Coronavirus ed economia, le valutazioni di Italia Viva Livorno
Livorno 17 marzo 2020 – Mario Antonio Gambacciani di Italia Viva Livorno affronta il tema del coronavirus, la ripresa economica e gli Eurobond:
“Il contagio, la ripresa e gli Eurobond.
Siamo in piena crisi sanitaria, auspichiamo di tornare alla normalità, ma non sappiamo quando e come. Certo è che più lunga sarà tale attesa, più difficili saranno le conseguenze economiche.
Le persone sono spaventate: lo sono per la paura di ammalarsi, ma anche di non essere in grado di sostentare la propria famiglia.
La cura potrà presentare aspetti difficili da risolvere, ma sappiamo anche che noi italiani, in questi casi, riusciamo a dare il meglio. Italia Viva – oltre che a quelle sanitarie – ha proposto, nell’ambito governativo, una serie di misure sul fisco, sul lavoro e sul credito volte a far fronte all’emergenza.
La cura dovrà affrontare anche gli aspetti strutturali conseguenti. Il governo si sta muovendo ricorrendo ad un’ulteriore crescita del debito. L’Europa ci ha concesso la deroga al Patto di Stabilità, ma non individua al momento proprie significative risorse da destinarci.
Il fatto è che non dispone di tali risorse, se non ribaltando la destinazione dell’attuale budget nelle voci di spesa e di ripartizione fra i paesi membri. Rimangono i fondamentali sostegni delle procedure del “Salva Stati” e quelli della BCE, che assicurano flussi di liquidità per mantenere il costo del denaro a livelli minimi.
Per un paese indebitato come il nostro, mai come adesso sarebbero opportuni gli Eurobond, cioè una liquidità aggiuntiva garantita dalla BCE fuori dai debiti nazionali, da destinare ad un gigantesco programma di infrastrutture, per permettere l’auspicata ripresa. Le considerazioni di Prodi al riguardo sono in parte condivisibili laddove evidenzia che la crisi riguarda tutti e quindi ci stanno creando condizioni per un agire comunitario.
L’esperienza negativa fin ora registrata a tal riguardo, è uno dei principali argomenti vantati dai detrattori della Comunità Europa, per mettere in dubbio lo stesso euro a favore di inconsistenti politiche nazionalistiche/populiste. Per fortuna, la quasi totalità degli economisti considerano tale eventualità come nefasta per il nostro Paese, che vedrebbe esplodere lo spread e con esso la sostenibilità del debito stesso verso il default.
La realtà è che la indispensabile partecipazione all’euro è subordinata all’impegno virtuoso di riavvicinare l’entità del debito nazionale a quello della media europea, per permettere una crescita equilibrata dell’insieme e con essa della comunità stessa. In ciò siamo inadempienti.
I paesi nordici non hanno particolare bisogno degli eurobond, perché possono sostenere il programma infrastrutturale attingendo al proprio debito, disponendo di margini ben diversi dai nostri. Gli eurobond sarebbero in poche parole forme di mutualizzazione dei debiti: potrebbero essere concessi per motivi di solidarietà, soltanto se accompagnati da un profondo programma di riforme, a partire da quelle più complesse.
Un piano shock non soltanto per le infrastrutture, ma anche per ridurre sensibilmente i tempi della giustizia e dell’apparato burocratico. Tutto ciò assecondato da appropriate riforme istituzionali.
Non perdiamo tempo per concretizzare tali riforme. Lo stesso dicasi a livello territoriale per gli aspetti istituzionali e di individuazione di piani di fattibilità infrastrutturali degni degli auspicati eurobond!”