“(Bio?)raffineria di Stagno, fra marketing di ENI e conflitto di interessi della Regione Toscana”
Medicina Democratica sulla Bioraffineria di Eni: “(Bio ?)raffineria di Stagno (Livorno), fra marketing di ENI e conflitto di interessi della Regione Toscana
Sulla stampa locale sono apparsi diversi articoli in cui si parla di progetto di “bioraffineria” con “materie prime di scarto”, di intervento di “economia circolare”, accordi con la Regione e la municipalizzata Alia, “chiarezza di percorso per tutelare i cittadini”, confronto tra ENI e territorio.
Su tali roboanti affermazioni è iniziato il tira e molla di chi è d’accordo e di chi si oppone.
Prima di presentare conclusioni occorre valutare ciò che, concretamente, è in campo.
In campo, ad oggi, vi è un “protocollo di intesa per la sostenibilità ambientale, il consolidamento industriale della raffineria di Livorno e iniziative di economia circolare” approvato dalla Giunta Regionale il 5 luglio 2019.
Questo protocollo contiene un mix di interventi.
Vediamo quelli principali con qualche breve commento.
1) Interventi per la riduzione delle emissioni diffuse e odorigene. Si tratta di interventi dovuti in applicazione delle migliori tecnologie disponibili (BAT) o comunque prescrivibili dagli enti (anche in relazione alle proteste e alle segnalazioni).
2) Interventi per il “miglioramento delle compatibilità ambientali almeno secondo le migliori tecnologie disponibili”, ovvero sempre interventi dovuti per legge (secondo il principio della riduzione e prevenzione integrata dell’inquinamento che è alla base delle autorizzazioni integrate ambientali).
3) Interventi su impianto biologico di depurazione, serbatoi e fognature “in ottemperanza alle prescrizioni di AIA” (quindi dovute per legge).
4) Impianto di “conversione” di 200.000 t/anno di rifiuti (non “materie prime di scarto” neologismo improprio) ed in particolare CSS (ovvero la frazione combustibile di rifiuti misti come plastiche, gomme, carta, legno ecc) e plasmix (materie plastiche miste).
La tipologia di impianto risulta essere basato sulla tecnologia della piro-gassificazione finalizzata, in questo caso a produrre sostanze organiche (metanolo) in modo analogo con i processi di cracking del petrolio.
In ogni caso nessun processo di trasformazione biologica, quindi nessuna “bioraffineria”.
5) A questo impianto si aggiunge l’ “interesse” di ENI per realizzazione di microtunnel per il passaggio degli oleodotti (in sostituzione dell’attuale attraversamento del canale industriale) e la realizzazione di un impianto “smal scale” (piccolo : “solo” 5.000 mc) per il deposito di gas naturale liquefatto (per avere una idea di quanto questa quantità corrisponda al gas naturale come arriva nelle case occorre moltiplicarlo per 600, questo è il livello della compressione, quindi un deposito equivalente di 3.000.000 di Smc – metri cubi standard – di gas naturale).
Impianti che hanno la palese finalità di consolidare e estendere le attività di ENI. Nulla di miglioramento ambientale.
Per quanto concerne l’impianto di piro-gassificazione è troppo presto e non ci sono elementi sufficienti (un progetto, appunto) per fornire valutazioni.
Ma quello che possiamo dire oggi tranquillamente è che affinchè il percorso sia “chiaro” occorre che tutti i soggetti coinvolti promuovano, anche oltre il puro obbligo di legge, quanto è previsto nella normativa di valutazione di impatto ambientale e per il rilascio della autorizzazione integrata ambientale.
Parliamo, in primo luogo, di mettere a disposizione tempestivamente (e senza “clausole di riservatezza” come già si dichiara nel protocollo) tutta la documentazione progettuale e sulla valutazione di impatto ambientale come di promuovere la diffusione della informazione e ogni strumento utile per poter permettere una informazione completa, corretta e da tutti i punti di vista e per poter presentare osservazioni/valutazioni da parte delle popolazioni interessate (esposte agli effetti del progetto).
Cosa ben diversa da giri di propaganda da parte di emissari di ENI o degli enti, come la Regione che, senza avere a disposizione alcun dettaglio del progetto di pirogassificazione già lo considera come una applicazione dei principi di economia circolare oggetto delle più recenti norme europee.
Stiamo parlando di un ente, la regione (fatte le debite proporzioni vale per gli altri enti locali che saranno chiamati a esprimersi nelle procedure autorizzative) che sarà poi chiamata (in modo neutrale ?) a decidere sulla compatibilità ambientale dell’opera. Un’opera che aprioristicamente approva, di fatto, con il protocollo.
Un palese “conflitto di interesse” che non promette nulla di buono.
Non mancherà la nostra attenzione e intervento (come nel caso del progetto, non realizzato, della Pyrenergy-Irle di Livorno nel 2016 e quello in corso della KME a Fornaci di Barga – Lucca”).
Per Medicina Democratica Onlus
Marco Caldiroli – Presidente
Gianluca Garetti – Vicepresidente
Maurizio Marchi – sezione di Livorno e della Val di Cecina