Agosto in città
“Agosto,moglie mia non ti conosco”, recitava un vecchio adagio che mi pare fosse stato “azzardato” da un grande umorista come Achille Campanile, prima di essere ripreso da qualche riduzione teatrale o cinematografica. Si potrebbe dire lo stesso, fatte le debite proporzioni, per l’informazione locale, che con l’incedere della calura agostana si stempera in una profluvie di eccessi e di banalità (anche del male) pur di impressionare le pupille e il retrogusto di chi se ne sta beatamente sotto l’ombrellone o attende il turno pre serale del gabbione.
“Agosto, notizia mia non ti conosco”, e così per increspare l’immobilità agostana non resta che indossare i panni dell’investigatore d’occasione e realizzare il clone giornalistico del bingo di una volta. Ecco dunque qua e là l’invenzione di uno “sgombero” che non c’è mai stato (quello delle occupazioni abitative di Atl e Villa Chayes) o la trasformazione bipolare della città di Livorno.
La piccola Magna Grecia labronica di Giugno Luglio, culminata con l’Effetto Venezia dedicato all’integrazione locale dei popoli ad Agosto è diventata una specie di regno del crimine d’importazione.
Intendiamoci, fatti come quelli di Piazza Cavour, o meglio di un angolo di Piazza Cavour, sono da censurare e bene ha fatto il Sindaco Nogarin, che pure era già intervenuto nella zona Garibaldi “codice Minniti” alla mano, ad interpellare gli organi del Comitato Ordine Pubblico e Sicurezza Urbana perchè dalle parole si passi ai fatti con l’accertamento dei reati e le indispensabili misure di prevenzione.
Resta da verificare semmai se l’escalation del crimine certificata dai titoloni della stampa cartacea e dai social sia da addebitarsi al comportamento schizoide di singoli che sul territorio delinquono senza rispondere a nessuno o ad una associazione diversamente strutturata per delinquere, ricattare e colpire magari in prossimità di esercizi commerciali che rimangono aperti 24 h.
Resta da verificare se le faide sono da attribuire alla contesa di una maxi partita di droga stagionale (di cui magari gli utilizzatori sono tutt’altro che extracomunitari) o a qualche sgarro personale, aggravato dall’alcool e all’inevitabile diffidenza razziale innescata da conflitti di natura economica e sociale maturati su un territorio transeunte o comunque drammaticamente impoverito come quello livornese.
Sono queste perplessità (non curiosità) da fugare con iniziative non occasionali, cui deve rispondere anche la municipalità con interventi altrettanto responsabili, senza aver paura d’incorrere nel sempre temuto (anche dalle amministrazioni Pd),danno d’immagine. Fra gli interventi, oltre a quello sacrosanto sulla segnalazione dei fitti irregolari, ne cito uno, quello,delicatissimo, della autorizzazione (e localizzazione) delle attività commerciali.
Una operazione che, alla luce di quanto sta accadendo e della contestuale fuga degli operatori commerciali locali dal centro, non può risolversi nel mero rilascio di una licenza d’esercizio, ma deve arricchirsi di valutazioni piu’ ampie,come quella dell’area in cui va a collocarsi l’attività. Lo dico assumendo come dato positivo il fatto che, ad esempio, in Piazza Civica si è raggiunto un piccolo modello di convivenza fra autoctoni, profughi e flussi crocieristici anche nelle ore pre serali, mentre di notte non si registrano incidenti.
D’altra parte,i discreti presidi di polizia non solo urbana,e le migliorate manutenzione e pulizia nei pressi dell’ex Cinema Grande, hanno consentito anche qui (fino a poco tempo fa terra di nessuno) un interessante punto di equilibrio fra esigenze di ordine pubblico e inesorabile ripopolamento del quartiere storico.
Sergio Nieri