Assemblea del personale scuola G. Borsi: “Comprensivi: non è il momento, non è il metodo”
Si è tenuta ieri mattina l’assemblea del personale della Scuola secondaria di primo grado G. Borsi di Livorno sulla comprensivizzazione degli istituti scolastici a Livorno, ecco quanto è emerso:
“Comprensivi: non è il momento, non è il metodo
A partire dal settembre 2022 il Comune di Livorno prevede l’istituzione di 9 istituti comprensivi.
Una rivoluzione epocale che non coinvolgerà solo gli addetti ai lavori ma in primis la popolazione scolastica e le famiglie della nostra città.
Un processo di cambiamento di cui la cittadinanza al momento è tenuta sostanzialmente all’oscuro da chi lo sta portando avanti, da chi lo sta organizzando, evitando, così quel proficuo confronto tra le parti che in casi come questo è garanzia di successo ed efficacia.
Sicuramente se facessimo un sondaggio tra la popolazione interessata ci immaginiamo preoccupati che in pochi saprebbero rispondere alla domanda che cosa sono gli istituti comprensivi.
Sono un tipo di organizzazione scolastica che prevede l’accorpamento verticale dalla scuola materna alla scuola media, nato ormai quasi trent’anni fa, diffuso in Italia, ma ancora carente sul nostro territorio.
Valutando i dati niente conferma il successo formativo di questo tipo di
organizzazione.
Non c’è niente che ci conferma che un ragazzo che esce dalla terza media di un istituto comprensivo sia più competente di un altro che frequenta tre strutture separate, diversa gestione e frammentate sul territorio.
La verticalizzazione è stata così inizialmente percepita e praticata da un lato come tentativo di contenere i danni dei processi di dimensionamento degli insediamenti scolastici, dall’altro come escamotage per ridurre la spesa pubblica: in due parole, “razionalizzazione” tout court e risparmio.
Nella nostra realtà cittadina i numeri attuali degli iscritti non giustificano la necessità di accorpamenti in quanto le scuole riescono ad essere autonome con l’attuale numero di iscrizioni.
Diversamente anche qui a Livorno gli istituti comprensivi già funzionanti soffrono un calo delle iscrizioni, perché gli accorpamenti non coincidono con la libera scelta delle famiglie.
L’attuale proposta dei comprensivi, infatti, non tiene conto né della storia delle scuole né degli spostamenti logistici dei ragazzi, né dei flussi di iscrizioni tra ordini diversi.
Gli istituti comprensivi attualmente funzionano come “somma” di scuole primarie e secondarie con i docenti che convivono nella stessa istituzione scolastica pur lavorando in strutture fisicamente anche lontane tra loro.
Sarebbe invece da auspicare un’analisi specifica dei costi e dei benefici rispetto alla riorganizzazione della scuola livornese in istituti comprensivi.
La condizione è però quella di individuare reali ed espliciti obiettivi didattici e pedagogici che prendano in considerazione le ricadute professionali e sociali, così da evitare che anche a Livorno la riorganizzazione sia dettata da sole ragioni finanziarie.
Tante sono le criticità che chi lavora nella scuola individua in questa operazione. Per citarne alcune, la perdita nell’anno scolastico 22/23 della continuità didattica, con conseguente impoverimento dell’offerta formativa, la complicazione nelle modalità di iscrizione, la mancanza di un’adeguata edilizia scolastica, peraltro già molto carente sul nostro territorio, la già accennata distanza fisica tra le varie sedi accorpate che potrebbe condizionare anche i rapporti tra utenza e servizi di segreteria, carenza nei servizi di sorveglianza.
Queste le principali criticità sul fronte dell’utenza.
Per non parlare di quelle sul fronte del personale docente, amministrativo e dei collaboratori scolastici, come la contrazione delle segreterie, la
perdita di posti di lavoro, l’aumento del carico di lavoro a livello amministrativo soprattutto per la conseguente digitalizzazione dei sistemi di lavoro.
Non si tratta quindi di essere contrarii alla verticalizzazione per principio, ma va perseguita gradatamente, iniziando da dove serve realmente e investendo risorse.
Altrimenti si rischia di smontare anche ciò che funziona o creare nuove criticità, soprattutto se si procederà senza il coinvolgimento di tutto il personale scolastico e delle famiglie, fondamentale per un cambiamento
del genere”.
L’assemblea del personale delle scuola Borsi-Pazzini