Consumo del suolo a Livorno, Lipu: “la scomparsa delle zone naturali prosegue senza soste, lo confermano i dati Ispra”
Livorno 5 dicembre 2024 Consumo del suolo a Livorno, Lipu: “la scomparsa delle zone naturali prosegue senza soste, lo confermano i dati Ispra”
Sul tema della cementificazione, che distrugge le aree verdi, l’evento di maggiore rilievo a livello nazionale è stato quello del 3 dicembre scorso, con la presentazione del nuovo Rapporto sul consumo di suolo.
Ispra, in qualità di Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del Ministero dell’ambiente, riporta statistiche ufficiali ottenute anche con rilevamento satellitare, rappresentando per legge il punto di riferimento per gli enti locali.
Ma veniamo ai dati per Livorno:
l’incremento netto del consumo di suolo all’interno del territorio comunale, nel periodo 2022-2023, è stato di 2,01 ettari (un ettaro equivale a 10.000 metri quadrati, quindi più di un campo di calcio).
Questo si aggiunge ai 4,61 ettari del 2020-2021 ed ai 1,78 ettari del 2021-2022, tanto che dal 2006 al 2023 sono stati consumati 82,6 ettari (quasi 1 km2).
Nel complesso, la superficie già consumata è di 2948,45 ettari, che significa il 28,35%, quasi un terzo della superficie comunale.
In pratica, gran parte della porzione pianeggiante è già coperta da cemento e asfalto.
Per questo Livorno detiene il triste primato di figurare tra i primi trenta comuni italiani con la più alta percentuale di suolo consumato; come si evince dalla tabella 30 del nuovo Rapporto Ispra https://www.isprambiente.gov.it/it/events/presentazione-rapporto-consumo-di-suolo-dinamiche-territoriali-e-servizi-ecosistemici-edizione-2024
Ricordiamo che l’area urbana di Livorno ha perso ormai quasi completamente i terreni incolti, ricchi di vegetazione spontanea.
“Nel prossimo futuro la situazione non potrà che peggiorare ulteriormente, considerando le previsioni dei nuovi piani urbanistici, ma anche quanto sta già accadendo; dal progetto del “cubone” con cui è stata distrutta una delle aree periurbane più ricche di biodiversità (le cui funzioni ecologiche, anche come terreno permeabile per ridurre il rischio di allagamenti e alluvioni, saranno impossibili da compensare con la piantagione di qualche alberello), alle parcelle residue del Levante dove erano presenti alberature, ai progetti urbanistici dentro al Parterre-Parco Pertini ed a quelli per gli Orti di via Goito, tanto per ricordare alcuni casi.
Anche sul fronte della gestione permangono interventi contrari alle buone pratiche o alla normativa, incluse le recenti potature di pini sul lungomare e gli inutili tagli di siepi presso la pineta di Barriera Roma, fino all’abbattimento di una enorme quantità di alberi nel parco privato di Villa Ombrosa.
Serve quindi un deciso cambiamento di rotta, non ultimo per essere in linea con il nuovo Regolamento europeo sul ripristino della natura (Restoration Law) che all’articolo 8 prevede le misure per gli ecosistemi urbani, richiedendo agli Stati membri che non si perdano ulteriori aree verdi.
Soltanto così potranno essere valorizzati gli alberi e la vegetazione, che come sottolineano le recenti sentenze dei tribunali sono essenziali per garantire la salute e il benessere psico-fisico dei cittadini (servizi/benefici ecosistemici), e si potranno quindi concretizzare i principi contenuti in piani e regolamenti del verde, altrimenti destinati a rimanere soltanto buoni propositi sulla carta”.