Cronaca 28 Maggio 2020

BL e Potere al Popolo: “Livorno impreparata alla mobilità sostenibile post covid”

pista ciclabileLivorno 28 maggio 2020 – La riapertura post-pandemica sta drammaticamente portando alla luce l’inadeguatezza del sistema di mobilità urbana di molte città italiane, e Livorno non fa eccezione.

Non abbiamo mai visto in giro per la città tante biciclette come in queste ultime due settimane.
Tantissimi cittadini hanno scelto, in questa strana primavera, la mobilità dolce per i loro spostamenti.

La bicicletta in particolare è stata il mezzo preferito da tantissimi cittadini: singoli, famiglie, e molti bambini.

Sarebbe stato lungimirante, come è accaduto in tante altre città, prevedere già prima della riapertura misure che incentivassero e facilitassero la mobilità dolce.

Molte città stanno realizzando in tempi rapidissimi piste ciclabili, integrando quelle esistenti, in alcuni casi partendo quasi da zero.

Tanti centri urbani sono stati trasformati in zone 30: una misura a costo zero e che non altera nemmeno la viabilità cittadina.

Altre città hanno optato per scelte più drastiche, sottraendo parte della viabilità alle auto per destinarla a piste ciclabili e zone pedonali.

Livorno invece ha scelto, inspiegabilmente, l’inerzia: e si è fatta trovare impreparata.

La conseguenza è che le piste ciclabili esistenti sono congestionate, e muoversi in bici, ora che le auto tornano a circolare, è molto rischioso (e purtroppo non si sono fatti attendere gli incidenti che vedono vittime i ciclisti: a distanza di pochi giorni è successo in viale Italia e poi alla rotonda di viale Petrarca).

Inoltre, stanno aumentando ovunque incidenti stradali con vittime tra i pedoni che, per mantenere il distanziamento, sono costretti a scendere dai marciapiedi spesso troppo ridotti
per le nuove necessità.

In numerosi incontri con associazioni e comitati cittadini, l’assessora Cepparello aveva affermato che sarebbero state poste in atto misure emergenziali per facilitare la fruizione delle strade da parte degli utenti “deboli”, come ciclisti e pedoni: tanti suggerimenti sono arrivati dai quartieri e dai coordinamenti.

Ma finora, di provvedimenti reali, non s’è avuta notizia: le istanze dei cittadini sono rimaste nel cassetto.

Il momento particolare avrebbe richiesto il coraggio e la lungimiranza dell’amministrazione comunale, nelle scelte pratiche, e nella spinta ideale verso un profondo e necessario cambio culturale dell’opinione pubblica.

Sarebbe stato doveroso intraprendere una campagna educativa verso la popolazione, per invitare all’utilizzo di mezzi non ingombranti, e, nel caso si dovesse ricorrere all’auto, al rispetto stretto dei limiti di velocità e a porre la massima attenzione nei confronti degli utenti fragili.

Durante la chiusura, auto della polizia municipale diffondevano per le strade vuote un messaggio registrato dal sindaco che invitava a rimanere in casa.

Alla riapertura, invece, tutto ha taciuto.

Eppure, la vocazione di Livorno, sulla carta, è verso una mobilità sostenibile, che implica il disincentivo all’uso dell’auto privata, per favorire invece mezzi di trasporto “attivi” come la bici, e dei mezzi pubblici.

Il sindaco Salvetti, in campagna elettorale, aveva aderito alla “campagna 10 minuti” e sottoscritto il “manifesto della mobilità livornese”, che prevede tra l’altro la riduzione della velocità a 30 km/h nel centro abitato, l’incentivo all’uso della bicicletta e dei piedi — ma anche il disincentivo all’uso dell’auto privata.

Il Comune di Livorno ha affidato nel 2019 alla SINTAGMA srl l’incarico di realizzare il suo Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile, che ha tra le linee-guida la riduzione del 40% delle emissioni di gas-serra entro il 2030.

La giunta comunale ha ratificato lo scorso febbraio una dichiarazione di emergenza climatica presentata da Buongiorno Livorno e Potere al Popolo Livorno, approvata in consiglio a larghissima maggioranza, che vincola a “riconoscere alla lotta ai cambiamenti climatici un ruolo prioritario nell’agenda dell’Amministrazione comunale, tenendo conto in ogni azione amministrativa o iniziativa, degli effetti che questa comporta sul clima”.

In questo contesto, il sindaco Salvetti decide invece di rilasciare un’intervista in cui dichiara disinvoltamente che, riguardo alle piste ciclabili in progettazione, “saremmo contenti di poterne realizzare almeno altri sei/sette chilometri, senza incasinare la vita di nessuno. Noi non siamo integralisti. So benissimo che una mamma che sta alla Rosa e deve portare il bimbo agli allenamenti in Borgo, deve usare la macchina.”

Affermazioni come questa sono deleterie, oltre che inesatte, e rappresentano un passo indietro nel delicato processo di acquisizione di una consapevolezza diffusa che un’altra mobilità è possibile.

Sindaco, realizzare piste ciclabili non “incasina” la vita a nessuno: anzi, casomai la semplifica.
Anche pedalando al ritmo di un bambino, i tre chilometri che separano la Rosa da Borgo Cappuccini si percorrono tranquillamente in dieci minuti.

Tranquillamente, se la viabilità lo consente.
Forse ci sono più mamme che preferirebbero portare i figli agli allenamenti in bici, se potessero farlo in sicurezza, di quanto lei immagini.

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