Buongiorno Livorno: “Un anno di mandato della giunta Salvetti”
Livorno 8 luglio 2020 – L’analisi politica di Buongiorno Livorno su un anno di mandato della giunta Salvetti
“Abbiamo ascoltato con molta attenzione la conferenza stampa del 16 giugno relativa alla valutazione delle attività portate avanti dall’amministrazione durante questo anno di mandato, tenuta dal Sindaco e dai rappresentanti delle forze della coalizione che lo ha appoggiato alle elezioni amministrative del 2019 e che adesso sostiene la sua Giunta.
In prima battuta non può non osservarsi che, ancora una volta, si fa un bilancio e si sceglie di farlo tra uomini.
Le donne, pur presenti sia in Giunta che in consiglio comunale in quota rilevante, non sono invitate a intervenire sul palco della autocelebrazione.
Particolari? Casualità? Non è dato saperlo. Fatto sta che la scelta di rappresentare correttamente una città parte dal farlo nella rappresentazione dei generi, altrimenti si è già fallito.
Il Sindaco apre parlando del cosiddetto Modello Livorno, tanto decantato innovativo progetto politico di coalizione tra PD e realtà civiche.
In realtà il verdetto delle urne sembra non aver premiato tale modello, dove le realtà civiche risultano:
completamente schiacciate dal PD che raccoglie il 29,60% delle preferenze a fronte del 1,99% di Casa Livorno e del 2,69% della Lista Futuro.
Il governo cittadino si appoggia ad una maggioranza dove le liste civiche principali hanno 2 consiglieri.
Forse si potrebbe parlare più di modello costruito su di una populista narrazione antifascista che, come detto sopra, si appoggia quasi esclusivamente al PD, partito di governo regionale e nazionale che ancora oggi mantiene in piedi i decreti salviniani.
Il Sindaco Salvetti e i rappresentanti politici invitati sul palco parlano di cambiamento, apertura, ascolto e partecipazione.
Ne parlano, appunto.
Purtroppo non riescono a concretizzarli se non tramite contatti privilegiati, percorsi limitati, canali di interlocuzione privata e poco altro.
Ci dispiace dover sottolineare che:
l’incapacità della Giunta precedente di mettere in piedi un sistema organizzato di partecipazione non sembra esser stato sostituito da un modello funzionante.
ma piuttosto è stato sostituito da un Sindaco sicuramente più aperto al dialogo del precedente, ma che non può sopperire ad un sistema strutturato di Partecipazione reale, organizzata e condivisa con la città.
Il Programma, altro punto cardine indicato in conferenza, cita:
“la partecipazione deve avvenire “prima” che determinate scelte siano fatte”.
Questo resta ancora una volta sulla carta.
L’accordo di programma per l’ospedale ne è un cattivissimo esempio.
Rappresenta un errore insanabile nella progettazione urbanistica e del sistema sanitario territoriale della nostra città.
Ma rappresenta anche l’incapacità di creare un minimo programma di ricostituire una rete territoriale di luoghi deputati alla partecipazione.
In un anno ci si aspettava almeno l’avvio di un progetto.
Nell’elencare i punti di forza il Sindaco non può non citare la mostra di Modigliani
Evento unico per la nostra città e sicuramente con risultati più che buoni, benché sganciato da qualsiasi forma di programmazione e da un disegno complessivo che coinvolga il comparto culturale.
Tra i punti di debolezza il Sindaco si cita invece il settore rifiuti e AAMPS, affermando che i risultati cui si è arrivati non sono soddisfacenti (il Sindaco si dà voto 5), ma che si è fatto molto e molto si farà.
Si è nominato un Amministratore Unico; scelto un Direttore Generale (ancora non formalizzato); si promette a breve l’uscita dal concordato e l’ingresso in Reti Ambiente. Ma soprattutto si sottolinea il grande miglioramento del clima aziendale all’interno di AAMPS e l’aver ricucito le relazioni sindacali.
Sicuramente questa rappresentazione combacia perfettamente con quella fatta dall’Amministratore Unico Raphael Rossi.
Quasi una fotocopia, ma per niente con quella di molti lavoratori e sindacalisti che denunciano invece – un clima pessimo e un trattamento lesivo della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici – con un accordo integrativo che vede premiare i livelli contrattuali dal 2° al 7°con 140 euro annui, a fronte di 5.500 euro per livello 8° e quadri.
Alla luce di tali evidenze non può sottolinearsi che il problema occupazionale, che a Livorno rimane un “sempreverde”, si declina inevitabilmente in due tronconi:
quello della necessità dell’ampliamento dell’offerta lavorativa, e quello della tutela della qualità del lavoro.
E’ necessario riportare l’attenzione sulla dignità del lavoro e del lavoratore e nei limiti del possibile
Il comune si faccia realmente promotore e garante di una politica lavorativa rispettosa, ad esempio anche attraverso una maggiore “vigilanza” in seno alle partecipate. Cosa che evidentemente non sta avvenendo.
Per non parlare poi dell’ingresso in Reti Ambiente: non è stato deciso dal Consiglio Comunale e in parecchi siamo di parere del tutto contrario.
Durante la conferenza il Sindaco si è soffermato poi sulla questione Porto e infrastrutture connesse dichiarandosi fiducioso.
Il porto è un argomento che non può non avere un suo peso nelle valutazioni relative al primo anno di mandato.
Rispetto a tale questione giova ricordare che:
poco meno di una settimana prima delle ultime elezioni comunali del 29 maggio 2019 fu siglato l’accordo tra Regione Toscana, Rfi, Mit, Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale (Adsp) e Interporto Vespucci per realizzare, entro il primo trimestre del 2022, lo scavalco della ferrovia tirrenica.
Purtroppo, a distanza di un anno, non si è ancora passati dalla carta ai fatti o alle – ruspe – per usare le parole del Sindaco Salvetti, che in occasione del compleanno della sua giunta, vorrebbe vederle operare per la costruzione della Darsena Europa.
Inoltre, a parte tale accordo per ora inattuato, rispetto alla questione del porto vi è una assoluta mancanza di progettualità che attragga investimenti che vogliano realmente mettere solide radici in porto.
Il futuro è senza dubbio molto nebuloso.
Alla ovvia riduzione di traffico post Covid, peraltro inferiore fortunatamente alle previsioni più pessimistiche, almeno per quanto riguarda i settori dei contenitori e del trasporto Ro-Ro, non ha corrisposto una ridistribuzione dei carichi di lavoro tra imprese art. 18 e art. 16 o, per i picchi di lavoro, le cooperative e le società art. 17, ma invece si sta assistendo esclusivamente alla tendenza a concentrare il lavoro all’interno delle imprese ex art 18. e gli altri “a casa”.
Mentre in altri porti italiani a fronte di situazioni analoghe:
sono stati incentivati da parte delle Autorità di Sistema Portuale meccanismi di nuova spartizione del lavoro, in modo da eliminare o quanto meno ridurre il rischio di licenziamenti o di non rinnovo di contratti temporanei, a Livorno non sta accadendo niente di ciò.
Eppure, si tratta di quasi 150 lavoratori in gran parte precari o in attesa di stabilizzazione.
E non è soltanto l’AdsP che latita, non decide niente, e non ha ancora provveduto a ricostruire la struttura che si è da sempre occupata di Lavoro Portuale evadendo così uno dei compiti principali assegnati dalla Legge di riforma portuale del 1994:
quello di provvedere alle istruttorie relative alle autorizzazioni, al controllo della regolarità e della correttezza delle attività di lavoro in porto; tra coloro che non si occupano di questi problemi e delle conseguenze sull’occupazione c’è anche il Comune di Livorno; la cui giunta, nonostante la nomina di un assessore specificamente addetto al settore, non si muove. Non stimola sufficientemente l’AdSP, e come per altri settori non si pone il problema di contribuire al rilancio dell’occupazione.
Ci si limita ad “auspicare”, a sottoscrivere protocolli, ma chiaramente questo non basta e non basterà.
Senza la creazione di un territorio ricettivo in grado di ricevere e trasformare la merce, il rischio è quello di creare strutture inefficaci.
Per questo serve una visione d’insieme che sino ad oggi nessuno, né l’amministrazione né i vari enti, sono stati in grado di proporre.
Basti pensare che nel passato l’interporto è stato costruito senza un diretto collegamento ferroviario con il porto.
La situazione attuale sicuramente è preoccupante, ma lo era già prima del Covid, a causa di una mancanza di un progetto e di discussione/condivisione dello stesso.
Nessun ambito più del porto necessiterebbe di un intervento strutturato e condiviso con la cittadinanza e i rappresentanti delle varie realtà che ruotano intorno ad esso, eppure, malgrado il Sindaco in conferenza abbia ribadito che la partecipazione deve avvenire prima che le scelte siano fatte, l’atto di indirizzo relativo al porto presentato in consiglio comunale è stato votato soltanto dalla maggioranza.
Un’altra grande lacuna della giunta in questo primo anno di mandato è relativa alla tematica ambientale e all’emergenza climatica.
Non possiamo non ricordare che è stato votato con larga maggioranza in consiglio un atto con il quale si pone al centro della discussione politica tale questione.
Anche l’emergenza da Covid-19 ha mostrato in maniera evidente come le usurate politiche di sfruttamento incontrollato del territorio e dell’ambiente non siano più sostenibili.
Purtroppo però non è stato fatto alcun passo avanti e non si riscontra, da parte dell’amministrazione alcun proposito concreto in tal senso.
Anzi le iniziative in atto si pongono in contrasto con l’idea di un ripensamento della gestione e dell’utilizzo del territorio.
L’unica iniziativa sul tema, che vede impegnati regione e amministrazione comunale è quella legata alla riconversione dell’impianto Eni, in bioraffineria.
Tale operazione che viene paventata come un processo che permetterà di creare nuovi posti di lavoro e di ridurre le emissioni inquinanti, altro non è invece, che:
una manovra con la quale si andranno ad aggiungere ai processi di lavorazione del materiale primo già esistenti, ulteriori processi che di fatto determineranno un appesantimento dell’impatto ambientale sul territorio.
D’altronde una politica climatica e ambientale consapevole e innovativa necessita di un piano organizzato di interventi che tenga conto delle numerose questioni che vi si intersecano: una gestione responsabile dei rifiuti; l’investimento in un progetto che riveda la mobilità sul territorio in maniera maggiormente sostenibile e condivisa; la riqualificazione di impianti, come appunto l’Eni, in una prospettiva concretamente sopportabile per l’ambiente.
Non possiamo permetterci di perdere di vista il fatto che dietro ogni argomento, dietro ogni questione, dietro ogni macro-problema, porto, Eni, Aamps, lavoro, cultura, ambiente, vi sono i cittadini, come collettività e come singolo individuo.
Non possiamo non ribadire con forza che nessun intervento politico potrà mai essere veramente incisivo e risolutivo di problemi concreti se non ci sarà un effettivo e reale coinvolgimento della cittadinanza e delle realtà che ruotano intorno ai singoli ambiti e che sono portatori di interessi e diritti che devono essere ascoltati e tutelati.
Ciò vale per l’ospedale, il porto, l’Eni, il piano di mobilità cittadina, la gestione dei rifiuti, la valorizzazione degli spazi comuni ed ogni altro profilo cittadino.
Si vuole continuare a perseverare nell’errore di conferire pezzi di proprietà della città in mano ai privati?
Vogliamo ritrovarci con le mani legate come accaduto con Tirrenica Mobilità? O con la gestione improponibile delle piscine (affidate a un gestore secondo noi anche in violazione dello stesso bando pubblico del Comune)?
Si vuole continuare a smontare il servizio pubblico? La pubblica utilità, la proprietà pubblica? E a rinunciare al controllo diretto su parti importanti della nostra economia?
Vogliamo riconoscere che aver privatizzato società come Porto 2000 è stato un gravissimo errore o vogliamo continuare a sorreggere le teorie fallimentari del PD e di tutti coloro che hanno sbagliato indicando in questi sistemi la strada migliore per un’amministrazione del bene comune?
Noi, come forza di opposizione vorremmo capire quale è realmente la direzione di questa amministrazione
Amministrazione che ad oggi è poco chiara, altalenante e priva di una coerenza di fondo leggibile.
E soprattutto vorremmo che veramente l’amministrazione avesse il coraggio di:
promuovere una politica condivisa con la cittadinanza;
che torni a mettere al centro dell’attenzione l’individuo e le sue vulnerabilità; sia come singolo sia come componente delle formazioni sociali di cui fa parte”.