Alluvione, il discorso di Nogarin in consiglio comunale
Decisa anche l’attivazione di una commissione di indagine per accertare eventuali responsabilità dell’amministrazione sulla gestione dell’emergenza
Il sindaco Nogarin ha aperto il Consiglio Comunale di ieri ripercorrendo le vicende che hanno preceduto l’alluvione. Quello che segue è il suo discorso. Più tardi, nel corso della seduta, è stato deciso all’unanimità l’istituzione di una commissione di indagine per fare chiarezza sulle responsabilità dell’amministrazione comunale in merito alla gestione dell’emergenza prima, dopo e durante l’alluvione del 9 e 10 settembre scorso.
Filippo Nogarin:
“Quello di oggi è stato un Consiglio comunale molto difficile.
Nel mio intervento iniziale ho cercato di fare chiarezza sul modo in cui si è mossa la macchina amministrativa dal momento del ricevimento dell’allerta meteo, al momento del disastro.
Ma soprattutto ho cercato di esprimere il mio tormento interiore per la sciagura che ha colpito la nostra città.
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Buongiorno a tutti
oggi mi presento davanti a voi in Consiglio comunale con un peso enorme. Un macigno che nessuno, nessuno di voi può nemmeno immaginare.
Settimana scorsa abbiamo perso 8 nostri concittadini ed è per loro che io ora chiedo a questo consiglio comunale di osservare un minuto di silenzio…se posso presidente.
Il mio primo pensiero va alle famiglie, ai parenti e agli amici delle vittime di questa tragica alluvione. Li ho incontrati tutti nei giorni scorsi. Fuori dalle camere ardenti o in occasione dei funerali.
Li ho guardati negli occhi, ho condiviso il loro dolore e ascoltato in silenzio la loro più che comprensibile rabbia.
Nessuno può accettare di perdere una figlia, un marito, un amico, un nipotino in questo modo.
E nemmeno io, da sindaco, posso accettare che quanto accaduto venga derubricato a semplice tragedia.
Lo dico ora, in modo che sia chiaro a tutti quanti: io non mi darò pace fino a che non verranno accertate le responsabilità di chi ha creato le condizioni che hanno determinato questa tragedia. E sto parlando delle responsabilità a tutti i livelli, dalla pianificazione urbanistica degli ultimi 50 anni, alla gestione dei permessi edilizi rilasciati con leggerezza, alla gestione dell’emergenza nelle ore immediatamente precedenti al disastro e in quelle successive.
La magistratura ha aperto un’inchiesta per fare chiarezza su tutti questi punti e noi, come è ovvio, ci siamo messi a disposizione degli inquirenti e forniremo loro tutta la documentazione necessaria a spiegare in che modo ci siamo mossi e perché.
Questa però non è un’aula di tribunale. E’ la casa dei livornesi ed è a loro che intendo rivolgermi con questo breve intervento.
Perché è importante che i cittadini sappiano quali sono le azioni che il Comune e la Protezione civile comunale hanno messo in campo dal punto di vista della prevenzione e della gestione dell’emergenza.
Partiamo dalla tarda mattinata di sabato 9 settembre.
Attorno alle 13 la Regione Toscana ha diramato un bollettino meteo di criticità codice arancione valido dalla mezzanotte del sabato alla mezzanotte della domenica.
Un’ora e mezza più tardi la Protezione civile comunale si è messa in moto per svolgere tutte le procedure previste in caso di allerta arancione:
– per prima cosa sono stati effettuati i cosiddetti monitoraggi. E cioè guardare i modelli previsionali del Lemma per capire l’evoluzione della perturbazione in arrivo. Secondo questi modelli, la perturbazione avrebbe dovuto interessare l’area di Livorno tra le 8 del mattino e le 13 e il picco massimo delle precipitazioni si sarebbe dovuto avere attorno alle 11.
– Sulla base di queste previsioni, il dirigente della Protezione civile, il comandante Pucciarelli, ha deciso di convocare il Centro situazioni, che non è altro che un tavolo di coordinamento allestito in caso di allerta meteo, estendendo la convocazione alle associazioni di volontariato e alla Polizia municipale.
– Dopodiché sono state messe in prontezza operativa 14 squadre delle associazioni, è stato disposto il posizionamento di un’idrovora presso il sottopasso di via Firenze e sono stati contattati gli uffici comunali potenzialmente coinvolti: l’ambiente per la gestione delle alberature nei parchi e lungo i viali, il settore manutenzioni e l’ufficio Commercio per verificare l’assenza di manifestazioni o eventi in calendario per il giorno seguente.
– A quel punto sono state messe in campo le misure di prevenzione e allerta previste dalla normativa e da quel piano di protezione civile comunale che ancora non è stato approvato in via definitiva ma che ha passato il vaglio della giunta. La prima è stata diramare un comunicato stampa ufficiale, avvisando dell’allerta meteo. Comunicato che è stato pubblicato anche sul profilo Facebook del Comune e che è poi stato ripreso dai quotidiani on line della città.
Dopodiché sono stati modificati i messaggi trasmessi sui pannelli luminosi di piazza Mazzini e di via San Firenze, avvisando dell’allerta. E sono state inviate le notifiche tramite l’app della protezione civile, che al momento conta circa 430 iscritti.
Nel pomeriggio del sabato il comandante Pucciarelli mi ha contattato via whattsApp, comunicandomi di aver agito come vi ho appena raccontato e di aver convocato per le 7 del giorno successivo il Ce.Si. per monitorare costantemente l’evolversi della perturbazione.
Passiamo ora alla sera del sabato e da qui in poi io mi limito a riportare il resoconto dell’attività svolta dal personale in servizio quella sera.
Poco prima delle 21 il referente della protezione civile ha ricevuto un allerta per l’allagamento del sottopasso di via Firenze. Visto che la pioggia non accennava a smettere si è recato presso la centrale operativa di via dell’Artigianato, ha disposto la chiusura del sottopasso, allertato le pattuglie della polizia municipale e ha chiamato in servizio le squadre della Svs, di Fides, della Croce Rossa e del Cisom.
Dopodiché si è messo in contatto con la centrale operativa di Firenze per un confronto sugli aggiornamenti della situazione meteo. Visto l’aggravarsi del fenomeno il referente della protezione civile comunale è uscito per effettuare alcuni sopralluoghi tra via Firenze, via Pisana, via Pian di Rota, il ponte Ugione, e via Enriquez.
E arriviamo quindi alla notte di domenica.
Attorno all’ 1.45, cessata la pioggia che fino a quel momento aveva colpito quasi soltanto la zona nord della città, il referente della Protezione civile comunale ha congedato le squadre di volontari, chiedendo loro di tenersi comune in prontezza operativa ed è rientrato presso la sede di via dell?Artigianato per effettuare il monitoraggio degli eventi.
Alle 2.15, con l’arrivo di una nuova perturbazione, stavolta concentrata proprio du Montenero, il referente ha contattato nuovamente le associazioni ed è uscito a sua volta per una ricognizione lungo il Rio maggiore. Verso le 4 ha segnalato ai vigili del fuoco l’innalzamento del livello delle acque del rio maggiore fino alla soglia critica, dopodiché si è recato al comando dei Vigili per coordinare meglio le quadre presenti sul campo.
Durante tutta questa fase, né io né il comandante della protezione civile siamo stati informati di quanto stava accadendo in città.
E’ stato invece il mio capo di Gabinetto, Massimiliano Lami, avvertito dalla viceprefetto, a comunicarmi, alle 6.46 di domenica mattina, che la città era stata colpita da un nubifragio devastante e che la situazione era molto critica.
Come ho avuto modo di raccontare a mezzo stampa, quella mattina io mi sono svegliato in una casa parzialmente allagata e completamente al buio. Sono uscito da una finestra e mi sono spostato in strada, dove è venuta a prendermi un’automobile della municipale che mi ha portato in via dell’Artigianato dove è stato allestito il ccs.
Da quel momento in poi sono cominciate le complicate operazioni di coordinamento del lavoro di protezione civile, vigili del fuoco, forze dell’ordine e volontari che sono tutt’ora in corso.
Non sono io a dover stabilire se durante questa fase di peggioramento delle condizioni meteorologiche siano stati commessi errori. Sarà la magistratura a fare chiarezza su questo aspetto. Ma sappiate che non passa ora senza che io mi domandi cosa sarebbe cambiato se io avessi fatto una telefonata in più, se avessi agito in un modo piuttosto che in un altro, se avessi compiuto scelte differenti. Interrogativi che mi tolgono il sonno da una settimana e che mi porterò dentro per sempre.
E a questo punto concedetemi una piccola parentesi per ringraziare tutti coloro che si sono letteralmente spezzati la schiena per prestare soccorso alle persone in difficoltà, per svuotare le cantine e ripulire le strade dal fango e dai detriti. In questi giorni tragici Livorno ha saputo dare a tutta l’Italia l’immagine più bella di sé.
I bimbi motosi prima di tutti. Rappresentanti di una generazione che troppi hanno bollato come svogliata, disinteressata e pigra e che oggi si sono riscoperti coraggiosi e solidali.
Per non parlare delle centinaia di volontari che sono riusciti a superare ogni ostacolo burocratico e si sono messi al servizio di chi era maggiormente in difficoltà, arrivando a volte là dove nemmeno gli uomini della protezione civile e i vigili del fuoco sono riusciti ad arrivare.
Colgo l’occasione per lanciare un’esortazione al governo e al capo della protezione civile: semplificate le procedure per l’accreditamento dei volontari! In questi giorni abbiamo visto che mettersi a disposizione del prossimo non è per nulla semplice, se lo si vuole fare stando all’interno delle regole e rispettando la burocrazia.
E voglio ringraziare anche voi consiglieri. Io so che tra voi c’è chi è sceso in strada con la pala in mano, chi ha servito mille pasti nelle mense dei circoli, chi ha aiutato a sgomberare cantine e alloggi devastati dal fango e dall’acqua e anche chi si è dato da fare per organizzare il lavoro di decine di volontari rimasti senza altra guida.
In cima ai miei pensieri ora però c’è chi continua e continuerà a lavorare anche quando la fase acuta dell’emergenza sarà passata. Penso agli uffici, ai tecnici e agli operai del comune, alla protezione civile, alle forze dell’ordine, ai vigili del fuoco, alle associazioni e ai lavoratori di Aamps e di Asa, che hanno fatto i salti mortali per ripristinare i servizi e ripulire le strade al più presto.
Sia chiaro a tutti, l’emergenza non è finita.
La perturbazione che ha devastato la nostra città, stando a quanto mi dicono i tecnici comunali, è di quelle che avvengono una volta ogni 800 anni.
In 2 ore, come ormai tutti quanto voi sapete bene, è caduta tanta pioggia quanta normalmente cade in 8 mesi a Livorno.
Un evento che non era possibile prevedere e le cui conseguenze si faranno sentire sul nostro territorio ancora per lungo tempo. Gli argini dei fiumi sono stati sottoposti a un forte stress e, anche dove sono stati ricostruiti, rimangono fragili e da tenere sotto controllo. Il sistema fognario non è ancora stato disostruito al 100% nonostante il super lavoro degli operai e dei tecnici.
La conta dei danni è appena iniziata e i cittadini, prima di ricevere i rimborsi per quanto hanno perduto, dovranno aspettare probabilmente anni.
Noi come Comune siamo pronti a fare l’impossibile per venire incontro alle esigenze di tutti coloro che sono in grave difficoltà. Non abbiamo potuto sospendere il pagamento della seconda rata della Tari perché la cassa ne avrebbe risentito pesantemente, anche perché non sarebbe stato possibile fare un’operazione mirata. La faremo però retroattiva, sospendendo il pagamento di tutti i tributi comunali andati a scadenza tra il 10 dicembre 2017 e l’interno 2018, per le imprese e i cittadini che il commissario certificherà aver subito danni gravi dal nubifragio.
Nei prossimi giorni, poi, allestiremo un info point in Comune per dare tutte le informazioni necessarie ai cittadini per chiedere i risarcimenti. Sappiamo che la Regione vuole ridurre i tempi e presentare tutte le carte entro il 15 ottobre. Staremo a vedere.
Quel che è certo è che noi non lasceremo soli i livornesie li aiuteremo in tutti i modi possibili.
E dal mio punto di vista l’aiuto più grande che possiamo dare loro è lavorare a testa bassa affinché una tragedia simile non si ripeta più.
E’ vero, nessuno poteva prevedere un evento simile. E infatti nessuno lo aveva previsto.
Ma è anche vero che l’ondata di piena che tutto ha travolto, ha trovato la strada spianata a causa di un territorio mangiato dal cemento. Ed eccola la nostra nuova bussola in materia di pianificazione urbanistica: restituire alla natura un po’ degli spazi che le abbiamo sottratto.
Qualche operazione l’abbiamo già messa in campo: dal regolamento degli annessi agricoli che punta a tutelare il paesaggio e il territorio delle colline livornesi impegnano i privati a prendersi cura dei loro appezzamenti di terra e tenerli puliti. E in generale vieta il proliferare di costruzioni sulle nostre colline che la cementificazione indiscriminata ha reso così fragili.
Ma il vero banco di prova sarà il piano strutturale, che abbiamo già impostato in un’ottica di riduzione del consumo di suolo, ma che ora renderemo ancor più stringente. Non ci saranno mai più case costruite sugli argini di un fiume. E nemmeno scuole dove con aule allestite negli scantinati. Tutto questo significa ridurre il rischio di catastrofi come quella che stiamo ancora vivendo.
In chiusura io voglio scusarmi davanti alla città e soprattutto davanti ai parenti delle vittime di questa disgrazia.
Voglio scusarmi per il siparietto fuori luogo che ha visto protagonisti me e il vescovo nel giorno dei funerali di molte delle vittime.
Ho commesso un errore imperdonabile. Ho sporcato una giornata di lutto con una polemica sterile, inutile e inopportuna. E dunque chiedo nuovamente scusa a tutti quanti.
Ho imparato la lezione e d’ora in avanti lavorerò in silenzio per fare in modo che tragedie come queste non si ripetano mai più. E lo farò con la consapevolezza di avere l’onore di rappresentare una città di persone coraggiose, capaci di gettare il cuore oltre l’ostacolo e mettersi al servizio degli altri. Livorno è di fronte alla sua prova più dura, ma grazie al carattere dei suoi cittadini saprà rialzarsi in piedi.”