BL: “Migliorare l’accoglienza dei migranti partendo dai territori”
“Il 24 settembre il Consiglio dei Ministri ha approvato all’unanimità il cosiddetto decreto Salvini su immigrazione e sicurezza che contiene alcune forme di involuzione civile finalizzate a soddisfare la pancia e la paura gonfiate ad arte in questi anni, con responsabilità e complicità diffuse, anche del centro sinistra.
Il decreto prevede, fra le altre cose, di fatto l’abrogazione della protezione per motivi umanitari che era prevista dal Testo unico sull’immigrazione, l’estensione del trattenimento nei Centri di permanenza per il rimpatrio, la revoca o diniego della protezione internazionale e dello status di rifugiato, la restrizione del sistema di accoglienza e l’abrogazione del gratuito patrocinio.
Il Sistema per l’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati (Sprar), il sistema di accoglienza ordinario che è gestito dai comuni italiani e che a ragione è considerato il miglior modello praticabile, sarà limitato solo a chi è già titolare di protezione internazionale o ai minori stranieri non accompagnati. Sarà quindi ridimensionato e cambierà nome.
Proprio in questi giorni però, come parziale contrappeso, è stato votato al Parlamento Europeo un emendamento che cambia le regole per accedere ai fondi dell’Unione per la protezione umanitaria.
I deputati europei vogliono permettere a Comuni e Regioni che accolgono migranti di ricevere fondi europei senza dover fare domanda ai ministeri.
Si tratta dei fondi gestiti dal Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) che finanzia interventi di “accoglienza mirata” che vanno oltre la semplice distribuzione di vitto e alloggio.
Potenzialmente una cosa non da poco, visto che fino ad oggi i fondi per lo Sprar venivano richiesti dagli Stati e con questa novità si concederebbe la possibilità alle regioni e ai comuni di chiedere direttamente le risorse per progetti specifici.
Un passo nella direzione di un modello di accoglienza diffuso e non legato a un approccio repentino emergenziale come invece è quello dominante ancora oggi strutturato secondo un principio verticistico che dipende dal Ministero dell’Interno: si prevede, nella pratica, una gestione da parte delle Prefetture che calano sui territori le quote di rifugiati senza alcuna interazione con gli Enti Locali e le comunità.
Una carta in più per innescare percorsi virtuosi da parte dei Comuni. Pensiamo a Livorno: le circa 700 persone fra rifugiati, richiedenti asilo e profughi sono accolte prevalentemente secondo le modalità prima indicate, spalmate sui 20 spazi a disposizione e per lo più “congelate” in attesa che la lenta macchina burocratica proceda nell’accogliere o rigettare le richieste di permesso e di asilo politico, considerati corpi estranei e percepiti come pericolosi dal resto della popolazione, spesso alimentata dalla disinformazione e dalle ostilità provocate da una precarietà sociale dilagante.
Che ci piaccia o no non dobbiamo sorprenderci se la maggior parte dei nostri concittadini fatica a convivere con queste nuove presenze catapultate qui e di cui si ignorano le biografie e le identità.
Come Buongiorno Livorno abbiamo da sempre studiato il tema, portando contributi e proposte concrete.
La novità che viene dall’Europa concede una buona possibilità per territorializzare le pratiche di buona accoglienza, consolidando il nostro progetto complessivo di municipalismo, cioè di declinare appunto proposte e soluzioni a partire dalla nostra città.
Una scusa in meno da parte di Amministrazioni pigre o opportuniste che spesso preferiscono mettere la testa sotto la sabbia o lasciare la piena delega agli enti gestori e ai responsabili della sicurezza, prefetture in primis, rinunciando a governare direttamente il fenomeno, favorendo reciproca conoscenza, integrazione, pacifica conoscenza anche attraverso processi di coinvolgimento e di responsabilizzazione dei migranti stessi.
Il Comune di Livorno ha fatto anche di peggio, in questi anni, sprecando buone occasioni non partecipando a bandi ad hoc creati dalla Regione Toscana per i lavori socialmente utili ai richiedenti asilo e rifugiati e non favorendo lo scambio e la convivenza con la società civile e il mondo dell’associazionismo territoriale.
Da ormai due anni non viene convocato il Tavolo richiedenti asilo e rifugiati, spazio e occasione utile per allargare il tema oltre i confini degli enti gestori, aprendosi a altre realtà in grado di accogliere i migranti in occasione di incontri, iniziative e attività.
L’invito che facciamo è rivolto anche agli enti gestori – per lo più le grandi associazioni di volontariato – che a Livorno sono coinvolte nella gestione di questi migranti: è arrivato il momento di alzare la voce e di dimostrare che l’accoglienza non è legata solo ai finanziamenti che si ricevono. Si può e si deve rivendicare la necessità di attivare tutte le opportunià a disposizione e di favorire la scelta della convivenza, aprendosi al resto della città.
L’unica possibilità che abbiamo, lavorandoci, per escludere l’alternativa dell’imbarbarimento e dell’ esclusivismo etnico. Per una città più accogliente, più solidale e sicura”.
Stefano Romboli, Gruppo Sociale Buongiorno Livorno