Al Museo di Storia Naturale conferenza sulle reliquie di Santa Monica di passaggio al Romito
Livorno 10 gennaio 2024 – Al Museo di Storia Naturale conferenza sulle reliquie di Santa Monica di passaggio al Romito
Domani, giovedi 11 gennaio, alle ore 17 al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo, l’associazione “Livorno com’era” promuove una conferenza sul tema “Le reliquie di Santa Monica di passaggio al Romito”.
Relatore dell ’iniziativa, che riprende il ciclo di “Spigolature livornesi” dedicato ad aspetti peculiari della nostra storia locale, sarò Gaetano Ciccone, storico, studioso del secolo XIX.
Il romitorio di San Salvatore di Montenero è documentato negli archivi pisani e livornesi dall’anno 1272 fino al XVI secolo. Aveva proprietà tra il rio Calignaia e quello di Chioma e commerciava legna da ardere, che accumulava in riva al mare e che veniva portata via tramite imbarcazioni. Il nome attuale di Calignaia, deriva proprio da ‘Cala legnaia’, e ci ricorda ancora oggi questo tipo di operazione.
Il sito esatto del romitorio, finora immaginato a Montenero, deve invece essere individuato nel toponimo attuale del “Romito”, dove sulle mappe dal XVII secolo in poi era collocato il sito “Il Salvatore”, proprio là dove oggi si trova Castel Sonnino, ora di proprietà Pucciarini.
La storia del passaggio dal romitorio delle ossa di Santa Monica, madre di Sant’Agostino, è narrata in un manoscritto belga del XII secolo, dove è riportato l’avventuroso viaggio di ritorno da Roma del monaco Walter, che recava con sé le reliquie della santa, trafugate da una tomba di Ostia.
Il monaco fugge da Cecina verso Pisa per sfuggire alle truppe dell’imperatore Barbarossa, e in una notte da tregenda si ritrova ad attraversare boscaglie impenetrabili e rii da guadare fino a un colle a picco sul mare, dove trova un romitorio, abitato da un frate eremita, che con il suo servitore, accoglie e ristora il fuggiasco, aiutandolo poi arrivare a Pisa, da dove proseguirà il suo viaggio per mare a Genova e Marsiglia.
La descrizione di questo romitorio si adatta bene a quanto si trova nei documenti d’archivio e, anche se il racconto contiene aspetti leggendari con miracoli e avventure esagerate, essa costituisce la prima attestazione del romitorio di San Salvatore, retrodatandolo almeno al 1160.