grande, all’istituzione degli ispettori ambientali per contrastare il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti, alla realizzazione del progetto Mare Vivo che ci ha permesso di portare la differenziata addirittura sul Romito con l’aiuto dei volontari che solo l’estate scorsa hanno rimosso quasi 17 tonnellate di rifiuti.

Senza dimenticare il raddoppio del numero di fontanelle dell’acqua pubblica, che abbiamo finanziato e installato in tutta la città e che oggi consentono alle famiglie livornesi di risparmiare quasi un milione di euro l’anno in bottiglie di plastica e casse d’acqua.

Allo stesso tempo abbiamo potenziato gli interventi di contrasto da parte della polizia municipale che ha quasi raddoppiato il numero di controlli, passando dai 380 l’anno del 2014 ai 720 del 2018, e permesso di sanzionare solo nell’ultimo anno 480 persone che si sono macchiate di reati ambientali.

Un lavoro sinergico che ci ha permesso di rendere Livorno più pulita, ordinata e capace di graduare con ottimismo al proprio futuro.

Ma la sostenibilità è stata la nostra stella polare anche in materia di gestione del traffico.

Il nostro primo obiettivo dichiarato è sempre stato quello di disincentivare l’uso del mezzo privato a beneficio del pubblico.

Il secondo è stato quello di garantire la sicurezza degli automobilisti, dei ciclisti e dei pedoni.

Per raggiungere il primo obiettivo, per prima cosa, abbiamo potenziato l’offerta di mezzi pubblici alternativi all’automobile.

Dal bike sharing, che sta conoscendo in questi mesi una nuova primavera con 5mila prelievi di biciclette, all’istituzione di due linee di autobus ad alta frequenza che tagliano la città da nord a sud e lungo l’asse mare stazione ogni 7 minuti.

Non solo.

Abbiamo investito 40 mila euro nell’ultimo anno per annullare gli aumenti degli abbonamenti dell’autobus imposti dalla Regione Toscana a 1.200 persone, in particolare anziani e studenti, con reddito Isee sotto i 36mila euro.

Abbiamo istituito gli autobus gratuiti nelle notti d’estate e per tutto il mese di dicembre per andare incontro alle esigenze dei giovani e dei commercianti.

Abbiamo istituito una serie di servizi aggiuntivi come il taxi sostitutivo, e il taxi scuola utilizzati da 12.737 persone l’anno.

Il potenziamento del mezzo pubblico è andato di pari passo con un disincentivo del mezzo privato.
Mettere a pagamento i contrassegni della sosta nel centro cittadino ha avuto anche questo effetto. Da un lato abbiamo avviato una revisione del numero di permessi, dall’altro abbiamo scovato una buona dose di furbetti che avevano il contrassegno pur non avendone diritto. Il risultato è che oggi ci sono 3mila contrassegni in meno in circolazione e dunque 3mila auto in meno che sostano stabilmente in centro città.

Il risultato si vede nelle emissioni di pm10 nell’aria: tra il 2015 e il 2018 tutte le centraline presenti in città hanno fatto registrare un calo significativo del numero di giorni di sforamento dei limiti consentiti per legge.

E nei prossimi anni questo dato è destinato a calare ancora di più visto che abbiamo messo in programmazione una serie di interventi per implementare il numero dei servizi alternativi all’auto privata e per potenziare e incrementare il numero di infrastrutture esistenti.

A breve partiranno infatti i lavori per le ciclabili di via Galilei e viale di Antignano, verranno incrementate di numero le stazioni del bike sharing e ampliate le postazioni esistenti, verranno collocate oltre 100 rastrelliere nuove in città e realizzate 7 corsie preferenziali per gli autobus, oltre a una velostazione e ad alcuni percorsi di pedibus.

Progetti concreti, già finanziati e avviati. Non un libro dei sogni.

Ma la sostenibilità di un piano del traffico è data anche dall’organizzazione dei parcheggi.

Nel corso dell’ultimo anno abbiamo avviato una revisione del sistema della sosta nel centro cittadino, aprendo molte aree commerciali ai cittadini delle periferie che fino ad ora non potevano posteggiare in queste zone. Ora possono farlo.

Un intervento che ha suscitato alcuni mal di pancia e che stiamo correggendo in alcuni dettagli, ma anche un intervento che ha messo per la prima volta in sicurezza le nostre strade, che ora sono più ordinate e in cui i mezzi di soccorso possono passare senza timore di trovare automobili posteggiate in curva a fare loro da tappo.

Un provvedimento che è la base di lavoro di quel piano urbano per la mobilità sostenibile di cui è stato finanziato lo studio di fattibilità e che verrà avviato entro la fine del mandato.

Come verrà avviato il progetto Sipis, uno dei fiori all’occhiello di questa amministrazione, destinato a far parlare di Livorno tutta Italia. Proprio nell’ottica della sostenibilità.

Non solo sostituiremo con i led tutti i 16mila punti luce del sistema di illuminazione della città, ma trasformeremo ogni lampione e ogni semaforo in una centralina intelligente. Creeremo una vera e propria smart city, sfruttando la rete pubblica più capillare che esista.

Il risultato sarà l’abbattimento del nostro consumo energetico fino al 70%, ma soprattutto la creazione di una serie di servizi interattivi alla cittadinanza.

Ciò che invece siamo già riusciti a portare a termine è il più grande intervento di bonifica della storia della città, con la rimozione di 1550 metri cubi di terra contaminata da amianto dal parco pubblico più grande di Livorno. Mi riferisco ovviamente a Villa Corridi che finalmente tra qualche giorno tornerà nella disponibilità della cittadinanza.
Ma se Villa Corridi resta il vero polmone verde di Livorno, in questi anni abbiamo anche lavorato per il futuro: solo negli ultimi due anni abbiamo piantato oltre 500 alberi e circa 2000 arbusti andando a creare veri e propri nuovi parchi, come il parco Cocchella, grazie alla collaborazione dei ragazzi delle scuole che sono il vero motore del cambiamento.

Un piano di ripiantumazione e di rafforzamento del patrimonio arboreo della città che è andato di pari passo con l’altra grande opera portata a compimento da questa amministrazione e che disegnerà il futuro della città di Livorno: quel piano strutturale che abbiamo approvato qualche giorno fa.

Un piano che blocca finalmente l’espansione indiscriminata e inutile della città e pone le condizioni per la ristrutturazione e la valorizzazione dei luoghi abbandonati di Livorno. Che sono decisamente troppi.

Un piano che identifica le aree di sviluppo industriale, quelle di rigenerazione urbana e quelle che dovranno essere liberate dalle attività nocive per la salute dei cittadini che le abitano.

Un piano che individua i nuovi assi di collegamento viabilistico della città andando a salvaguardare ciò che abbiamo più prezioso, cioè il nostro lungomare.

E che, insieme al piano delle colline, dà una nuova spinta all’agricoltura amatoriale.

Ma soprattutto un piano che pone la parola fine alla stagione delle varianti urbanistiche, che hanno permesso la nascita di quartieri dormitorio e di veri e propri scempi al di fuori del tessuto urbanizzato.

Questo è il prodotto di un lavoro straordinario realizzato dai nostri uffici tecnici e che come ho detto disegna la Livorno di domani.

A questo punto concedetemi un breve cenno su come è cambiata la società livornese in questi anni e come è cambiata la macchina comunale che ha il compito e il privilegio di erogare i servizi ai cittadini.

Rispetto al 2014, Livorno è invecchiata: l’età media delle persone è salita da 46,4 anni a oltre 47. In linea con la media regionale e due anni in più della della media nazionale. Per contro è calato il numero degli abitanti di quasi 600 persone nell’arco di 4 anni.

In calo anche il numero di dipendenti comunali: da 1.223 persone presenti in Comune nel 2016, siamo passati a 1059, il che significa che il rapporto tra dipendenti e abitanti è passato da 1 ogni 133 persone a 1 dipendente ogni 149.
In lieve crescita, invece, l’età media dei lavoratori del Comune, che ha superato i 53 anni,  e questo ha dettato una maggior incidenza della spesa per il personale rispetto al resto della spesa corrente.

Ciò che abbiamo ridotto, in un’ottica di contenimento delle spese di funzionamento, è il numero dei dirigenti, che attualmente sono 18, rispetto ai 20 di inizio mandato, ma che soprattutto si sono dimezzati se guardiamo al 2004, quando erano 35.

Questo ha inciso e non poco anche sulla spesa per gli stipendi dei quadri dirigenziali del Comune di Livorno, passati da 2,7 milioni di euro a 2,5.

In questi anni, per una scelta strategica e politica molto precisa, questa amministrazione ha deciso di rinforzare alcuni settori chiave della macchina comunale, andando a privilegiare l’assunzione e la stabilizzazioni delle educatrici degli asili comunali e l’ingresso di forze fresche all’interno del corpo dei vigili urbani che in questi anni ha assunto compiti sempre nuovi e sempre più complessi.

Ma soprattutto questa amministrazione ha deciso di guardare ancora una volta alla sostenibilità futura del Comune.

Per questo abbiamo bandito 3 concorsi aperti per amministrativi C e D, che ci permetteranno di selezionare il personale migliore, sulla base non di un titolo di studi, ma delle loro reali capacità operative.

Perché se c’è qualcosa che ho compreso in questi 5 anni è che le migliori intenzioni politiche hanno bisogno di personale capace e rapido per poter essere tradotte in atti amministrativi. E visto che la burocrazia comunale risulta ancora particolarmente lenta e farraginosa, è indispensabile puntare ad uno svecchiamento e ad un ricambio all’interno degli enti locali.

Giungo a questo punto alla terza stella polare che ha guidato il nostro cammino: la COMUNITA’.

Se c’è un concetto che crediamo essere alla base dell’agire politico di una moderna classe dirigente, è quello per cui i cittadini sono il motore del cambiamento. Che non significa che tutte le istanze particolari vadano assecondate, ma significa che il coinvolgimento dei cittadini è essenziale per portare avanti un progetto amministrativo vincente.

Per prima cosa ci vogliono gli strumenti giusti, che questa città non ha mai avuto e che ora invece ha.

Pensate al referendum abrogativo senza quorum che abbiamo introdotto all’inizio del 2019 e che permetterà ai cittadini di esprimersi direttamente e cancellare un provvedimento preso dalla giunta in carica.

Pensate al regolamento dei beni comuni che consente a ciascuno di noi di prendersi cura di un bene pubblico, tutelandolo e valorizzandolo al meglio.

Questa è la base per la creazione di quella comunità cittadina che in questi anni si è rafforzata e che ha trovato in questa amministrazione un interlocutore sempre attento e disponibile a fare quanto in suo potere per agevolarne l’azione.
Pensate all’attività dal basso delle associazioni come Reset e Terme del Corallo Onlus. Dopo anni di porte chiuse stanno per portare a compimento un capolavoro, riaprendo i cancelli dello stabilimento termale ai turisti e ai livornesi. E hanno potuto farlo solo perché qui hanno trovato persone interessate a porre rimedio a un vero e proprio abominio urbanistico, che ha portato quel luogo a diventare il simbolo di una città incapace di amare se stessa.

Ma pensate anche ai volontari di Acchiappa rifiuti che ogni settimana battono le nostre spiagge per ripulirle dalla plastica portata dalle mareggiate.

O ai bambini che solo pochi giorni fa hanno organizzato una giornata di pulizia del parco di centro città.

Tutti episodi virtuosi che raccontano di una comunità sempre più forte e cui noi abbiamo dato una casa. Si perché da un anno e mezzo a questa parte e, lo dico senza timori di smentita, grazie prima di tutto al lavoro della vicesindaca Stella Sorgente, Livorno ha una casa della partecipazione.

Da novembre 2017 ad oggi sono stati più di 100 gli eventi organizzati all’interno del rinnovato Cisternino di città. Eventi che hanno visto alternarsi sul palco 140 relatori e oltre 4500 partecipanti.

Momenti importanti di crescita a livello di comunità che fanno il paio con l’altro motore aggregante che abbiamo saputo mettere in funzione in questi anni. Quello della cultura.

Perché se è vero che la casa della partecipazione è una sola, è anche vero che la rinascita culturale di Livorno si è incastonata all’interno di un triangolo d’oro. Dal Teatro Goldoni, al Museo Fattori al Museo della Città che tra 25 giorni compirà il suo primo anno di vita.

Ed è bene ricordare da dove siamo partiti. Perché se oggi in piazza del luogo pio c’è una struttura che ha visto accorrere oltre 20mila persone in un anno, è grazie a questa amministrazione che ha fermato l’operazione di Consabit che avrebbe di fatto trasformato il cuore della Venezia, imprigionando la chiesa tra tre edifici.

Oggi invece in quella piazza si respira un’altra aria, giovane, grazie alle migliaia di frequentatori della biblioteca dei Bottini dell’olio.

La stessa nuova aria che si respira al Teatro Goldoni che solo nelle ultime due stagioni ha fatto registrare quasi 10mila spettatori in più e che ha saputo creare format innovativi e di successo come Scenari di quartiere, che ha portato il teatro nelle periferie e nelle case dei livornesi facendo appassionare e innamorare un’intera città.

Numeri che sono l’espressione di un cambio di passo che ha riguardato tutti gli eventi turistici della città, che abbiamo voluto trasformare proprio per mettere al centro l’identità della comunità livornese.

E allora.

Abbiamo rilanciato Effetto Venezia riducendone la durata e migliorando la qualità degli spettacoli e l’impatto positivo sulla città.

Abbiamo rivoluzionato il format della settimana velica puntando sull’eccellenza di una competizione che richiama 1000 equipaggi nella nostra città.

Abbiamo reso suggestiva e unica la half marathon, ripristinando il passaggio all’interno dell’accademia navale e abbiamo dato un futuro al Palio marinaro investendo sui nuovi gozzi che saranno pronti per le prossime competizioni.

Un’operazione identitaria che si rafforza con una novità: quella del Cacciucco Pride, che in soli due anni è diventato un appuntamento fisso nel panorama di inizio estate della nostra città. Ed è diventato il festival enogastronomici più raccontato e dibattuto in rete di tutta la Toscana, il 15° in Italia.

Un evento che ci ha permesso anche di coinvolgere i ristoratori e costruire attorno a loro una rete di persone che è stata poi l’ossatura attorno cui creare il percorso per il diritto al cibo.

In questi anni, nel silenzio dei media, Livorno è diventata la prima città d’Italia dopo Torino a inserire nel proprio statuto comunale il concetto del diritto al cibo. E a dotarsi di una serie di organismi che ci consentiranno di ridurre gli sprechi alimentari e favorire l’utilizzo di prodotti locali.

E questo è solo uno dei 4 percorsi partecipativi che hanno visto Livorno capo fila e finanziatore.

A questi ne vanno aggiunti altri 12 cui abbiamo partecipato e che fanno della nostra città la più virtuosa della Toscana in termini di coinvolgimento diretto dei cittadini.

Un altro anello che va a comporre quella catena di comunità che abbiamo cercato di rafforzare sempre di più in questi anni.

Una comunità che ha lavorato per rendere questa città sempre più accessibile.

Ed eccoci giunti alla quarta stella polare del nostro cammino, quella dell’ACCESSIBILITA’, intesa come abbattimento delle barriere architettoniche ovviamente, ma anche come possibilità per il maggior numero di cittadini di accedere ai servizi della pubblica amministrazione.

– Ecco allora che abbiamo introdotto la figura del Garante per i diritti delle persone con disabilità, con il quale abbiamo redatto un ampio programma di abbattimento delle barriere architettoniche, rifacendo completamente tutti gli attraversamenti pedonali all’interno del pentagono e mettendoli in sicurezza sia per i cittadini non vedenti, sia per chi deve fare i conti con una disabilità motoria.

– Mentre altri ne facevano un’occasione di speculazione politica, noi abbiamo lavorato per installare alcuni giochi inclusivi nel maggior numero possibile di parchi cittadini. E giusto ieri abbiamo completato l’intervento, tirando a lucido ben 13 nuovi parchi gioco e installando sei altalene inclusive. Non basta. Assolutamente no, ma i semi del cambiamento non germogliano in un giorno. E noi abbiamo dato il segnale chiaro della direzione in cui vogliamo andare, incrementando anche il numero di posteggi riservati ai cittadini che hanno un contrassegno per disabili e che oggi sono 278 in più di 4 anni fa.

Un altro segnale è quello dell’informatizzazione dei servizi comunali. Migliaia di cittadini, grazie alle app realizzate internamente al Comune o a cui ci siamo iscritti, evitano ormai di fare code agli sportelli dell’anagrafe e non solo. Pagano le multe direttamente online, consultano le mappe della ztl, pagano il posteggio, ricevono informazioni in materia di protezione civile, stampano certificati anagrafici e, se si tratta di cittadini disabili, hanno persino un canale diretto con la polizia municipale per segnalare la violazione di alcuni loro diritti.

Arrivo dunque all’ultimo concetto chiave che ha mosso la nostra azione amministrativa, quello dell’OPPORTUNITA’.

Ciò che abbiamo cercato di fare è mettere Livorno nelle condizioni di crescere incrementando le opportunità a disposizione di chi vuole investire, creare lavoro, turismo e sviluppo.

Opportunità a breve e lungo termine.

Penso alla gara per i bacini di carenaggio che, nonostante i numerosi intoppi, è pronta ad essere assegnata. E questo porterà lavoro immediato in una città che ne ha un disperato bisogno.

Qualcosa si è mosso in porto all’inizio del 2019.

Abbiamo avviato lavori di refitting di alcune imbarcazioni a idrogetto e questo ci ha aperto le porte a un mercato potenzialmente molto importante, in attesa della liberazione definitiva dei bacini e dell’assegnazione della gara.

Ora però il periodo di pre-commissariamento della Port Authority ha complicato le cose, ma rimango fiducioso su un’imminente accelerazione.

– Penso alla creazione di un microcosmo che fa dell’innovazione il suo core business e che ruota attorno ai laboratori esistenti all’interno dello scoglio della Regina, che ha smesso di essere un contenitore vuoto, e alle start up che proprio adesso hanno trovato casa presso la Dogana d’acqua interamente restaurata.

– Penso ai lavori di pubblica utilità che abbiamo avviato all’interno del Comune in questi anni e che non vediamo l’ora di replicare. Per non lasciare indietro nessuno, li abbiamo estesi  ma che abbiamo anche esteso tra i detenuti del carcere delle sughere, pronti a riscattarsi per Livorno.

– Penso alle decine di lavori pubblici che abbiamo avviato in questi anni e per i quali abbiamo destinato dal 2015, 173.183.074 euro.

Finanziamenti che hanno prodotto il restyling di piazza del Pamiglione, con la valorizzazione della statua dei 4 mori, la pedonalizzazione del sagrato antistante la chiesa in piazza XX settembre che inaugureremo domani mattina e che dà ulteriore respiro al Canapone.
Ma hanno anche prodotto la creazione delle nuove aree pedonali nella piazzetta della pescheria, la riorganizzazione e valorizzazione di piazza Garibaldi, la realizzazione di tre nuovi bagni pubblici i cui lavori sono in fase di conclusione, l’installazione delle docce gratuite in 7 spiagge pubbliche della città e la riqualificazione complessiva, seppur non totale, della terrazza Mascagni nelle sue parti in muratura, nell’impianto di illuminazione e nella manutenzione delle aree verdi.

Investimenti che nei prossimi mesi determineranno l’avvio di altre tre opere pubbliche strategiche: la reazione di una nuova piazza pedonale davanti al Cisternone, la creazione di un nuovo parco pubblico cittadino che prenderà il posto di un’area abbandonata. Parlo del parco della Ceschina. E l’operazione via Grande, ovvero la riqualificazione dei portici della principale arteria commerciale della città.

Oltre a questo, stanno per partire gli interventi finanziati con il bando delle periferie: 18 milioni di euro che muoveranno risorse per 40 milioni e che ci permetteranno di risolvere alcuni annosi problemi della nostra città.

Potremo infatti abbattere e ricostruire la Chiccaia, riqualificare la piazza della stazione, e riaprire la sala della mescita alle Terme del Corallo, solo per citare i principali interventi.

Una riqualificazione complessiva del tessuto urbano della città che va letta anche in chiave di sicurezza, visto che una piazza bella, viva e illuminata è una piazza in cui c’è meno spazio per delinquenti e spacciatori.

Ed ecco l’altro grande filone attorno al quale abbiamo cercato di costruire la città delle opportunità. Quella della sicurezza a 360°.

– Un obiettivo che abbiamo perseguito prima di tutto con i lavori pubblici, finanziando gli interventi di messa in sicurezza delle nostre strade: dalle opere per la moderazione della velocità lungo viale Carducci, alla realizzazione di un sistema di rotatorie lungo il viale Italia che, dalla fortezza vecchia a via dei pensieri stanno trasformando in lungomare, che per troppo tempo è stato utilizzato come una pista da formula 1 da parte di molti automobilisti.

Ora non è più così e i risultati si vedono, visto che, complessivamente, gli incidenti sono calati del 17% rispetto al 2014, da 1927 a 1607.

Sempre troppi. Così come troppi sono i morti sulle nostre strade. Ed è per questo che bisogna proseguire nella direzione intrapresa in questi anni.

In ogni caso, viaggiare sulle strade di Livorno comunque è più sicuro di quanto era quando siamo arrivati E questo anche grazie agli interventi di riasfaltatura che hanno riguardato 12,6 km di strade, tra cui alcune messe in condizioni pietose come via Ugo Foscolo, e poco meno di 18 km di marciapiedi.

E visto che noi, ogni intervento che facciamo, lo facciamo guardando al futuro, abbiamo messo in piedi una serie di accordi quadro per la manutenzione delle strade e la pulizia delle caditoie che ci permetteranno di organizzare al meglio il lavoro e garantire una qualità e tempestività degli interventi senza precedenti.

Non solo.

Da quest’anno è entrato in vigore un disciplinare che ci permetterà di scongiurare l’effetto toppe sull’asfalto. Chi farà anche solo un buchino sulle nostre strade dovrà riasfaltare un ampio tratto di strada, per l’intera larghezza della carreggiata.

– L’altro strumento che abbiamo messo in campo per aumentare la sicurezza nella nostra città è di tipo repressivo.

Da un lato abbiamo approvato un regolamento di polizia urbana che consente a sindaco e giunta di individuare alcune aree a rischio e applicare norme restrittive per alcune tipologie di esercizi. Noi lo abbiamo fatto impedendo la vendita di alcol ai minimarket dopo le 21 e questo ha ridotto la presenza di spacciatori in alcune aree delicate.

Dall’altro lato abbiamo finanziato con oltre 700mila euro un impianto di videosorveglianza da 152 telecamere disseminate per tutta la città e che ci permetterà di contrastare con maggiore efficacia l’azione dei malviventi che troppo spesso restano impuniti.

– Opportunità però ha significato anche mettere i cittadini nelle condizioni di investire nel loro ingegno.

In questi anni abbiamo messo a bando 8 baracchine in piazza Garibaldi, 32 banchi e negozi del Mercato dove abbiamo avviato una manifestazione di interessi per provare a modernizzarlo e renderlo vivo 24 ore al giorno e abbiamo messo i titolari delle concessioni di alcune baracchine sul lungomare nelle condizioni di ammodernarle e implementare la loro attività.

Non tutte queste operazioni sono andate a buon fine ma non provarci sarebbe stato molto peggio.

– Opportunità, infine significa aver dato l’avvio ai due progetti forse più importanti per la nostra città, uno pubblico e uno privato. In primis la cittadella dello sport, che ha tutte le carte in regola per diventare un polo attrattivo per investitori da tutta Italia interessati a valorizzare un’area di pregio sul nostro lungomare.

Un’operazione unica nel suo genere e che rappresenta il giusto riconoscimento alla tradizione sportiva della nostra città.

Il secondo progetto è quello dell’ospedale.

Nonostante il Presidente della Regione si ostini a giocare con la salute ed il futuro dei livornesi dopo averlo fatto per 5 anni le carte sono state approvate e l’ospedale della città si farà.

Niente cattedrali nel deserto, come avevamo promesso cinque anni fa, niente strutture in area a rischio e niente nuove colate di cemento sulle nostre colline.

L’ospedale rimarrà in città, dove serve ai livornesi e dove c’è tutto lo spazio necessario per realizzare un polo d’eccellenza.

Riassumere cinque anni in un discorso di un’ora è follia.

Ed infatti sono centinaia le attività rimaste fuori dal periodo di questo mio racconto.

Quel che però spero sia chiaro è che con la squadra di cui mi sono circondato ho cercato prima di tutto di rompere quel sistema politico clientelare che ha affossato Livorno per troppo tempo.

Lo abbiamo sostituito non con persone fedeli a qualcun altro ma con persone capaci, realmente capaci di costruire quella città delle opportunità che ho descritto poco fa.

Un grazie altrettanto sincero e non di circostanza va a tutto il personale dipendente del Comune. Le Istituzioni – ed i Comuni più di tutti per la loro vicinanza ai cittadini – hanno bisogno di persone che vivano il loro lavoro in una logica di servizio alla comunità. Ed il Comune di Livorno è pieno di queste persone. Ed a tutte loro – lo ripeto – va il mio sincero ringraziamento. Episodi isolati non minano il patrimonio di professionalità, umanità e dedizione di cui può andare ben fiero questo Comune.

Mi perdonerete se l’ultimo grazie lo riservo alla mia famiglia, chiedendo ad Anna, Camilla, Alice e Arianna perdono per il tempo che ho loro sottratto. Siete state per me un punto di riferimento e un sostegno insostituibile anche in questo mio servizio.

A tutti voi devo il mio ringraziamento più sentito e voglio dirvi che è stato un privilegio poter guidare questa città per 5 anni.

E aggiungo che sono fiero del lavoro di ciascuno di voi perché da 5 anni a questa parte, a Livorno, la musica è davvero cambiata.

Grazie a tutti.

Viva Livorno, viva l’Italia, viva l’Europa.

Relazione di fine mandato

Dopo aver lavorato tanto oggi provo a fare un punto dei risultati che abbiamo raggiunto.➡️Seguite la diretta!

Gepostet von Filippo Nogarin Sindaco di Livorno am Dienstag, 9. April 2019