Aree pubbliche 31 Luglio 2017

L’Arpat su Stagno e Calambrone: il programma dei prossimi mesi

Predisposti dalle aziende una serie di interventi per la canalizzazione dei vapori maleodoranti a terra. I primi risultati solo a partire dal 2018

L’Arpat prosegue nel suo percorso per ricostruire le fonti dei cattivi odori che circondano l’area Stagno-Calambrone e per ridurne l’intensità. Dopo un convegno tenutosi all’Interporto nei giorni scorsi, (la stampa non era stata invitata), è emerso questo documento ufficiale, a firma di Lucia Rocchi, Antonio Spinazzola, Diana Gambicorti, Luca Bogi e Francesca Chiostri. Quella che segue è una sintesi per una migliore leggibilità:

“La problematica dell’inquinamento olfattivo nella zona nord del Comune di Livorno e nel Comune di Collesalvetti è sempre stata particolarmente sentita ed ha determinato un particolare impegno per il Dipartimento ARPAT, al quale pervengono segnalazioni, da parte di cittadini e altri soggetti pubblici, di percezione di un disagio crescente.

L’ “Indagine sociale sulle maleodoranze intorno all’Area Picchianti”, effettuata negli anni 2011-2012 da parte di ARPAT, su commissione della Provincia di Livorno, per meglio comprendere e quantificare il disagio manifestato dai cittadini dell’area nord della città, si è rivelata utile per oggettivare le cause dei disagi lamentati con la diretta partecipazione degli abitanti di un’area limitata del territorio.

Sulla base delle conoscenze acquisite sono state svolte indagini più approfondite sui cicli di lavorazione delle varie produzioni presenti nel territorio di interesse, del loro potenziale odorigeno, analizzando gli impianti già in adozione presso le singole aziende, le loro criticità, ricercando le soluzioni più idonee per risolvere i singoli casi aventi ognuno peculiarità specifiche.

Essendo ormai consapevoli tutti che il fenomeno delle maleodoranze è espressione della somma di diversi contributi derivanti dalle sorgenti che insistono in una certa porzione di territorio, occorre prevedere un impegno ed azioni distribuite,ovviamente con pesi diversi, tra le aziende, sapendo che solo così si possono concretizzare risultati che renderanno più vivibile il contesto ambientale in cui le attività operano.

Il Piano mirato per la riduzione dell’inquinamento olfattivo

Con queste premesse, il progetto della prevenzione delle maleodoranze è diventato “Piano mirato per la riduzione dell’inquinamento olfattivo” nell’ottobre 2016, quando, al fine di trovare una soluzione a tale problematica e rispondere in maniera adeguata alla cittadinanza, le Amministrazioni Comunali di Livorno e di Collesalvetti hanno richiesto ad ARPAT di perfezionare un percorso di lavoro per completare la fase di identificazione delle aree dove sono collocate le attività con alta probabilità emissiva di composti odorigeni e procedere alla mappatura e schedatura olfattometrica delle sorgenti presenti sui territori.

L’obiettivo del percorso è quello di stimare l’impatto odorigeno e di definire le modalità tecniche e di comportamento sostenibili, in alcuni casi già contenute negli atti autorizzativi, a cui i gestori delle attività devono attenersi per la riduzione dell’impatto olfattivo.

Il primo report predisposto e presentato a Collesalvetti aveva lo scopo di illustrare i risultati ottenuti sinora (luglio 2017) a seguito dell’attuazione delle fasi di attività del Piano Mirato da parte delle aziende coinvolte.

Il complesso delle aziende coinvolte nel Piano sta rispondendo positivamente alle sollecitazioni, proponendo interventi di mitigazione in linea con i criteri delle migliori tecniche disponibili, rispettando sia il concetto della sostenibilità tecnico-economica, ma soprattutto di quella ambientale.

In alcuni casi i gestori delle aziende hanno già dato attuazione ad interventi di risanamento determinando un primo miglioramento delle proprie prestazioni, mentre nella maggioranza dei casi i progetti sono o all’esame degli enti che devono autorizzarli, oppure risultano autorizzati, ma nella fase precedente alla realizzazione che si concretizzerà nel prossimo futuro.

Per questo motivo sarà possibile iniziare ad apprezzare i primi miglioramenti solo a partire dall’inizio del 2018, quando andranno a compimento alcune opere.

In ogni caso ognuno dei soggetti coinvolti, ciascuno per i propri compiti, dovrà essere impegnato nella realizzazione delle opere di mitigazione, nella corretta gestione e mantenimento di quelle che sono state individuate come soluzioni più idonee. ARPAT, da parte sua, vigilerà sulla corretta attuazione di questo percorso.

Alcuni esempi di interventi di mitigazione delle emissioni odorigene possibili

Riteniamo opportuno soffermarci a riflettere sulla possibilità di fare ricorso, in alcuni casi, a semplici accorgimenti, da adottare come primo stadio di mitigazione, che hanno tutti i crismi della sostenibilità, in termini tecnici, economici ed ambientali.

Questi interventi interessano in particolare il settore petrolchimico e le aziende che ancora non hanno adempiuto alla esecuzione degli studi preliminari sopra citati e consistono nella semplice “canalizzazione verso terra” degli sfiati di vapore provenienti in particolare dai serbatoi a tetto fisso, ottenendo la condensazione degli stessi in modo naturale, per effetto delle temperature esterne al sistema.

Questi interventi sono consigliabili fin da subito, in quanto preliminari a qualsiasi impianto di abbattimento verrà scelto, ovviamente per particolari tipologie di prodotti stoccati e temperature di esercizio.

In una seconda fase si potrà esaminare l’opportunità, se risultasse ancora importante il flusso di inquinante emesso, di completare tale sistema con un ulteriore stadio specifico per i composti non condensati.

Per rimanere nel settore del petrolchimico, è da ottimizzare sicuramente la gestione della fase di carico e scarico dei prodotti trasportati dalle navi, prevedendo, laddove non ancora presente, lungo le banchine, la disponibilità di uno o più sistemi di aspirazione ed abbattimento dei vapori che derivano dagli sfiati dei serbatoi delle navi cisterna.

Anche in questo caso gli impianti risultano di ridotte dimensioni e quindi poco costosi e tutte le navi potrebbero usufruirne durante le operazioni di carico e scarico, contenendo i vapori provenienti dai serbatoi sotto carica.

Il lavoro ARPAT dei prossimi mesi

Per ARPAT i prossimi sei mesi che precedono il report intermedio, previsto alla fine del primo anno della attività del Piano Mirato, saranno dedicati a:

  1. implementazione della Banca Dati dei flussi emissivi caratteristici delle diverse tipologia di sorgenti;
  2. elaborazione di indirizzi tecnici che vadano a completare la definizione delle tecniche di quantificazione dei flussi di sostanze odorigene, nel momento in cui non tutte le tipologie di sorgenti sono ricomprese nelle Linee Guida della Regione Lombardia;
  3. iniziare ad elaborare, se possibile, anche con la collaborazione degli Istituti della Ricerca competenti nella materia, gli indirizzi tecnici sulle migliori tecniche emergenti e consolidate per la mitigazione dell’inquinamento olfattivo, in particolare per il settore del trattamento dei rifiuti. A tal proposito è stato già predisposto un elaborato specifico sul comparto della depurazione delle acque;
  4. terminata la valutazione degli studi di quantificazione e di applicazione dei modelli previsionali prodotti dalle singole aziende, sarà possibile, anche in forma predittiva, valutare gli effetti delle azioni mitigative poste in essere;
  5. coordinarsi con l’analogo studio condotto dall’Autorità Portuale, che prevede la predisposizione di un modello diffusionale per conoscere gli impatti diretti ed indiretti dell’attività portuale, richiesto nell’ambito dell’attuazione delle prescrizioni di VAS del Piano regolatore del porto di Livorno, per affrontare strategicamente la problematica delle emissioni delle navi.