Agricoltura, per quasi 1 livornese su 3 è una buona opportunità di lavoro
Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, sesso ed area geografica.
Quasi un abitante di Livorno su tre (29%) vede nell’agricoltura un interessante ambito di lavoro, un settore ampio e diversificato in cui sviluppare competenze e crescere professionalmente.
È il dato che emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio Reale Mutua dedicato all’agricoltura.
Un dato importante in una congiuntura complessa per l’Italia e per l’agroalimentare a causa degli effetti della pandemia di Covid-19.
In particolare, l’agricoltura può essere un buono sbocco lavorativo per i giovani (43%), capace di dare soddisfazioni e di trasformare una passione in una professione.
Le nuove generazioni, dicono i livornesi, possono trovarvi una realtà formativa e altamente stimolante (16%), per quanto piuttosto faticosa (8%).
Lavorare in agricoltura ha molti aspetti positivi:
tra i principali, più di un livornese su tre (41%) sottolinea il senso di realizzazione che deriva dal veder concretizzarsi davvero gli sforzi compiuti col proprio lavoro e un ulteriore 39% cita l’opportunità di riavvicinarsi alle tradizioni e al territorio.
Ma cosa rappresenta l’agricoltura agli occhi degli abitanti di Livorno?
Uno su quattro (29%) la associa alla parola tradizione, e quindi al legame con i valori e le specificità del territorio;
il 27% la connette al Made in Italy e le sue eccellenze;
per il 25% indica salute e sana alimentazione;
il 16% il primo pensiero è quello della fatica connessa al lavoro nei campi.
La pandemia ha avuto indubbie ripercussioni sul settore, che ad esempio – stima il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) nel suo ultimo bollettino CreaAgritrend – ha visto in Italia una riduzione del 12,8% del PIL agricolo nel secondo trimestre 2020 rispetto ai tre mesi precedenti.
Ma, insieme a ciò, l’agricoltura si trova ad affrontare anche altre tematiche ormai entrate nel percepito dei livornesi:
in primis quella del cambiamento climatico e dell’inquinamento (55%). Quasi un intervistato su quattro (22%) cita anche i limiti spesso posti da normative vincolanti e un ulteriore 8% individua tra i fattori contrari la diffusione sempre maggiore di mode che promuovono prodotti alimentari esotici.
“L’agroalimentare è comparto assolutamente centrale per l’Italia che quest’anno ha dovuto, e deve tuttora, confrontarsi con gli effetti della pandemia di Covid-19.