Cronaca 30 Settembre 2021

Amianto nell’ex deposito Atl, striscione di protesta degli occupanti durante Hangar Creativi

Amianto nell'ex deposito Atl, striscione di protesta degli occupanti durante Hangar CreativiLivorno 30 settembre 2021

Il sindacato Asia Usb Livorno commenta così la protesta degli occupanti dell’ex deposito Atl

“Fa Trendy e chic gli eventi nel capannone abbandonato, ma accanto all’amianto vivono bambini in difficoltà, che hanno occupato”

 

Questo è il testo di una striscione che le famiglie occupanti del deposito ATL, insieme al sindacato Asia, hanno attaccato di fronte alla struttura di via Meyer
Su input della biennale di architettura di Venezia, il Comune di Livorno ha organizzato una serie di eventi all’interno dei capannoni “abbandonati” dell’ex deposito ATL.
Tralasciando il fatto che un’inizitiva del genere, fatta in una struttura pubblica che meriterebbe una VERA e DURATURA riqualificazione a nostro avviso è più uno semplice “spot” che un vero e proprio momento di valorizzazione di uno spazio lasciato all’abbandono, potremmo anche provare a considerarla tutto sommato, un piccolo passo avanti. Un’occasione di lavoro per le maestranze del Goldoni così come un’occasione per alcuni artisti di esibirsi in uno spazio diverso e nuovo.
In realtà in genere questi eventi venivano organzzati, attraverso occupazioni temporanee, in locali privati con l’intento, appunto, di denunciare lo stato di abbandono di aree inudstriali dismesse. Che ci piaccia o no è sempre andata così e tutto sommato provare a “scimmiottare” esperienze di questo tipo con tanto di permessi e contropermessi rischia di risultare ipocrita (e forse anche un po’ patetico diciamocelo).
Ma non è questo il vero problema. Il fatto è che proprio lì, in quei capannoni abbandonati, pieni di amianto e macerie in stanze utilizzate precedentemente come uffici e con i bagni in comune vivono da 5 anni (5 anni) decine di famiglie in difficoltà economica. Persone REALI non installazioni artistiche (pare che uno degli organizzatori abbia detto, quando gli hanno chiesto se era a conoscenza del fatto che vi fossero anche delle persone: “anche loro fanno parte dell’installazione).
Famiglie conosciute sia dagli uffici Comunali sia dagli assistenti sociali che aspettano da anni una sistemazione dignitosa. Che loro malgrado si sono ritrovate all’interno di un evento di cui non sanno nulla in quanto nessuno si è degnato di presentarsi e spiegare loro cosa stesse succedendo.
Attori inconsapevoli di un circo che fa “trendy e Chic”  speculando sul fascino dei luoghi industriali dismessi e abbandonati.
Sono fortunati  i vari presenti alla conferenza stampa di stamattina. Dopo essersi fatti un bel selfie di fronte ai vecchi filobus o ai graffiti sui muri sono tornati a casa per pranzo o hanno deciso di farsi un bel aperitivo sul mare.
Renato questa fortuna non l’aveva. E’ morto solo come un cane il 6 giugno scorso nella sua casa dentro al deposito. Un ex ufficio di pochi metri quadrati senza bagno. Prima sfrattato senza pietà e poi ospitato dentro all’ATL in attesa di un alloggio. L’ha trovato riverso sul pavimento dopo ore dalla morte, un attivista del sindacato.
Cosa vorremmo dire con queste parole provando a trattenere la rabbia?
Sistemate una volta per tutte quelle famiglie. Toglietele dal quel degrado in cui vivono da 5 anni.
Poi penseremo (insieme a tutta la città) a cosa farci di quella struttura.

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