AC Livorno: “Ciclabile in via Galilei? Un regalo poco gradito”
“Il progetto di una pista ciclabile in via Galilei? Un regalo poco gradito
L’annuncio a sorpresa dell’Amministrazione Comunale è un dono natalizio indesiderato
Una pista ciclabile in via Galilei? Questa novità, annunciata dai media locali a ridosso delle imminenti festività, agli occhi dell’Automobile Club Livorno appare davvero come uno sgradito regalo natalizio. Il piano presentato dall’Amministrazione Comunale priverebbe in maniera intenzionale via Galilei di numerosi stalli riservati alle auto e agli scooter: tutti spazi utilizzati in primis da migliaia di persone tra studenti, insegnanti e collaboratori scolastici, i quali quotidianamente frequentano i tre istituti superiori dislocati nell’area interessata dal progetto. Proprio in virtù di una presenza così impattante, la zona in questione risulta già oggi sottoposta a una fortissima pressione per quanto concerne il volume di traffico rilevato ogni giorno: questo avviene soprattutto nelle ore di punta, che coincidono con l’entrata e l’uscita degli studenti a inizio e fine mattinata.
Idem sotto il profilo della richiesta di parcheggi per i mezzi, a due e a quattro ruote: togliere di colpo ben 94 posti auto da un’arteria tanto strategica nel quadro della mobilità urbana, solo per creare una pista ciclabile lunga appena 375 metri e simile a quella di scali Novi Lena che di fatto risulta sottoutilizzata (con il solo ‘merito’ di aver notevolmente contribuito agli eterni ingorghi delle tre rotatorie), ci appare una scelta illogica e controproducente. Inoltre sarebbe sufficiente osservare le abitudini quotidiane degli studenti livornesi in generale, in tema di spostamenti casa-scuola, per accorgersi facilmente come ancora oggi siano davvero pochi quelli che utilizzano la bicicletta: la stragrande maggioranza è molto più propensa all’uso dello scooter o della moto.
A tal fine, chiediamo all’Amministrazione se prima di procedere con la stesura di questo progetto, sono stati fatti dei sondaggi presso i ragazzi frequentanti gli istituti della zona per verificare quanti potenziali utenti avrebbe realmente collezionato questa nuova ciclopista? E’ stato di conseguenza chiesto agli stessi studenti se, una volta realizzata la nuova infrastruttura, sarebbero comunque spinti all’abbandono del mezzo motorizzato a favore di quello a pedali?
In aggiunta a ciò, si evidenzia come per raggiungere gli istituti della zona esistano già strade alternative poco battute dal traffico, utili da sfruttare in sella alla bici una volta abbandonata la dorsale di viale Carducci. Inoltre, considerata la concentrazione di scooter che invadono l’area, gli istituti potrebbero destinare una parte degli spazi interni almeno per consentire il parcheggio dei mezzi a due ruote. Non ci sembra che la città dei Quattro Mori vanti storicamente una grande vocazione ciclistica. Un’aspirazione la sola Amministrazione Comunale pretende al contrario di intravedere e sollecitare nel livornese, per tradizione abituato a muoversi in auto o in motorino. I
Invece di ostinarsi a combattere un’inutile battaglia, perché l’Amministrazione locale non s’impegna invece nell’opera di agevolazione della mobilità? Perché osteggiarla con inutili soluzioni di facciata, che non servono se non a incrementare il consumo di carburante con conseguente maggiore impatto ambientale? Si tratta soltanto di assurdi tentativi di imporre l’uso della bicicletta anche quando improponibile: si vedano i molteplici e costosi fallimenti susseguitisi con i vari servizi di bike sharing. Invece di promuovere la pista ciclabile perché non chiedere il potenziamento delle corse del trasporto pubblico gestito dalla CCT, con destinazione via Galilei?
Secondo dati che derivano da un’elaborazione del Centro Ricerche Continental Autocarro su dati Istat, in Italia i passeggeri del TPL (Trasporto Pubblico Locale) nei comuni capoluogo di provincia dal 2012 al 2016 vi è stata una diminuzione del numero di passeggeri del TPL pari al 4%. Da un lato si professa la promozione del mezzo pubblico ma poi se ne ostacola l’utilizzo, non proponendo orari ed itinerari adattati alla concreta richiesta formulata dagli utenti stessi. L’uso del bus ha un senso se porta le persone dove devono andare e non dove fa comodo a chi pianifica i tracciati: quanti ne transitano da via Galilei? Con quali orari? E gli altri poli scolastici sono serviti allo stesso modo?
Avvertiamo come particolarmente fastidioso anche l’uso dell’annessa terminologia, spesso abusata: ‘mobilità dolce e integrata’. Se si provassero ad eliminare le tante buche e migliorare la periodica manutenzione del manto di asfalto su varie strade della città, la mobilità risulterebbe certamente più dolce e soprattutto meno pericolosa per gli utenti deboli”.
Riccardo Heusch e Virgilio Marcucci, presidenti Commissioni Traffico e Mobilità / Tutela Diritti Automobilisti