A come Autonomia
Un settore da “tutelare” e come possiamo, quindi, parlare di “autonomia” ?
La lettera aperta di un nostro lettore sull’autonomia dei disabili.
“l’autonomia delle persone con disabilità era e resta solo un sogno se manca il coraggio ed una particolare sensibilità politica. Questo tipo di “sogno” non ha colore politico ma è un progetto ambizioso per chi intende la politica Scienza e tecnica, come teoria e prassi, che ha per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica ( cit. )
Ho sempre sostenuto che la disabilità sia fonte di guadagno anche se spesso viene proposta solo come “spesa”. Più disabili bisognosi di assistenza ci sono, più lavoro loro offrono.
Un settore da “tutelare” e come possiamo, quindi, parlare di “autonomia” ?
Nessuno ha mai voluto speculare sulla disabilità ? A me basta ricordare il mago della Russia che con due vitamine e tanta buona volontà faceva ricamminare i paraplegici nel 1988 ! …era solo una questione di volontà diceva !
Quante forme di disabilità abitano il mondo disabile ? Moltissime ! Ogni individuo disabile ha esigenze uniche ; difficile rispondere a tutti , vero . Ma se abbandoniamo il concetto di assistenzialismo ed introduciamo l’autodeterminazione , per moltissime persone con disabilità è possibile vivere una vita più normale, questione di “capacità residue” come viene scritto sulla certificazione medica… indipendenza, questa, che permette di reinvestire risorse (personale , strumenti , servizi) per chi , al contrario, vive una forma di disabilità tale da precludere l’autodeterminazione.
Le tematiche di una politica sociale trovarono le prime discussioni nel 1923/1927 , rifiorirono poi dopo la seconda guerra mondiale per l’elevato numero di feriti militari e civili ; si introduce il concetto “faccio da solo” nel 1968 grazie al particolare momento storico del paese ma fino a una decina di anni fa non si parlava di autonomia possibile , solo di assistenza alla persona disabile.
Lo sviluppo tecnologico, i passi avanti della cure mediche e fisioterapiche, la prevenzione hanno innescato il lentissimo cambiamento culturale nel nostro paese dando inizio all’esodo di moltissimi disabili verso l’isola felice dell’indipendenza . Carrozzine in lega leggera, farmaci nuovi, cure mediche ed interventi chirurgici innovativi , strumenti di diagnostica all’avanguardia, dispositivi di guida e sistemi di trasporto modernissimi, il coraggio di vivere la propria disabilità tra la gente, hanno dato inizio ad un cambiamento culturale importante ma la politica non ha mai “voluto o potuto” sposare in pieno questo cambiamento. La Toscana per prima in Italia ha introdotto progetti come “Vita Indipendente”, frutto di un lavoro stretto ed un dialogo coraggioso tra le parti, ed anche il ‘Dopo di Noi’ ha trovato spazio nei programmi politici, ma ai programmi vanno aggiunti i “soldi” perché sia raggiunto l’ obbiettivo …altrimenti restano macchie di toner su carta!
Ma Autonomia significa anche lavorare sul territorio , su ogni “momento” che compone una città , perché ha poco senso introdurre autonomia se le città con i loro servizi sono off-limits ai disabili . Ogni cosa che vediamo o mangiamo o respiriamo è legata alla autonomia ! Ogni cosa che ci circonda è legata ad una politica di inclusione ! Ogni cosa che non include i disabili ha responsabilità politica! La forma con cui includi il disabile mostra la mediocrità o la grandezza di chi fa politica. Personalmente posso affermare che senza coraggio politico si rischia di compiere un passo indietro di 20 anni. Manca davvero una vera politica di inclusione, chi tratta “la materia” non riesce a “vedere” il limite della sua preparazione perché troppo normodotato e non basta neppure l’aiuto di una persona disabile delle idee di inclusione antiche come le mie… la buona volontà non basta , come non bastano le leggi e normative del settore , vecchie anche queste di 30 anni! Non è questione di strisce gialle … di bitume buttato lì o di ghiaia non compattata… è una questione molto delicata e complessa che deve essere trattata con molta attenzione perché basta poco per creare ESCLUSIONE ed ogni gesto, pensiero, idea, cosa, potenzialmente possono escludere! Basta un mancato sguardo !
Sono vecchi i modi con cui si risponde alle esigenze e alle criticità denunciate , vecchie perché non seguono la direzione della autonomia , del “faccio da solo”, perché la disabilità con le sue forme di “vita possibile” ha superato leggi e strumenti e politici ; necessita una ripartenza … le idee in primis”.
Fabrizio Torsi