BL e Fattori sul piano regionale della costa. “Ma la costa dov’è?”
Il Piano della Costa, ma la Costa dov’è?
BuongiornoLivorno con il Consigliere Regionale di Sì – Toscana a Sinistra, Tommaso Fattori si sono incontrati per tirare le somme del lavoro di studio e verifica del Piano Regionale di Sviluppo (PRS) 2016-2020 e in particolare del Piano della Costa che nei mesi scorsi è stato portato avanti.
Il PRS dovrebbe rappresentare l’architrave delle politiche regionali, individuando obiettivi e indicando le risorse per la loro realizzazione.
Il PRS – approvato dalla Giunta Regionale il 3 maggio scorso e trasmesso al Consiglio per l’approvazione finale – si pone nove obiettivi, di cui ben sei vengono dettati direttamente dall’Europa e calati così a livello regionale.
Soltanto i restanti tre obiettivi sono “farina del sacco della Giunta” e consistono nel mantenimento del peso dell’industria (oggi al 20,3%), e dunque lo stop alla deindustrializzazione; la riduzione del gap tra lo sviluppo della costa e quello della Toscana interna; il consumo di suolo ridotto a zero.
La Regione ha individuato nel progetto del Rilancio della competitività della costa lo strumento che dovrebbe ridurre il gap con lo sviluppo economico rispetto alle aree interne della regione e a tal fine ha istituito nel 2015 un’apposita Commissione Costa per la ripresa economico-sociale della Toscana costiera sotto la presidenza del consigliere regionale Antonio Mazzeo (PD).
Purtroppo dobbiamo denunciare ancora una volta l’incapacità di virare verso nuovi metodi e contenuti.
Assistiamo a decisioni prese senza il coinvolgimento, neanche minimo, dei soggetti interessati.
Vorremmo capire quanto i singoli Comuni siano stati coinvolti e in che modo le scelte strategiche a scala vasta si coniugano con la sfera locale e con le competenze attribuite ai Comuni sul piano della gestione e la pianificazione del territorio.
Non troviamo alcun segnale di coraggio nel cercare nuove strade: ancora infrastrutture protagoniste assolute (pesano il 46,62% del totale delle risorse messe a disposizione), ancora decisioni calate dall’alto, ancora salvifici accordi di programma, ancora finanziamenti a pioggia senza alcun progetto organico.
Appaiono all’orizzonte i grandi appalti con i rischi, anche di corruzione e criminalità organizzata, ad essi collegati. A voler essere maliziosi il Piano della Costa sembra scritto in buona parte per giustificarne la realizzazione, che in molti casi sarebbe inutile e anacronistica.
Manca un’analisi seria e dettagliata delle ragioni specifiche della crisi e manca completamente la percezione che ci sia un collegamento tra un Piano della Costa quasi monolitico e le tante diversità che arricchiscono e caratterizzano il tratto costiero.
Il Piano della Costa può essere uno strumento utile solo se capace di calare nei territori e nelle città le proprie azioni e solo se diventa uno strumento in mano alle comunità locali e la popolazione che deve essere la protagonista delle scelte dal basso.
Il locale è sempre più globale, è sui territori e nelle città che devono essere affrontate le sfide globali.
Il territorio non appare, non si vede la costa e tanto meno il mare.