Bonciani (PD): Le colpe di tutte le difficoltà in cui versano gli italiani sono state attribuite agli immigrati, alimentando una “guerra fra poveri”
L’insostenibile teoria della relazione fra migrazioni e violenza di genere
Livorno 22 novembre 2024 Bonciani (PD): Le colpe di tutte le difficoltà in cui versano gli italiani sono state attribuite agli immigrati, alimentando una “guerra fra poveri”
““Il patriarcato non esiste più” e il fenomeno della violenza sessuale «in qualche modo discende da una immigrazione illegale» ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara durante la cerimonia di insediamento della Fondazione Giulia Cecchettin, la studentessa di 22 anni uccisa un anno fa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Femminicidio, quello di Turetta motivato, come da lui dichiarato, dall’incapacità di accettare la fine della relazione ed esercitato con prevaricazione, possesso e controllo. La morte di Giulia ha creato un prima e dopo nella percezione della violenza di genere, facendola immaginare come un fatto che può accadere a tutte, per mano di un amico, compagno, marito che ci sta accanto e di cui noi ci fidiamo. Del resto, i casi di femminicidio, dopo la morte di Giulia sono già più di cento e la violenza contro le donne non tende a smorzarsi, anzi coinvolge sempre più anche gli adolescenti.
Di fronte alle parole pronunciate dal Ministro Valditara, non stupisce solo il riferimento al patriarcato che a suo avviso, non esisterebbe più, ma anche l’associazione dei femminicidi all’immigrazione illegale. Per onestà intellettuale e dovere politico è importante evidenziare, come i dati forniti dall’Inchiesta Istat sui femminicidi in Italia abbiano messo bene in chiaro come, a compiere questi atti violenti e disumani contro le donne siano prevalentemente i compagni e i mariti che stanno loro vicino. Nell’oltre 77% dei casi di femminicidio commessi nel nostro Paese, l’assassino è di nazionalità italiana. Non a caso, Elena Cecchettin ha risposto alle parole del Ministro dichiarando: “Mia sorella Giulia uccisa da un bianco perbene, il Governo non faccia propaganda”. Negli ultimi anni abbiamo visto usare il tema delle migrazioni come capro espiatorio e tema centrale sui cui alimentare il consenso politico da parte delle destre. Agli immigrati sono state attribuite le colpe di tutte le difficoltà in cui versano gli italiani, alimentando una “guerra fra poveri”, in assenza tuttavia di alcun piano o misura capace di dare una risposta concreta alla gestione dei flussi nel nostro Paese. Si è preferito formare nell’opinione pubblica, una percezione alterata delle migrazioni, invece di informarla in modo documentato. La narrazione errata secondo la quale la causa dei femminicidi sarebbe da ricondurre all’immigrazione illegale, fa parte di una propaganda messa in atto dalle destre per criminalizzare i migranti, senza tuttavia realizzare politiche e azioni positive per contrastare fenomeni rilevanti nel Paese, fra cui quello dei femminicidi. La propaganda in oggetto, fa leva, su uno dei luoghi comuni e delle false credenze sulla violenza contro le donne e affonda le proprie radici in un razzismo latente, a volte inconsapevole, dovuto anche alla scarsa conoscenza delle culture altre, che porta a volte a classificarne alcune come più violente e aggressive nei confronti delle donne. La realtà dei fatti, tuttavia supera ogni stereotipo e pregiudizio, visto che nel nostro Paese sono gli Italiani ad essere coinvolti maggiormente nei femminicidi e che la misoginia è in aumento. Di fronte a questo dato allarmante, e alle oltre cento donne che dopo Giulia hanno trovato la morte per mano di un uomo a loro vicino, italiano, risulta quindi importante, da un lato, mostrare quali siano le nazionalità di provenienza di vittime e assassini, per sfatare il mito che vede nello straniero il maggiore colpevole, perché così non è, dall’altro educare fin dalla tenera età i bambini e le bambine al rispetto e alla non violenza e educare i ragazzi e gli uomini al fatto che le donne non sono una loro proprietà e l’amore non ha niente a che vedere con il possesso, con il controllo e la prevaricazione; elementi , quest’ultimi , espressione della società patriarcale in cui ancora viviamo”.