Cronaca 10 Gennaio 2018

BL sull’edilizia popolare: “scelte e investimenti ora e subito”

SCELTE E INVESTIMENTI A FAVORE DELL’EDILIZIA POPOLARE: ORA E SUBITO!

“Il Centro Studi e Ricerche della Camera di Commercio Maremma e Tirreno ha prodotto un rapporto, dedicato al Sistema Edilizia:  nello studio emerge, fra gli altri dati, che nella Provincia di Livorno nel campo dell’edilizia prettamente residenziale (ad uso abitativo) in dieci anni, tra il 2006 ed il 2016, si registra una crescita numerica degli immobili ad uso civile ed economico (rispettivamente +12,9% e +10,7%) oltreché delle tipologie abitative accatastate come ville (+26,2%) o villini (+27%). Al contempo si è verificata una significativa contrazione delle unità immobiliari di più modesto livello (-9,1% popolare e -43,6% ultrapopolare) ma anche delle abitazioni di tipo signorile (-11,3%) probabilmente “trasformate” in ville o villini. Si continua a incentivare le chimere della casa in proprietà o a costruire appartamenti di difficile accessibilità, allargando la fascia dell’esclusione e del bisogno, a cui non dà risposte l’edilizia pubblica priva da anni di risorse continuative.
La lettura dei dati contenuti in questo interessante rapporto può essere fatta anche in comparazione con altri riguardanti la situazione economica e il crescente gap sociale. “L’Italia si è rimessa in moto. Lavorare adesso sulle disuguaglianze”, sostengono Gentiloni, Renzi e compagnia cantante. La crescita – ammesso ci sia – è stata costruita proprio sulle disuguaglianze e sugli impoverimenti, ce lo dicono le statistiche e le scelte fatte. Sulle disuguaglianze quindi il lavoro è già stato fatto. E bene.

La spesa pubblica in Italia è cresciuta del 20,5 % fra il 2008 e il 2018. Nella missione relativa alla competitività e lo sviluppo delle imprese vi è stata una quadruplicazione, da 6 miliardi e 149 milioni a 24 miliardi e 577 milioni, +299,6% mentre proprio il settore della casa ha subito uno dei maggiori tagli: – 37%! (http://www.truenumbers.it/andamento-spesa-pubblica/)

Un italiano su quattro è a rischio povertà (9 milioni in povertà relativa e quasi 5 milioni in povertà assoluta): un fenomeno in crescita e che è raddoppiato rispetto ai numeri di 10 anni fa. All’inizio della crisi, nel 2007, in Italia le 10 famiglie più ricche avevano un capitale pari a quello di 3,5 milioni di poveri mentre oggi hanno un capitale pari a quello di 6 milioni di poveri. Molti dei poveri o a rischio povertà hanno anche un lavoro (quasi il 40 % fa parte dei cosiddetti working poors) e questa la dice lunga anche sulle politiche occupazionali portate avanti e consolidate. Nel suo ultimo libro Luciano Gallino calcolò che negli ultimi anni 240 miliardi di euro, il 15% del PIL, sono stati trasferiti al capitale.

In un periodo storico caratterizzato sempre più da marcate disuguaglianze, impoverimenti e precarietà il problema della casa diventa dominante e il diritto all’abitare dovrebbe essere messo al centro dell’azione politica.

In Italia a fianco del numero degli sfratti (oltre 400.000 sentenze negli ultimi 6 anni, raggiungendo nel 2014 il record negativo di 80.000) di cui il 90% per morosità quasi sempre incolpevole, c’è la carenza di abitazioni sociali. Sono circa 700.000 i nuclei familiari, certificati dai Comuni come utilmente collocati nelle graduatorie comunali, che rimangono senza risposta, ai quali per reddito possono essere offerti solo alloggi a canone sociale. Al contempo si è ridotto il Fondo sociale per il contributo affitto per le famiglie con redditi bassi e con forte incidenza del canone sul reddito complessivo: in Toscana siamo passati dai quasi 25 milioni di euro ai 14 milioni di euro nel 2015 (la cifra comprende le risorse statali, regionali e comunali). (Fonte Regione Toscana, Settore Politiche abitative, relazione”Disagio abitativo in Toscana anno 2017″). Tornando alla realtà livornese (non dissimile da quella nazionale), Asia-Usb e Prefettura affermano che gli sfratti esecutivi sono 40 al mese, il 90% dei quali per morosità (l’incolpevolezza è accertata dalla commissione comunale istituita per LRT 75/2012). Nel 2016 c’è stata un’impennata delle esecuzioni portate a termine: 258. C’è poi il problema delle occupazioni: da stime fatte si considera 500 persone circa la quota degli occupanti di immobili inutilizzati, in maggioranza pubblici. Del resto gli alloggi ERP a Livorno sono diminuiti negli ultimi decenni: dai 12.000 alloggi pubblici siamo scesi ad oggi a poco più di 6.000.

Da parte di chi opera nel settore, si stima per la città di Livorno un fabbisogno di circa 1000 alloggi di edilizia sociale, considerando chi è già senza soluzione, chi lo sarà tra breve in quanto sotto sfratto, e le centinaia di famiglie in attesa di un alloggio ERP. Per evitare altre occupazioni dovremo dotarci nell’immediato di un centinaio di alloggi di soccorso temporaneo.

Dai dati esposti, appare in modo inequivocabile il nesso tra la politica attiva di trasferimento della ricchezza dalle classi meno abbienti a quelle meglio dotate e l’aumento del disagio sociale, del quale l’emergenza abitativa è una delle voci più drammatiche.

Per tentare di uscire da questa situazione, fermo restando che le azioni prioritarie devono riguardare l’autorecupero e la valorizzazione del patrimonio esistente (arginare il fenomeno dilagante delle case senza persone e delle persone senza case, basti pensare che l’Istat nel 2014 ha evidenziato l’esistenza di circa 3 milioni di alloggi vuoti invenduti) serve invertire la rotta con un piano casa organico e serio, che preveda un forte investimento anche nella realizzazione di nuovi alloggi di edilizia pubblica. Dal 1998 abbiamo strumenti urbanistici che hanno incentivato e creato domanda solo per costruzioni ex novo e camuffate da riqualificazioni e i dati nazionali dei capitoli di investimento nel settore confermano i tagli, concedendo previsioni di edilizia popolare solo in piccole quote di edilizia convenzionata. Ci sarebbe spazio per creare anche economie locali differenti, ma purtroppo il settore della riqualificazione e urbanizzazione è monopolizzato dalle stesse ditte che hanno le costruzioni nuove come core-business.

Per questo Buongiorno Livorno, che da sempre si occupa del diritto all’abitare (https://buongiornolivorno.it/…/abitare-e-un-diritto-essenz…/), denuncia la scelta di chi in questi anni, nei vari ambiti e nei vari livelli – da quello locale a quello nazionale – ha accettato di sacrificare i bisogni sociali, favorendo la crescita delle disuguaglianze e delle precarietà, favorendo spesso la guerra fra poveri, alimentando i miti dei privilegi a favore dei migranti per giocarsi poi la partita sul terreno del consenso”.

Stefano Romboli, Gruppo Sociale Buongiorno Livorno