Coronavirus, Apolloni a Salvetti: “Comunicare ai tempi del SARS-CoV2”
Livorno 9 marzo 2020 – Leonardo Apolloni ex assessore al sociale della giunta M5S al sindaco Luca Salvetti: “Comunicare ai tempi del SARS-CoV2. Comunicare con appropriatezza sulla trasmissione del virus SARS-CoV2 responsabile della malattia COVID-19 non è facile ma è necessario.
Nella conferenza stampa di Comune ed Asl del 4 marzo, mi sembrò che fosse passata un’idea del cosiddetto “Contatto stretto” riduttiva e probabilmente più orientata a rassicurare sul fatto che per il primo paziente livornese di COVID-19 fossero state seguite correttamente le procedure. Ma vista la situazione ci poteva anche stare.
Su input del Sindaco infatti il dott. Carneglia aveva spiegato il concetto di “Contatto stretto” come: “il parlare a distanza inferiore a 2 metri perlomeno per un quarto d’ora in mancanza di mascherina” ed il Sindaco aveva ripetuto il tutto in Consiglio Comunale poco dopo. Ero rimasto perplesso, ma prima di fare qualche affermazione su una tematica così delicata e che poteva essere interpretata come una polemica sterile, volevo pensarci almeno cento volte.
Poi ho visto che nella conferenza stampa del 7 marzo, il Sindaco essenzialmente ha ripetuto il concetto dicendo che sì, ci sono anche altri criteri per definire il “Contatto stretto” ma che il più “simbolico” e quello che può essere utile alle persone è il parlare ad una distanza inferiore a 2 metri per almeno 15 minuti.
E’ in quel momento che ho raggiunto e superato la centesima volta in cui mi domandavo se intervenire o meno.
Premesso che già da qualche giorno, la tendenza è quella di andare verso una limitazione generale dei contatti, va ricordato che tra i sette criteri che definiscono il “Contatto stretto” per l’ ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) troviamo anche:
* una persona che ha avuto un contatto fisico diretto con un caso di COVID-19 (per esempio la stretta di mano)
* una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) con un caso di COVID-19 per almeno 15 minuti, a distanza minore di 2 metri
* una persona che ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso di COVID-19 (ad esempio toccare a mani nude fazzoletti di carta usati)
Ridurre i molti criteri del “Contatto stretto” ad uno che si ritiene il più “simbolico” non credo sia appropriato, in quanto altera la coerenza di un concetto complesso, che deve essere comunicato alle persone in modo sintetico e chiaro ma più completo possibile.
Puntare sul parlare per più di 15 di minuti a meno di due metri di distanza per rappresentare il contatto stretto oppure, peggio, per “tranquillizzare” le persone riguardo ad una trasmissibilità meno facile di quello che si possa pensare, potrebbe non essere appropriato. Specialmente adesso.
Così come non so come interpretare un Sindaco che dice ai giornalisti: “Poi mi chiedete, è giusto così? Io mi tengo la mia opinione ma al momento applico quello che è il dettame”.
Sta parlando della nota m) dell’Allegato 1 del DPCM 4 marzo 2020, in cui si specifica chi deve usare le mascherine. Io non sono molto sicuro, data la situazione odierna, che sia opportuno che un Sindaco possa lasciare anche un minimo dubbio sull’essere d’accordo con le regole che il Governo ha deciso di porre in essere. Non che non possa avere una sua opinione, ci mancherebbe, ma è il buttarla là un po’ alla “io vorrei, non vorrei, ma se vuoi…”, che non mi convince, né dal punto di vista politico, né dal punto di vista pragmatico. Come devono approcciarsi alla regola i cittadini? Già mi pare che qualche problema di rispetto delle consegne cominci ad emergere a livello nazionale.
E’ un po’ come lasciarsi una via di fuga. Se va bene va bene, se va male ho dovuto farlo perché me lo ordinavano, ma non ero proprio del tutto convinto…
Purtroppo io non riesco ad interpretare diversamente quel passaggio del Sindaco… ma oggi come non mai è necessario rimanere uniti e soprattutto non perdere la calma”.