Da Livorno alla missione in Libano: la storia di Davide e Mattia, gemelli in divisa della Folgore (Video)
Di Chiara Giannini
Shama (Libano), 13 marzo 2023 – Gemelli e in missione nello stesso teatro operativo.
Davide e Mattia Cardone, 35 anni, entrambi graduato scelto, originari di Montesilvano, in provincia di Pescara, si trovano tutti e due nella base di Shama, in Libano, dove trascorreranno sei mesi nell’ambito della missione Unifil.
La Brigata paracadutisti Folgore di Livorno li ha accolti a braccia aperte e loro ne sono felici.
Il primo a scegliere di intraprendere la carriera militare fu Davide, che inizialmente si arruolò negli Alpini. Poi toccò a Mattia, che decise di seguire il fratello.
“Perché abbiamo scelto proprio la Folgore? – spiegano i due gemelli – A parte la voglia di provare e fare esperienze nuove e tutto ciò che concerne l’attività del paracadutista perché, diciamocelo, non è proprio da tutti buttarsi da un aereo, è una cosa particolare.
Nonostante all’inizio fossimo separati, abbiamo provato a riavvicinarci e alla fine siamo approdati entrambi in Brigata a Livorno”.
I due fratelli ammettono che i loro genitori “sono felicissimi di vederli entrambi in missione insieme. È un po’ come avere la famiglia accanto – confessano -. E poi noi siamo sempre stati insieme. Abbiamo frequentato la stessa classe alle scuole elementari, abbiamo sempre avuto la stessa comitiva di amici”.
E Davide, sorridendo, dice: “Persino mia moglie dice che ne ha sposati due”.
Quando gli chiediamo se è vero che quando si sente male un gemello succede anche all’altro, confessano: “Sono luoghi comuni. Alla fine se abiti nella stessa casa è normale che ci si ammali in due.
Però una cosa succede di frequente, che ci scambino. Il comandante di battaglione, quando gli diciamo il cognome, ci chiede sempre: ‘Sì, ma quale dei due sei?’.
I nostri commilitoni ci hanno messo anni a capire che eravamo in due. Oggi ci scherzano su”.
Davide e Mattia hanno un altro primato: si sono brevettati paracadutisti uno dietro l’altro, lanciandosi dallo stesso aereo. Sul petto portano un numero di brevetto consequenziale.
“Diciamoci la verità – proseguono -, ci mancava una missione insieme. Non vedevamo l’ora. Questa in Libano è la prima e siamo felici di renderci utili per un impiego così importante”.
Come li ha accolti la città di Livorno? “Benissimo – spiegano – e poi veniamo da una città di mare, che volere di più?”.
E la Folgore? “Se in missione insieme è come sentirsi a casa, in Brigata è come stare in una grande famiglia” (C.G.).