Dal campo alla tavola, dati alla mano, all’agricoltore va meno del 20%
Livorno 26 febbraio 2024 – Dal campo alla tavola, dati alla mano, all’agricoltore va meno del 20%
Ultimamente si parla molto dello scarso reddito degli agricoltori ma sono i numeri, talvolta, a spiegare la situazione ancora meglio delle parole.
Solo per fare alcuni esempi un finocchio coltivato nella campagna toscana porta nelle tasche dell’agricoltore 35 centesimi, pari a meno del 20% di quanto il consumatore lo acquista confezionato negli scaffali della grande distribuzione (Gdo), ovvero 1,78 euro al chilo. Il cavolfiore è pagato 50 centesimi al chilo e venduto a 1,48 euro al chilo dalla Gdo (circa il 33%). Dati riguardano l’intera produzione orticola, e non solo.
Basti pensare che con 100 chili di grano si producono 90 chili di farina, con i quali si fanno 108 chili di pane. Pane che costa al consumatore 380 euro, ma quel grano (che è stato utilizzato per la farina) è stato pagato al produttore solo 25 euro.
E mentre un produttore prende 35 centesimi per un chilo di grano duro, un pacco di pasta costa 2,08 euro, con un aumento del 494% dal campo alla tavola.
Insomma, sul prezzo finale, il consumatore paga più per il confezionamento che per il prodotto agricolo.
“Dal campo alla tavola c’è un abisso di prezzo – sottolinea Cinzia Pagni, presidente Cia Etruria– e anche quando il consumatore è disposto ad acquistare il prodotto ad un prezzo più alto, la differenza che c’è nel passaggio dalla coltivazione alla grande distribuzione non finisce di certo in tasca all’agricoltore.
E’ tempo che la politica, le istituzioni e i produttori si siedano allo stesso tavolo per trovare soluzioni condivise volte ad accrescere il peso economico e la forza negoziale del settore, incentivarne il ruolo e il presidio ambientale, porre l’agricoltura al centro dei processi di sviluppo delle aree interne, salvaguardare i servizi e le attività sociali e consolidare la crescita dell’export agroalimentare Made in Tuscany, trovando il modo di dare più valore alle produzioni toscane, a partire dalla Gdo.
Non è possibile- conclude Pagni- che:
un olio extravergine d’oliva toscano dopo essere stato messo sullo scaffale a 8,30 euro al litro, passi al sottocosto a 5,30 euro.
Così si uccide l’agricoltura toscana fatta di piccole e medie imprese”. Tutto questo senza considerare che negli ultimi anni i costi di produzione sono esponenzialmente aumentati.
Cia-Agricoltori Italiani ha avanzato alcune proposte serie e concrete che devono aiutare le piccole e medie imprese agricole.
Un piano nazionale per l’agricoltura e l’alimentazione che sta sottoponendo all’attenzione di tutte le istituzioni in attesa delle risposte della Regione Toscana; del Governo e dell’Europa.
“Ad oggi- dice Valentino Berni, presidente Cia Toscana- il Governo si è limitato a darci risposte insufficienti come esenzione Irpef e proroga assicurazione trattori fermi, mentre l’Europa ha soltanto derogato per appena una campagna agraria l’obbligo della tenuta a riposo del 4 per cento dei terreni coltivabili.
Occorre fare molto di più, e con estrema urgenza”.