Alice Bachi racconta la storia della prima donna nello spazio
Aspettando “Scenari di Quartiere” / DEEP Festival
Martedì 5 Giugno, ore 20.00 – Fortezza vecchia (Cannoniera)
“CAJKA 7050”: La storia della prima donna nello spazio
con Alice Bachi – regia Alessandro Brucioni (Ingresso libero)
Livorno. Una nuova anteprima per “Scenari di quartiere”, l’apprezzata rassegna di Teatro di parola organizzata dalla Fondazione Teatro Goldoni e dal Comune di Livorno con la direzione artistica di Fabrizio Brandi: in attesa di seguire la terza edizione, che dall’8 al 23 settembre animerà e si svolgerà insieme ai Quartieri della città, martedì 5 giugno alle 20 presso la Fortezza Vecchia a Livorno (Cannoniera) si potrà assistere allo spettacolo “Cajka 7050”, il racconto di una donna forte e singolare, immersa in uno dei più profondi e contraddittori regimi del novecento. Una performance ad ingresso libero, come nello spirito della rassegna, che sarà interpretata dall’attrice Alice Bachi, autrice del testo con Alessandro Brucioni che firma anche la regia.
L’appuntamento è inserito nel cartellone di “DEEP festival” in programma dal 4 al 10 giugno: nato dalla volontà di mo-wan teatro, in collaborazione con il Nuovo Teatro delle Commedie (che coproducono lo spettacolo) e The Cage Theatre, DEEP festival vuol diventare un appuntamento fisso per le arti dello spettacolo dal vivo, un cantiere culturale dove si intrecciano il teatro, la danza, la musica e il cinema.
“Cajka 7050” è la storia dell’astronauta russa Valentina Tereshkova, che nel giugno 1963 fu la prima donna ad andare nello spazio. La narrazione si sviluppa come una sequenza cinematografica, dove l’occhio della telecamera spia i personaggi principali della storia fino a diventare lo sguardo della protagonista stessa. Valentina cresciuta in un villaggio sulle rive del Volga, era destinata ad un futuro nella fabbrica di fili da cucire: lavoratrice, orfana, operaia, paracadutista, politicamente impegnata, a 25 anni il suo destinò mutò nel giro di pochi mesi quando fu selezionata per entrare a far parte del programma spaziale. Allora, nel 1960, lo Spazio era una scommessa, un territorio sconosciuto e imprevedibile di cui non si aveva alcuna “esperienza”; farne parte voleva dire ricevere privilegi e onori, ma il rischio era alto: quello che non veniva “promesso” era il ritorno.
La missione Vostok 6 del 16 Giugno 1963 fu annunciato come un successo; la giovane astronauta orbitò intorno alla terra per 70 ore e 50 minuti ed al suo rientro entrò nell’Olimpo della Russia comunista. Per le telecamere e la stampa di tutto il mondo una sorridente Valentina Tereshkova uscì fuori dalla sua navicella salutando il popolo sovietico come la nuova eroina dell’era Kruscev, una promessa di gloria per il futuro della Russia. Anche lei sfilò nella Piazza Rossa come Gagarin e venne riconosciuta come un modello per le donne sovietiche, un simbolo dell’emancipazione femminile, un vanto nei confronti dell’Occidente.
Eppure, dieci anni dopo la caduta del muro, in una Russia profondamente mutata, all’età di 70 anni, Valentina rivelò una storia molto diversa: dopo la trentesima orbita la sua navicella, iniziò ad allontanarsi dalla Terra e la cosmonauta rischiò di perdersi nello Spazio. L’atterraggio fu del tutto fortuito, un fallimento, un insuccesso. Il Partito pensò bene di tacere, di nascondere tutti gli errori fatti, di girare un altro finale, insabbiando una verità che nessuno avrebbe dovuto conoscere.
Nello spettacolo “Cajka 7050” lo sguardo di Valentina diventa così lo specchio di un’epoca fatta di confini e conflitti sociali, del drammatico esito delle utopiche spinte socialiste, dei desideri e delle contraddizioni che attraversano l’uomo. Una storia che racconta della Rivoluzione di Ottobre, della steppa, della vodka e del sogno racchiuso in ognuno di noi di spingersi oltre i propri limiti.