Braccini (Fiom): “Il PIL non cresce pur aumentando l’occupazione perchè i salari sono troppo bassi”
Livorno 13 febbraio 2024 – Braccini (Fiom): “Il PIL non cresce pur aumentando l’occupazione perchè i salari sono troppo bassi”
“Il debito pubblico aumenta sia a livello planetario che nazionale ed è 3 volte la sua capacità di produrre ricchezza. Tante imprese investono in titoli finanziari, perché questi garantiscono più profitti, e nello stesso tempo riducono gli investimenti produttivi.
Le banche italiane registrano utili elevati che sono distribuiti prevalentemente ai più importanti azionisti, (che in gran parte sono fondi finanziari) mentre; parti del comparto industriale stanno scomparendo, ad iniziare dalla siderurgia e dalla meccanica.
Questo vuol dire che sempre più l’economia finanziaria è slegata dai sistemi produttivi e senza tale rapporto parti importanti di industrie rischiano di sparire.
Ormai le sorti dell’economia sono decise da realtà finanziarie che perseguono solo dividendi finanziari senza nessun legame al mondo produttivo.
Il ribasso salariale non si lega alla bassa produttività, e la produttività è bassa perché le imprese investono poco. Ma uno dei punti dirimenti resta il debito pubblico e gli interessi che ogni anno maturano su tale debito.
Questo meccanismo serve a portare avanti una strategia di spoliazione sociale e di privatizzazioni di tutto ciò che è ancora rimasto pubblico.
L’Italia ha venduto asset strategici pubblici ed il debito è aumentato, quindi è evidente che il debito risulta impagabile e bisognerebbe cambiare modello. La flebile crescita del PIL non serve nemmeno a far fronte agli interessi sul debito, altro che cresciamo più degli altri paesi! Queste linee politiche, in parte imposte, tendono a legittimare la riduzione dei servizi pubblici, dell’assistenza, della sanità, delle pensioni, e vengono costretti anche i Comuni e le Regioni ad aumentare le tasse.
Di conseguenza i cittadini e i lavoratori sono costretti a pagare di più per ottenere servizi che in passato erano magari gratuiti.
Questo comporta un’ulteriore perdita del potere d’acquisto, mentre crescono le disuguaglianze.
La BCE con la sua politica degli alti tassi, ha determinato un riflesso sulla contrazione dei consumi e ha impoverito anche tante imprese, in un contesto economico europeo in fase di stagnazione.
I vincoli di austerità che si è dotata l’Europa sono l’altro elemento che va rimesso in discussione, anche perché; se per far fronte alla pandemia e curare le persone hanno dovuto sospendere quei vincoli, è evidente che non sono utili all’’interesse collettivo.
L’eventuale autonomia differenziata che sta portando avanti il Governo in Italia, non solo è anacronistica e fuori luogo, ma qualora fosse attuata, (visto che non hanno risorse per garantire i livelli essenziali delle prestazioni) sarebbe solo un feudalesimo post moderno che spaccherebbe il paese, in una fase storica in cui invece dovremmo unificare le condizioni delle prestazioni sociali e dei redditi dei lavoratori in tutta Europa.
Come sindacato bisogna rinnovare tutti i contratti nazionali di lavoro scaduti in Italia, non solo per garantire a tutti i lavoratori condizioni minime uguali in tutto il paese, ma anche come deterrente ad un eventuale ritorno alle gabbie salariali che si sta profilando all’orizzonte.
Nello stesso tempo, bisogna avere un’idea di un altro modello di società e lottare per realizzarlo, se vogliamo continuare a difendere gli interessi economici, professionali e morali di tutti i lavoratori in Italia ed in Europa”.
Massimo Braccini, segretario generale Fiom Toscana, Livorno e Grosseto