Basket, Il commento della Fides dopo la partita con Monsummano
I rilievi della società alla Federazione dopo la decisione del giudice sportivo
La partita di sabato 24 novembre, tenutasi al PalaCecioni alle ore 21 è stata dominata ampiamente dagli Shoemakers di Monsummano che ha ottenuto il seguente risultato Fides Livorno 45 Shoemakers Basket 77
I ragazzi di coach Matteoni hanno giocato una partita fantastica e hanno preso da subito il largo grazie ad un primo quarto in cui hanno tirato dal campo (e in particolare da dietro l’arco dei tre punti) con percentuali molto alte.
La Fides Pallacanestro Livorno non è mai riuscita ad avvicinarsi realmente, raggiungendo solo un timido -11 nel terzo quarto, prima di sprofondare fino al divario finale di oltre 30 punti. Una Monsummano davvero superlativa, che ha meritato sul campo di stravincere, trascinata da una difesa attenta e organizzata che ha limitato al meglio i giocatori della Fides, incapaci di trovare soluzioni adeguate. .
La Dirigenza della Fides Pallacanestro Livorno però commenta: “Con grande rammarico e frustrazione, ci vediamo costretti a dare qua di seguito la nostra versione dei fatti a proposito del trattamento ricevuto dai signori arbitri nella seconda metà di gara:
1 fallo fischiato a Monsummano, 19 falli fischiati a noi di cui 4 antisportivi e 2 tecnici.
[omissis].
Ad onor di cronaca dobbiamo riportare che molti dei 19 falli sono avvenuti dopo l’inasprimento dei rapporti con gli arbitri e sono stati effettivamente commessi dai giocatori livornesi, che tuttavia hanno sempre tenuto un comportamento rispettoso e corretto nei confronti degli avversari e mai offensivo nei confronti dei direttori di gara.
Oggi, all’uscita del Comunicato Ufficiale del Giudice Sportivo, veniamo a scoprire che:
– coach Caverni ha preso la PRIMA SQUALIFICA IN CARRIERA per comportamento offensivo nei confronti degli arbitri, quando durante il match aveva unicamente ricevuto un fallo tecnico per proteste. A fine partita aveva poi personalmente ed educatamente espresso il suo disappunto per l’arbitraggio. Non vediamo come un allenatore possa essere squalificato per avere espresso un’opinione personale in maniera pacata ed educata;
– Francesco Sidoti squalificato per 3 (TRE!) gare, per comportamento intimidatorio nei confronti degli arbitri e per non aver immediatamente abbandonato il terreno di gioco.
A parte il fatto che l’unico motivo per cui non aveva abbandonato il terreno di gioco era che l’arbitro stesso non aveva segnalato l’espulsione, salvo poi comunicarlo a voce all’allenatore dopo essere stato richiamato al tavolo dagli ufficiali di campo per ben due volte, non ci risulta che guardare negli occhi una persona possa essere considerato comportamento intimidatorio. Non sappiamo cosa sia stato scritto in allegato al referto o se ci siamo persi qualcosa, ma non ci capacitiamo di come si possano assegnare tre giornate di squalifica senza che ci sia stato alcun comportamento plateale o violento nei confronti dei direttori di gara.
Espulsione giunta per altro a causa di un antisportivo quantomeno dubbio, poiché Sidoti, nel tentativo di proteggersi da un avversario che pressandolo lo stava spingendo e colpendo sul braccio, lo aveva involontariamente colpito al volto con una gomitata di lievissima entità.
– una diffida per mancata consegna nei termini della Lista R, quando la lista R è stata firmata e messa a disposizione 1 ora prima dell’incontro;
– multa di 40 euro per offese collettive e frequenti. Collettive e frequenti non erano, ma qualche offesa in occasione dei cinque/sei fischi che potevano sembrare (o forse erano effettivamente?) in mala fede c’è stata. Quindi possiamo anche accettarla.
Riepilogando, riteniamo accettabile la squalifica di Sidoti, ma sproporzionata nelle giornate assegnate; mentre consideriamo totalmente inaccettabile la squalifica di Caverni.
In generale, se vogliamo più educazione e comprensione verso il mondo degli arbitri, bisogna che essi stessi siano rappresentati da persone responsabili e in grado di avere un dialogo con persone adulte. [omissis].
Eppure anche le loro considerazioni sono scritte “a caldo”, in preda alle emozioni della partita appena terminata e certamente influenzate dall’enfasi e dalla tensione del momento.
Non faremo ricorso, perché abbiamo già verificato sulla nostra pelle lo scorso anno che quella del ricorso è una farsa, la morte della giustizia sportiva, in cui la FIP incassa oltre 200 euro per fare una chiamata al secondo arbitro che, ovviamente, confermerà la versione originale.
Quello che dà più fastidio è che dietro la sopravvivenza di molte squadre dilettantistiche ci sono sacrifici e tanto lavoro, sia dei giocatori che dei vari dirigenti ed operatori che si danno da fare dietro le quinte senza prendere un soldo. Fare salti mortali per pagare fior di tasse e poi essere trattati senza rispetto non è una prospettiva che ci fa impazzire di gioia. Dover accettare ogni ingiustizia senza avere mezzi per difendersi è fuori da ogni logica di rispetto e convivenza, figuriamoci dallo spirito sportivo.
[Omissis].”.
(Foto d’archivio).