Covid e nidi privati: a rischio 10 posti di lavoro e famiglie in difficoltà
Coronavirus, il grido d’allarme degli asili nido privati autorizzati dal Comune «Dieci posti di lavoro a rischio e più di cento famiglie in difficoltà»
Le cinque strutture del territorio hanno inviato una lettera al sindaco Salvetti «Sole e abbandonate dalle istituzioni, da rivedere la redistribuzione dei fondi per l’emergenza Covid-19»
Livorno, 5 aprile 2020 – «Rivedere i criteri di distribuzione dei fondi Miur ‘0-6’ e possibilità di tornare a lavorare con le prime riaperture delle strutture commerciali». Sono queste, sostanzialmente, le richieste sottoscritte dagli asili nido privati autorizzati dal Comune di
Livorno in una nota inviata pochi giorni fa al sindaco Luca Salvetti.
Cinque realtà – Le Giuggiole, Baby Birba, Do mi sol, L’isola che non c’è e Girotondo – che insieme al servizio educativo integrato formano la squadra completa dei servizi educativi 0-3 e che da tempo lavorano sul territorio accogliendo decine e decine di bambini, costruendo con loro e con le famiglie un percorso fondamentale per la crescita.
Strutture che «si integrano con il servizio pubblico, negli anni in difficoltà nel soddisfare la domanda di servizi 0-3, consentendo alle madri di potersi inserire nel mondo del lavoro». Sono realtà che, a causa dell’emergenza sanitaria dovuta al diffondersi del Coronavirus, hanno chiuso i battenti come da disposizione governativa, ma si sono trovate «sole e abbandonate dalle istituzioni».
Realtà imprenditoriali che hanno una decina di dipendenti, adesso a rischio, e che complessivamente coinvolgono più di cento famiglie. Il vero rischio, sottolineano le responsabili delle strutture nella nota trasmessa al sindaco Salvetti, è che «la gran parte delle famiglie che affidano i loro bambini a strutture private – spiegano -, alla fine dell’emergenza
Coronavirus potrebbero trovare i cancelli chiusi». Il perché è evidente oltre che molteplice: nessun aiuto pubblico concreto, rette non pagate e nessun contributo da Stato, Comuni e Regioni, come avviene invece per le strutture pubbliche convenzionate.
Adesso, a più di un mese dalla chiusura, senza risposte concrete, l’allarme si fa sempre più
serio.
Costi d’affitto, di manutenzione e per i professionisti incidono per più del 30 per cento sui ricavi mensili. «Il Comune – concludono nella nota – riveda i criteri di distribuzione dei fondi Miur 0-6, previsti dalla legge 107/2015, sia dell’anno 2019/2020 che del 2020/21, con specifica assegnazione a favore dei nidi d’infanzia pubblici, convenzionati, ma anche privati. In qualità di contributi straordinari a compensazione dei mancati introiti dovuti all’emergenza Coronavirus».