“Dazi e democrazia, il bivio tra New Deal e dittatura”
Livorno 1 agosto 2025 Dazi e democrazia, il bivio tra New Deal e dittatura
Tra crisi economiche e scelte politiche, l’Occidente torna a confrontarsi con i fantasmi del
secolo scorso. Riusciremo a scegliere la strada giusta?
Dal 1° agosto 2025 entreranno in vigore negli Stati Uniti i nuovi dazi del 15% sulle merci
provenienti dall’Unione Europea. È il frutto di un accordo dell’ultima ora tra Washington e Bruxelles
che segna comunque un cambio di rotta decisivo nei rapporti commerciali globali.
Un déjà-vu che ricorda pericolosamente gli anni Trenta: anche allora, l’America scelse la via del
protezionismo, con i famigerati dazi Smoot-Hawley del 1930. Ma se ne uscì con un piano sociale e
democratico: il New Deal.
L’Europa, invece, sprofondò in una spirale diversa, fatta di disoccupazione, rabbia e
dittature.
Nel 1930, nel pieno della Grande Depressione, il Congresso USA votò un’imponente alzata dei
dazi su oltre 20.000 prodotti. L’obiettivo era proteggere il lavoro americano, ma il risultato fu
opposto: il commercio mondiale crollò, i Paesi risposero con ritorsioni e la crisi economica
si globalizzò.
La Germania, colpita duramente, vide salire la disoccupazione a livelli record. Nella confusione e
nel malcontento, Adolf Hitler fu eletto nel 1933. In Italia, già sotto la dittatura di Mussolini, la crisi
spinse verso l’autarchia e la militarizzazione dell’economia.
L’Europa intera imboccò la strada del totalitarismo.
Negli Stati Uniti, invece, la reazione fu diversa. Con l’arrivo di Franklin D. Roosevelt alla Casa
Bianca nel 1933, prese il via un vasto piano di riforme economiche e sociali: il New Deal.
Investimenti pubblici, sicurezza sociale, regolamentazione bancaria, tutto per salvare la
democrazia e ridare lavoro ai cittadini.
Non fu una ricetta perfetta, ma ebbe successo: gli USA evitarono il collasso politico e posero le
basi per la ripresa e la futura egemonia globale.
Quasi un secolo dopo, ci troviamo di fronte a dinamiche simili. Le nuove tariffe statunitensi
colpiscono settori chiave come l’automotive, i metalli e l’agroalimentare europeo. Aumenteranno i
prezzi, colpiranno le esportazioni e potrebbero innescare nuove rivalità commerciali.
E mentre l’America rilancia la sua industria con strategie interne, l’Europa rischia divisioni, tensioni
sociali e l’ascesa di forze politiche estreme. La storia ci insegna che davanti a una crisi globale, le
risposte possono essere inclusione o esclusione, riformismo o autoritarismo.
Nel 1930, gli Stati Uniti reagirono alla crisi con dazi. Ma poi scelsero il cambiamento sociale e
salvarono la democrazia. L’Europa, invece, reagì con rabbia, isolamento, paura e finì nelle mani di
dittature.
Oggi, nel 2025, siamo di nuovo a un bivio. La storia non si ripete mai uguale, ma spesso fa rima.
Sta a noi decidere se vogliamo imitare il New Deal, o ripetere gli errori che portarono al buio.
Massimo Braccini, segretario generale FIOM Livorno e Grosseto