Nessun colpevole per il crac delle piscine di Collesalvetti
Collesalvetti – Nel palazzo comunale di Collesalvetti, così come tra la Comunità Colligiana tutta, la notizia della assoluzione degli imputati in esito all’udienza penale di ieri svoltasi in camera di Consiglio, desta profondo stupore e amarezza, lasciando inevase una serie di domande alle quali non si riesce a trovare una risposta logica e convincente, specie rileggendo le pagine degli atti giudiziari che in nove anni sono state scritte su questa vicenda.
La disperata situazione delle piscine di Collesalvetti, è stata la prima questione sulla quale il neoeletto Sindaco Bacci dovette mettere mano, prendendo una posizione decisa e netta all’indomani della sua elezione nel giugno 2009: l’esposto presentato appena due mesi dopo (agosto 2009) contestualmente alla Procura della Repubblica di Livorno e a quella della Corte dei Conti di Firenze per i fatti compiuti a cavallo degli anni 2004/2006 fu un atto dovuto, considerata la chiusura degli impianti, già avvenuta, e la gravosa situazione economica che pesava sulle casse comunali, esposte per oltre 4.000.000,00 in ragione della fideiussione rilasciata dall’Ente nel 2004 in favore della Sesport , per garantire il mutuo che le banche avevano erogato a tale società per la realizzazione della cittadella dello Sport, peraltro mai completata a regola d’arte.
Negli anni dal 2009 ad oggi , la storia delle piscine di Collesalvetti ha interessato molte aule di tribunale, sia sul fronte penale, che civile ed amministrativo.
Peccato che in tutta questa vicenda, ad oggi, gli unici soggetti che si sono trovati a far fronte a oggettive conseguenze negative sono da un lato proprio il Comune di Collesalvetti, con la sentenza che lo obbligava a pagare alle banche finanziatrici il valore del mutuo erogato alla Sesport e dall’altro, la Comunità tutta, con gli impianti chiusi, non realizzati a regola d’arte e totalmente privi di spendibilità sul mercato, come dimostrato dai numerosi bandi effettuati negli anni ed andati deserti.
Quello che lascia estremamente sorpresi e sconcertati sono le sentenze rese in sede penale, secondo le quali nessuno è responsabile: eppure, prendendo spunto da quanto dichiarato dal legale di uno degli imputati alla stampa locale, è evidente che questa è una” brutta storia segnata da responsabilità politica”, responsabilità che oggi non sfugge a nessuno. Basta ricordare l’archiviazione disposta nel 2014, per intervenuta prescrizione dei reati contestati all’ex Sindaco, accusato come altri di abuso d’ufficio ed ai dirigenti di Sesport, G.I.S. e C.E.A.L. tutti imputati del reato di truffa in pubbliche forniture: pur essendo stata riconosciuta la sussistenza dei predetti reati, la Procura ha dovuto chiudere i procedimenti per intervenuta prescrizione, nonostante l’esposto del Sindaco Bacci risalisse all’agosto 2009. Il provvedimento del GIP che ha disposto l’archiviazione fa proprie le conclusioni alle quali era pervenuto il PM Rizzo per cui “l’assegnazione dei lavori alla Sesport nel 2004 è avvenuta in seguito ad un sostanziale accordo tra gli amministratori comunali e gli imprenditori (accordo sicuramente illecito)”. Se questi sono i fatti provati giudizialmente, e se come provato dai periti la “CEAL ha realizzato le piscine di Collesalvetti con materiale scadente e di qualità assolutamente inferiore a quella pattuita”, se è vero che l’intera operazione ai tempi è stata “gestita dall’Amministrazione senza rispettare alcun criterio di evidenza pubblica”, perché nessuno è chiamato a risponderne?
L’archiviazione per intervenuta prescrizione stride ancora di più se si ricorda il famoso memoriale di Poles, composto da sei pagine, nelle quali senza mezzi termini, lo stesso Poles raccontava una storia lunga 15 anni svelando una trama ordita a tavolino da soggetti come lui coinvolti nella vicenda delle piscine e che da questo affare avevano ottenuto vantaggi economici , superiori a quelli che erano stati promessi a lui.
Dalla lettura complessiva ed a ritroso di tutto questo intricato quadro di elementi risulta ancora più incomprensibile l’assoluzione pronunciata ieri in sede penale nei confronti degli imputati: se come ha sentenziato il Giudice “il fatto non costituisce reato”, ciò significa che gli imputati pur avendo posto in essere la condotta prevista dalla norma incriminatrice, avrebbero agito senza dolo, quasi come se non fossero consapevoli delle conseguenze delle loro azioni. Quest’ultimo aspetto è ciò che più di ogni altro lascia increduli.
Sul punto, l’Amministrazione attenderà la motivazione della sentenza che sarà resa tra 90 giorni, con l’auspicio che essa aiuti a fare maggior chiarezza, anche se, certamente, non basterà a scrivere la parola “fine” su tutta questa triste storia , la quale da un lato è ancora al vaglio della magistratura contabile e dall’altro ci auguriamo possa arrivare a conclusioni assai più coerenti col quadro probatorio, divenuto negli anni di pubblico dominio in tutta Collesalvetti grazie ai passaggi pubblici effettuati dall’Amministrazione.
Ad oggi, grazie al lavoro svolto dai nostri legali, possiamo comunque contare su elementi oggettivamente positivi che prescindono dall’esito delle indagini, costituiti da due accordi transattivi: il primo, finalizzato a risolvere le controversie con le banche finanziatrici di Sesport, che ha consentito all’Ente di pagare una cifra a saldo e stralcio notevolmente inferiore a quella pretesa dalle banche, il secondo, con la curatela fallimentare, che ha consentito all’Ente di veder riconosciuta la piena ed indiscussa titolarità delle piscine e ad ottenere anche il riconoscimento di somme derivanti dal fallimento della Sesport. E’ per questo che l’Amministrazione ha dovuto revocare la costituzione di parte civile in sede penale, che aveva inizialmente effettuato, non potendo duplicare la tutela risarcitoria in sede penale e mediante transazione per un medesimo fatto. Peraltro, a seguito della verifica dell’incapienza patrimoniale dei soggetti coinvolti che, seppur condannati, non avrebbero avuto mezzi finanziari per garantire il risarcimento spettante all’Amministrazione, la strada della transazione ha almeno garantito un risarcimento patrimoniale (seppur inadeguato rispetto al danno subito), oltre che la cessazione di ogni contenzioso con i relativi tempi e costi a carico della collettività, e infine la certezza dell’indiscussa piena proprietà dell’area.
Concretamente è questo l’elemento che più di ogni altro ci sta a cuore e sul quale intendiamo concentrare tutte le nostre energie, con la riapertura del Palazzetto dello Sport avvenuta lo scorso mese di Luglio grazie ai lavori effettuati dall’Amministrazione, e con il coinvolgimento delle associazioni sportive e del terzo settore, che già quest’estate hanno consentito una parziale riapertura di una vasca per i propri soci.
Mentre quindi l’Amministrazione lavorerà a un nuovo bando di gara finalizzato alla valorizzazione dell’area da pubblicare entro fine anno, auspichiamo che la Giustizia prosegua il proprio corso dando risposte maggiormente coerenti rispetto ai fatti acclarati in più sedi.