Ambiente 9 Giugno 2018

Arpat: “Bonificate ex discariche inerti e fanghi dell’area Tenaris Dalmine”

Area industriale Tenaris Dalmine: bonificate “ex discarica inerti” e porzioni della “ex discarica fanghi”

Intensa attività istruttoria e di controllo da parte di ARPAT per la bonifica dell’”ex discarica inerti” e di porzioni dell’”ex discarica fanghi” all’interno dell’area industriale della Tenaris Dalmine SpA – Piombino (LI)

Area industriale Tenaris Dalmine: bonificate "ex discarica inerti" e porzioni dell'"ex discarica fanghi"

A metà aprile, la Regione Toscana ha rilasciato la certificazione finale di avvenuta bonifica dell’”ex discarica inerti” e di porzioni dell’”ex discarica fanghi” situate all’interno dell’area industriale della Dalmine SpA, esclusivamente per la matrice terreno.

L’area industriale della Tenaris Dalmine SpA, inserita nel Sito di Interesse Nazionale di Piombino (S.I.N), perimetrato con il D.M. Ambiente 10 gennaio 2000, ricomprende le due aree oggetto di bonifica inserite anche nel Piano Provinciale delle bonifiche dei siti contaminati dal Luglio 2003, con i rispettivi codici “area discarica inerti”: codice “lI015F” e “area/discarica fanghi”: codice “LI015F2.

Il Piano di Caratterizzazione, presentato dalla Dalmine SpA, è stato approvato con prescrizioni dal Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare (MATT) nel 2005, mentre il progetto di bonifica è stato approvato dal MATT nel 2013, con Decreto n. 318 e successivamente rivisto ed approvato in via definitiva nel 2017, con Decreto n. 138.

Discarica inerti

L’“area inerti” è ubicata nell’estremità orientale dello stabilimento e si estende per una superficie di circa 11000 metri quadri di cui 8000 circa occupati in origine da un accumulo caotico di rifiuti di natura eterogenea (frammenti di materiali refrattari derivanti dalla manutenzione/dismissione degli impianti, scorie e ceneri probabimente provenienti da sistemi di abbattimento fumi ed altri rifiuti inerti da demolizione e costruzione), con spessore da 0,4 a 3 m e forma irregolare, che si assottigliava verso Est per interrompersi nei pressi della linea ferroviaria dismessa interna allo stabilimento.

Nel sottosuolo è stata rilevata anche la presenza di scorie siderurgiche sia in accumuli omogenei sia mista a terreno e laterizi.

Le indagini di caratterizzazione sul terreno, in cui erano presenti i rifiuti, realizzate tra il 2006/2007, hanno determinato, per la matrice suolo, i superamenti dei limiti normativi per destinazioni d’uso di tipo “commerciale/industriale” per i parametri zinco (in 6 punti di indagine) e cromo totale (in due campioni di suolo superficiale).

Sono stati quindi asportati 23000 mcubi di rifiuti, che, una volta sottoposti ad operazioni di caratterizzazione effettuate su 36 cumuli posti in un’area di 2400 metri quadrati opportunamente impermeabilizzata, sono stati destinati a centri autorizzati di smaltimento/recupero; si è trattato di più di 40.000 tonnellate di rifiuti, la maggiore parte dei quali (più di 39.000 t) identificati con codice CER170904 e la restante parte (poco più di 850 t) con codice CER 170504.

Il Dipartimento ARPAT di Piombino-Elba (di seguito il Dipartimento) ha svolto con periodicità sopralluoghi presso l’area interessata controllando le attività realizzate dal proponente e campionando i rifiuti per verificarne l’effettiva natura.

Il Dipartimento ha partecipato anche al collaudo del fondo scavo, in contradditorio con Tenaris Dalmine SpA. I risultati delle analisi effettuate sul fondoscavo hanno mostrato il rispetto del limite normativo per specifica destinazione d’uso per i parametri quali cromo totale, vanadio, zinco e idrocarburi, mentre per quanto riguarda l’arsenico è stato dimostrato il rispetto del “valore fondo naturale” di 52, 7 mg/kg, come definito nel documento ARPAT – gennaio 2015 titolato “Aggiornamento della stima del valore di fondo per l’Arsenico nel suolo dell’Area settentrionale”.

Area Fanghi

Per quanto riguarda, invece, l’”area/discarica fanghi”, ubicata nella parte occidentale dello stabilimento, si trattava di un bacino di forma irregolare, con dimensione massima di circa 340 m, in direzione Ovest-Est e di 250 m in direzione Nord-Sud, adibita in passato a deposito di materiali originati durante i processi industriali, in particolare fanghi di decapaggio.

Le indagini di caratterizzazione hanno permesso di definire lo spessore dei fanghi, che è risultato variabile: mediamente di circa 2-2,5 metri. I valori massimi raggiungono circa 3 metri nella parte centrale e centro occidentale mentre quelli minini, compresi tra 0,1 e 1,8 metri, sono presenti nella porzione orientale dell’area di accumulo.

Porzione Est – Area Fanghi

In un primo momento è stata valutata la possibilità di una completa asportazione del rifiuto ma poi Tenaris Dalmine ha optato, con l’approvazione di tutti gli enti coinvolti nel procedimento di bonifica, per la realizzazione di un sistema di messa in sicurezza permanente (di seguito MISP), consistente nella realizzazione di una copertura impermeabile e di una cinturazione perimetrale mediante diaframma plastico. La decisione è stata presa vista l’elevata volumetria, le caratteristiche meccaniche dei fanghi nonché il loro stato di saturazione oltre che alla necessità di ridurre gli impatti ambientali generati dal trasporto in luoghi esterni all’area da bonificare.

Prima della realizzazione del MISP, tra settembre 2014 e marzo 2015, è stato realizzato uno scavo di 33000 metri cubi nella porzione ovest dell’area, con infissione di palancole profonde 6 m, lungo i confini Nord ed Est della parte orientale dell’area fanghi, per impedire il potenziale ingresso di acque dall’esterno verso il bacino dei rifiuti durante le operazioni di scavo, analogamente sul versante orientale sono state installate palancole profonde 9 m per consentire la realizzazione del diaframma impermeabile del progetto.

Per la rimozione dei fanghi dalla porzione Est, viste le difficoltà ad operare con mezzi meccanici per la scarsa consistenza del piano di appoggio e per l’impossibilità a mantenerlo asciutto, ARPAT ha suggerito di procedere con un “pre-collaudo” per valutare la qualità del substrato. Si è quindi suddivisa l’area interessata in 50 maglie di 20×20 per effettuare campioni anche al di sotto dei 30 cm dalla preventivata superficie del fondo scavo.

Le analisi hanno mostrato un superamento dei limiti normativi previsti per la destinazione d’uso “commerciale/industriale” in 4 maglie per l’arsenico ed in una per lo zinco. Di conseguenza, sono stati effettuati campioni integrativi, che hanno evidenziato in un solo caso (maglia 41) in relazione all’arsenico il superamento del “valore di fondo naturale”, definito dal documento redatto da ARPAT nel 2015 “Aggiornamento della stima del valore di fondo per l’arsenico nel suolo dell’area settentrionale”, sopra richiamato.

La zona interessata è stata pertanto inserita nel documento di Analisi di Rischio, elaborato dalla società proponente nel 2015 e, a seguito di conferenza dei servizi, è divenuta oggetto di “messa in sicurezza operativa” consistente nella pavimentazione al fine di interrompere i percorsi di esposizione risultati attivi.

Porzione Sud Ovest-Area Fanghi

Per quanto riguarda invece i 2000 metri cubi di inerti ammassati nella porzione Sud Ovest dell’area fanghi (4000 metri quadrati) sono stati rimossi e smaltiti nel rispetto della normativa vigente.

Mentre con riferimento alle acque sotterranee, in via di miglioramento progressivo, ma non oggetto della certificazione di avvenuta bonifica, è in corso di esecuzione il monitoraggio su 24 piezometri; l’Analisi di Rischio sito ha mostrato l’assenza di rischio sanitario per i lavoratori esposti per le sostanze volatili presenti in questa matrice e per i percorsi attivi sul sito in oggetto.

Infine, per quanto attiene al ripristino ambientale, la cui durata è preventivata in circa 21 mesi, la società Dalmine SpA ha previsto che le aree scavate siano recuperate mediante la realizzazione di opere di rinaturalizzazione e recupero di aree umide con incremento delle connessioni ecologiche con le aree naturali circostanti, sotto la supervisione della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.