Algoritmo costringe i rider a prestazioni da Tadej Pogačar? La protesta della Filt Cgil
Attualità, 24 agosto 2024 – Algoritmo costringe i rider a prestazioni da Tadej Pogačar? La protesta della Filt Cgil
La Filt Cgil Firenze-Prato-Pistoia ha acceso i riflettori su una grave problematica che coinvolge i rider, notizia ripresa anche a livello nazionale dall’ Ansa. Il sindacato accusa una nota azienda di utilizzare un algoritmo che penalizza i lavoratori per “low performance”.
Il sistema digitale imporrebbe tempi di consegna irrealistici, non terrebbe conto conto delle condizioni reali del traffico e della sicurezza. Se prendiamo i numeri in Km/h del sindacato, questo spingerebbe i rider a violare le normative stradali, in particolare il limite di velocità per le biciclette elettriche, fissato dalla legge italiana a 25 km/h.
L’algoritmo, elaborerebbe i tempi di percorrenza sulla base di percorsi ottimali che ignorano le complessità urbane e le variabili legate al traffico. Di conseguenza, i rider sarebbero costretti a spingersi oltre i limiti di velocità consentiti per mantenere il ritmo di lavoro imposto. La Filt Cgil sottolinea che questo approccio mette a rischio la sicurezza dei lavoratori
Un esempio riportato dal sindacato riguarda una rider che, utilizzando una bicicletta muscolare, ha ricevuto una sanzione di tre ore per non aver rispettato i tempi di consegna previsti.
L’algoritmo aveva calcolato una velocità media di 26,3 km/h su un percorso di 6,4 km, (superando il limite di 25 km/h previsto dalla normativa per le biciclette elettriche). Tale richiesta è paragonabile alle prestazioni di un ciclista professionista come Tadej Pogačar; vincitore del Giro d’Italia 2024, e risulta irrealistica per un lavoratore che deve operare in condizioni di traffico urbano.
La situazione si aggraverebbe ulteriormente con l’estensione delle zone di consegna. Questo costringerebbe i rider a coprire distanze sempre maggiori, aumentando fatica, stress e rischi stradali, specialmente in un contesto dove le infrastrutture ciclabili sono spesso carenti.
La Filt Cgil denuncia anche il peggioramento delle condizioni di lavoro, con orari saturi; scorretti rimborsi chilometrici; l’assegnazione di consegne a ridosso del termine del turno, senza considerare la stanchezza accumulata o gli impegni personali.
Un ulteriore punto critico riguarda le pause: l’algoritmo le considererebbe come tempo perso, penalizzando i rider che, specialmente in condizioni climatiche estreme come il caldo estivo, necessitano di riposo per garantire la propria sicurezza e salute. Nonostante gli avvertimenti delle autorità locali riguardo i rischi del lavoro all’aperto con temperature elevate, l’azienda sembrerebbe non aver preso provvedimenti adeguati.
La Filt Cgil ha richiesto l’annullamento delle sanzioni per “low performance”, un calcolo corretto delle distanze percorse e una maggiore sensibilità nei confronti dei lavoratori. Ma fino ad ora la situazione non è migliorata. Il sindacato conclude la sua nota ricordando che “l’incolumità di chi lavora deve venire prima del profitto” e sottolinea; l’importanza di mantenere alta l’attenzione sulle condizioni dei rider.
Questo caso solleva un dibattito più ampio sull’uso degli algoritmi per gestire le prestazioni lavorative e sulla necessità di bilanciare efficienza e rispetto delle leggi e della sicurezza sul lavoro, in un settore che continua a crescere ma che richiede urgenti interventi normativi e di tutela.